Rappresentata la prima volta al Teatro Sperimentale di Bologna il 15 dicembre 1922 dalla compagnia di Alfredo De Sanctis, che la portò poi nei più importanti teatri italiani, fu un immediato successo di critica e di pubblico. All’autore venne conferito un premio dalla Società italiana degli autori per questo lavoro teatrale. Dinamica delle scene, vivacità e brio del dialogo sembravano dimostrare che Benedetti avrebbe avuto il polso adatto a “tagliare gli atti” delle commedie. Ma la dialettica incalzante che non dà respiro e che avvolge non ha trovato adeguate conferme nei lavori successivi.
La “trovata” sulla quale si regge la commedia consiste nel fatto che il nobile e avventuriero Claudio impedisce il suicidio per amore del giovane conte Paolo Della Guardia, ma fa diffondere la notizia che il suicidio sia avvenuto e costringe il giovane Paolo a constatare l’ipocrisia e la malafede di tanti suoi amici e conoscenti. Fino al colpo di scena “educativo” finale. Il pregio della commedia consiste proprio nella sua “teatralità”, cioè quel sapiente dosaggio e proporzione degli effetti che suscitano e mantengono vivo l’interesse dello spettatore, impedendo che il piacere dello spettacolo venga meno e si tramuti in stanchezza e disattenzione. Il primo atto, che è forse il più bello ed efficace, pone le premesse per il logico e abile sviluppo del secondo; il terzo atto si fonda sull’imprevedibile risorsa della trovata finale che opera lo scatto e conquista il pubblico.
Nel 1939 fu adattata per il cinema, con lo stesso titolo che ebbe in teatro, per la regia di Nino Giannini e con protagonista Annibale Betrone, che poté ricorrere alla sua lunga esperienza di attore teatrale. Nel 1948 il film fu oggetto di un remake da parte di Ignazio Ferronetti; ancora Annibale Betrone tra gli interpreti ma in un altro ruolo. L’insuccesso indusse i produttori a riproporre il medesimo film nel 1952 cambiandone il titolo in La sirena del golfo. Ma dell’idea iniziale di Silvio Benedetti rimane nella trama cinematografica poco più di una labile traccia.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit della commedia:
Elegantissimo salotto nella «garçonnière» del conte Paolo della Guardia.
Scrittoio, «dormeuse», poltrone, arazzi, sopramobili ed oggetti decorativi: fra i quali, alcuni vasi per fiori.
Sopra lo scrittoio, una lampada elettrica, ed un apparecchio telefonico a doppio ricevitore. Lampadario al centro della stanza, pendente dal soffitto. Tre porte. – Nel fondo, una finestra, al di fuori della quale si vedono le alte piante, del giardino sottostante.
Sera inoltrata
All’alzar della tela la sola lampada dello scrittoio è accesa per cui la stanza è piena di ombre. Un campanello elettrico, quello di strada, trilla all’interno, continuativamente. Dopo qualche attimo:
OTTAVIO (entra in fretta dalla destra)
«Dall’insistenza questo deve essere, per lo meno, uno scopritore di mondi! Prontooo!»

