Dall’incipit del libro:
C’è un treno, detto orientale, che va da Parigi a Costantinopoli ogni sette giorni. È tutto a vagoni Pullmann, uniti tra di loro con dei terrazzini che quasi si toccano, e ci si cammina avanti e indietro, spinti un po’ di qua e di là da un particolare ondeggiamento, cagionato dalle ruote di carta pesta e che ricorda assai davvicino quello dei battelli a vapore.
L’ho voluto vedere anch’io, questo famoso treno, e l’ho preso una mattina presto, per andarmene di corsa fino a tarda notte. Che piccolo pezzetto di paese non s’è mangiato in quelle poche ore! Pareva che l’Europa fosse diventata la Repubblica di San Marino!
Oh se qualcuno, stando fuori, potesse vedere tutta la gente che sta dentro di un treno simile, ma vederla senza i vagoni, senza la macchina, senza di nulla, e tratta innanzi a quel modo nei suoi tranquillissimi atteggiamenti, chi leggendo, chi fumando, chi addormentato e chi desto, e tutti a rotta di collo, tutti in atto di star seduti senza niente sotto, oh il bell’effetto misto di ruina e di lemme lemme che se ne potrebbe ottenere! Appena appena un automatico organino il quale strimpellasse, da stare immobile, una fuga di Bach, potrebbe dare una lontana idea di una scorribanda così pacifica, di un volo così terra terra!


