Amilcare CiprianiAmilcare Cipriani (Porto d’Anzio, 18 ottobre 1843 – Parigi, 2 maggio 1918) è stato un patriota e anarchico italiano.

Nasce da Felice Cipriani e Angela Petriconi, poi il padre proveniente da una famiglia originaria di Rimini è costretto a causa delle sue simpatie antipapali a rimpatriare quando lui era ancora in fasce. La vicenda personale e politica di uno degli internazionalisti più famosi del mondo s’intreccerà anche con la vita di Giuseppe Mazzini (nato il 22 giugno 1805 a Genova). Come scrisse Guido Nozzoli in una biografia giornalistica (1954), Cipriani fu battezzato dal padre «con una manciata di polvere da sparo».

Partì volontario nel 1859 nascondendo la vera età, e combatté «come un demone» a San Martino dove per il suo valore fu promosso sergente e assegnato al 57º Reggimento di Fanteria della Brigata Ravenna, di stanza a Tortona. Pochi mesi dopo disertò per raggiungere Garibaldi in Sicilia. Riammesso nell’esercito regio partecipò alle operazioni contro i briganti abruzzesi. Distaccato a Palermo, nel 1862 disertò nuovamente, alle testa di 35 commilitoni e raggiunse Garibaldi al bosco della Ficuzza per seguirlo nell’avventura d’Aspromonte. Riuscì a non farsi catturare e riparò in Grecia, sopravvivendo (soltanto lui e il capitano della nave) ad un naufragio. «Sui Campi di Grecia la sua temerarietà non conosce limiti». Non potendo tornare in Italia per non finire in carcere, punta all’Egitto dove s’impiega al Banco Dervieux e lavora all’esplorazione delle fonti del Nilo.

Guglielmo Natalini ha pubblicato nel 1987 la biografia “Amilcare Cipriani,la vita come rivoluzione”, edizione Firenze Libri,dalla quale è tratto un brano dell’intervista di Giuseppe Prezzolini ad Amilcare Cipriani a Parigi, pubblicata sull'”Avanti” il 3 gennaio 1914: “È proprio lui, tutto nero vestito. Il viso è quello della sua età, segnato dalla pace dei vecchi, il pelo s’accresce sulla faccia e sulle falangi delle dita e sul dorso della mano, tradisce la forza di quel corpo; il pelo non s’è fatto ancor bianco, non è tutto bianco, nella testa covano ancora molte strisce nere. Come è magro, Dio mio quel corpo! Come regge il peso di sessantotto anni, di cui venti di guerre, quattordici di bagno e lavori forzati, cinquantatré di vagabondaggio, di povertà, di indipendenza”.

Sempre dalla biografia scritta da Guglielmo Natalini è tratto il finale del discorso pronunciato da Benito Mussolini nel comizio del 20 gennaio 1913 al Teatro del Popolo per la chiusura della campagna elettorale per l’elezione a deputato di Amilcare Cipriani: “Prima del 70′ egli offre braccio e anima alla causa della Patria, dopo il 70′ a quello dell’Umanità. Ci dicono che il nostro grande compagno è vecchio; ma c’è senilità e senilità. C’è quella dell’impotenza, della stanchezza, del rammollimento fisico e intellettuale. Per questa noi chiediamo il riposo e il silenzio. Ma per Cipriani la cosa è diversa. Se dopo tanti eroismi, tanti sacrifici, tante lotte, egli è ancora vivo di corpo, di cervello e di fede,ciò vuol dire che la sua vecchiaia è migliore della nostra giovinezza.

Amico Colly (il deputato francese venuto a portare la solidarietà dei socialisti d’Oltralpe) tornerai a Parigi con negli occhi la visione di questo grande spettacolo di fede e a quel tuo popolo meraviglioso che ha saputo fare nel corso di un secolo tre rivoluzioni, versando il sangue non tanto per sé quanto per la redenzione degli altri popoli, tu porterai l’eco ardente del nostro triplice grido: Viva Amilcare Cipriani, Viva la Comune, Viva il Socialismo”. Il 25 gennaio 1913 Cipriani fu eletto deputato e Mussolini, la sera stessa, celebrò la vittoria arringando il popolo dal balcone dell'”Avanti”. “Amilcare Cipriani potrà tornare tra noi: gli abbiamo spalancato la porta al confine. Quando per questa magnifica vittoria di popolo, egli sarà qui a Milano, voi dovete fare echeggiare di nuovo il grido che io vi invito a ripetere: Evviva la Comune”.

In vista della terza guerra d’indipendenza, costituisce la «legione egiziana» senza assumerne il comando, e parte per Brescia dove si arruola ancora con Garibaldi nel Corpo Volontari Italiani, Soldato semplice del 1º Reggimento combatté con valore nella battaglia di Monte Suello e in quella di Condino. Chiusa questa fase, corre in Candia a dar manforte contro i turchi. Nuovamente in Egitto, è coinvolto in una rissa: si difende uccidendo tre persone, un connazionale e due poliziotti. È il 12 settembre 1867.

Da clandestino parte alla volta di Londra dove vive facendo il fotografo. Ritrae la regina Vittoria (da lui rimproverata perché non stava ferma durante la posa); e in segno di amicizia Mazzini nella celebre immagine meditativa. «Proprio per aderire ad un disegno di Mazzini nel 1870 Amilcare lascia Londra», incaricato di «accendere dei focolai di guerriglia in Lucchesia».

Torna a Londra dove gli perviene un messaggio dell’amico prof. Gustave Flourens conosciuto in Candia: deve raggiungerlo a Parigi. La Francia il 2 settembre 1870 è battuta a Sedan dalla Prussia. Il giorno dopo il regime imperiale di Parigi è rovesciato. Nasce la Terza Repubblica. Il 18 marzo con un’insurrezione popolare si forma la Comune di Parigi, soffocata nel sangue il 21 maggio. Anche qui Cipriani è sempre in prima fila. Catturato, condannato a morte, commutata la pena per grazia governativa non richiesta, Cipriani è infine deportato in Nuova Caledonia.

Nel 1881 ritorna in Italia. Arriva in treno a Rimini dove spera di incontrare il padre Felice, gravemente ammalato. Sua madre è morta di crepacuore nei giorni della Comune. Come racconta Vittorio Emiliani (in «Libertari di Romagna», 1995, p. 37), Cipriani «non fa nemmeno a tempo a scendere dal predellino della vettura ferroviaria che lo arrestano», e lo conducono alla Rocca malatestiana dove il giorno dopo la sorella Amalia gli manda un materasso, delle coperte e alcuni indumenti. Dagli amici, annota lo stesso Cipriani, arrivano le vivande: «Veramente squisite. Sono i soli giorni buoni che ho avuto nella mia prigionia».

Al concittadino Caio Renzetti, Cipriani confiderà: «Se Mazzini avesse vissuto, son certo, non mi avrebbe lasciato condannare a 20 anni senza alzar la voce in nome della giustizia italiana sì infamemente calpestata e disonorata». Nel 1897, si unisce volontario nella legione irregolare di Ricciotti Garibaldi (figlio di Giuseppe Garibaldi), con alcuni dei capi dei Fasci Siciliani, Nicola Barbato e Giuseppe De Felice Giuffrida, a fianco dei Greci contro i Turchi Ottomani nella Guerra greco-turca (1897) per la liberazione di dell’isola di Creta dove viene ferito. Al suo rientro in Italia viene imprigionato per altri tre anni nel luglio 1898.

Sul periodo londinese e circa i rapporti con Mazzini, Emiliani (p. 31) narra che quando Cipriani va a bussare alla porta di Mazzini «questi gli batte la mano ossuta sulla spalla dicendogli semplicemente: ‘So tutto’». Il periodo londinese, aggiunge Emiliani, è forse quello più tranquillo della sua vita.

«Si occupa come fotografo apprendista nello studio creato da Leonida e da Vincenzo Caldesi» anche per aiutare i compatrioti esuli. «Intelligente, laborioso, estroso, Cipriani diventa ben presto un ottimo fotografo». Ma il periodo londinese è anche quello che matura in Cipriani il credo rivoluzionario per realizzare la giustizia di cui sente parlare da Marx ed Engels che conosce personalmente: aumenta così la sua distanza politica rispetto a Mazzini.

«Uomo di poche idee, semplici ma ferme»: così Emiliani definisce Amilcare Cipriani. Invece Indro Montanelli, chiamandolo «pittoresco e pasticcione», ne fa un ritratto impietoso: «Il suo passato, la sua barba da profeta, il suo cappello a larghe falde, la sua scombiccherata ma gladiatoria eloquenza, facevano di lui un mattatore irresistibile. Predicava che non c’era bisogno d’idee, perché in realtà lui non ne aveva nessuna».

Fonti

Note biografiche a cura di Pier Filippo Flores.

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autore:
Amilcare Cipriani
ordinamento:
Cipriani, Amilcare
elenco:
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