Teofilo Barla (come scrisse nella prefazione autoriale al suo ricettario) nacque nella città d’Asti in Piemonte il dì 29 di marzo dell’anno 1796 da plebei, poveri e onesti parenti nel popolare e popoloso quartiere di San Rocco.
Rimase orfano di padre quando aveva due anni, e a 14 anni, nonostante il buon profitto che stava dimostrando negli studi, fu inviato a lavorare come sguattero nelle cucine torinesi di Casa Savoia e questo fu il suo incarico per ben 37 anni, sotto il regno di Vittorio Emanuele I (1802 – 1821), Carlo Felice (1821 – 1831) e Carlo Alberto (1831 – 1849). Riuscì, faticosamente a far valere le sue indubbie capacità, creò molte ricette inedite, alcune delle quali afferma essere state plagiate senza ritegno o addirittura sottrattegli fraudolentemente. Ma infine Carlo Alberto, un anno prima della sua abdicazione, lo promosse Maître Pâtissier et Confiseur Royal, ponendolo alle dipendenze del Capo Cuoco e Pasticcere Giovanni Vialardi col quale strinse rapporti amichevoli (cfr. incipit ricetta n. 1, tomo I).
Teofilo Barla ricoprì tale qualifica fino a quando nel 1851 fu declassato a causa della sfortunata presentazione di un piatto di sua creazione alla tavola di Vittorio Emanuele II (cfr. incipit ricetta n. 9, tomo I).
Tre anni dopo, con l’intento e la speranza di ritornare nelle grazie del re, stampò a sue spese un libro contenente un centinaio di ricette di sua creazione dal titolo Il Confetturiere, l’Alchimista, il Cuciniere piemontese di Real Casa Savoia, lo dedicò al sovrano e ne donò un centinaio copie alla Biblioteca Reale.
Il gesto non fu apprezzato, sicuramente anche a causa di quanto il Barla ebbe ingenuamente a scrivere nella ricetta n. 7 del tomo I a proposito di Vittorio Emanuele II, allora bimbo di 4 anni: i libri vennero dati alle fiamme ed egli continuò a essere sguattero fintanto che nel 1865, in seguito a un’ulteriore punizione, fu ulteriormente declassato e inviato a lavorare nelle stalle della Palazzina di Caccia di Stupinigi.
Sette anni dopo fu sorpreso da due Carabinieri Reali a pescare di frodo nel fiume Sangone che scorre a poca distanza dalla residenza sabauda. Le cronache del tempo narrano che si ribellò all’arresto, tentò di fuggire, cadde malauguratamente in acqua e morì annegato. Così, per ironia del destino morì drammaticamente come il padre (per annegamento in un fiume) poco più che 76enne il 29 agosto 1872, lo stesso giorno e anno in cui spirò l’amico di gioventù Giovanni Vialardi.
Riferiscono che nella sua misera abitazione vennero ritrovate molte copie del suo libro che, stante il pessimo stato di conservazione, furono distrutte. Il suo libro fu così inviato al rogo per la seconda volta.
Alla fine del 1930, sotto le piastrelle del pavimento della cucina della casa dove la madre Margherita Occhiena trascorse la vita, furono ritrovate 18 lettere a lei indirizzate, dalle quali è possibile desumere informazioni sulla vita di Teofilo Barla.
Fonti:
- Teofilo Barla: Il confetturiere, l’alchimista, il cuciniere piemontese di Real Casa Savoia. Torino, 1854; a cura di Giancarlo Roversi; presentazione di Roberto Rabachino; introduzione e trascrizione di Bruno Armanno Armanni; postfazione di Vittorio Ubertone. Sala Bolognese: Forni, 2011.
- Teofilo Barla: Lettere a mamma Margherita dalla Corte Sabauda dal 10 gennaio 1848 al 7 aprile 1851; presentazione di Vincenzo Buronzo; introduzione di Niccola Gabiani. Asti, Tipografia Vinassa, 1933. Ristampa anastatica effettuata nel mese di novembre 2016 per conto di Bruno Armanno Armanni.
Note biografiche a cura di Armanno Armanni e Catia Righi
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- Il confetturiere, l'alchimista, il cuciniere piemontese di Real Casa Savoia
Torino, 1854
Quello di Teofilo Barla non è solamente un ricettario: è anche un libro che narra in alcune pagine – purtroppo scarse – la storia di una vita che si dipana nelle cucine, nei dormitori, nei fastosi saloni, nelle residenze e nelle tenute di caccia di Casa Savoia nell'arco di poco più di 40 anni (1810 – 1854). Racconta anche alcuni pettegolezzi e gustosi aneddoti circa la vita che scorre a palazzo reale negli anni del Risorgimento. - Lettere a mamma Margherita
Dalla corte sabauda dal 10 gennaio 1848 al 7 aprile 1851
Nel 1933, in questo che egli stesso definisce “libricino”, Niccola Gabiani pubblica 18 lettere indirizzate da Teofilo Barla alla madre, ritrovate nel corso di lavori di ristrutturazione dei locali che furono da lei abitati.