Andrea Costa (Imola, 30 novembre 1851 – Imola, 19 gennaio 1910) è stato un politico italiano, tra i fondatori del socialismo in Italia, primo deputato socialista della storia d’Italia.
Nato e cresciuto a Imola, dopo gli studi superiori si iscrisse all’Università di Bologna – Facoltà di Lettere – come semplice uditore, in quanto privo delle risorse economiche necessarie per l’iscrizione quale studente ordinario; poté comunque assistere alle lezioni di Giosuè Carducci e conoscere, fra gli altri, Giovanni Pascoli.
Di idee dapprima anarchiche, si avvicinò al socialismo anche grazie ad Anna Kuliscioff, che fu sua compagna per alcuni anni. Nel 1877 Costa conobbe Anna in Svizzera e assieme a lei si trasferì a Parigi. Da qui vennero arrestati e poi espulsi nel 1878 e i due si recarono quindi in Italia. Dopo pochi mesi, però, Anna venne processata a Firenze con l’accusa di cospirare con gli anarchici per sovvertire l’ordine costituito.
Si trasferirono così nuovamente in Svizzera, che lasciarono nel 1880 per rientrare clandestinamente in Italia, dove però ancora una volta vennero arrestati a Milano. Dopo l’ennesima breve permanenza in territorio elvetico, Anna raggiunse Costa a Imola, dove nel 1881 diede alla luce la loro figlia Andreina. Poco tempo dopo la relazione tra i due terminò e Anna, portando con sé la figlia Andreina, tornò in Svizzera, dove si iscrisse alla Facoltà di medicina.
Fu tra i promotori della Conferenza di Rimini (1872) che fondò la Federazione italiana dell’Associazione internazionale dei lavoratori. Nel settembre 1872 partecipò, all’Aja, al Congresso dell’Internazionale, aderendo poi all’Internazionale anarchica di Bakunin. Il 5 agosto 1874 fu arrestato, pochi giorni prima di un progettato piano insurrezionale. Fu condannato a due anni di prigione. Nel 1879 Costa, uscito dall’ennesima carcerazione, si trasferì con la Kuliscioff di nuovo in Svizzera, a Lugano.
Qui, probabilmente influenzato dalle discussioni politiche con la sua compagna, scrisse la lettera intitolata Ai miei amici di Romagna, in cui indicava la necessità di una svolta tattica del socialismo, che doveva passare dalla «propaganda per mezzo dei fatti» a un lavoro di diffusione di principii, che non avrebbe presentato risultati immediati, ma avrebbe ripagato sul medio periodo.
La lettera fu pubblicata nel n. 30 del 3 agosto 1879 de La Plebe, organo della “Federazione Alta Italia dell’Associazione internazionale dei lavoratori”, fondata nel 1876 da Enrico Bignami e da Osvaldo Gnocchi Viani.
La presa di posizione di Costa determinò nel movimento socialista italiano una prima separazione dei socialisti dagli anarchici, che fu definitivamente sancita nel 1892 a Genova al Congresso di fondazione del Partito dei Lavoratori Italiani (che poi divenne il Partito Socialista Italiano).
Nell’agosto 1881 Andrea Costa fondò a Rimini il «Partito Socialista Rivoluzionario di Romagna», che successivamente fu ribattezzato «Partito Socialista Rivoluzionario Italiano».
Costa, alleato e contemporaneamente critico nei confronti del Partito Operaio Italiano di Giuseppe Croce e Costantino Lazzari e della Lega Socialista Milanese di Filippo Turati, partecipò nel 1892 al I Congresso socialista di Genova, del quale fu eletto presidente, in cui la gran parte delle forze socialiste si unificarono nel «Partito dei Lavoratori Italiani».
Inizialmente Costa mantenne autonomo il suo movimento, ma poi, a seguito della sconfitta del suo Partito Socialista Rivoluzionario Italiano alle elezioni del novembre 1892, confluì l’anno seguente nel Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI), che, nel Congresso di Parma del 1895, mutò definitivamente il suo nome in Partito Socialista Italiano.
Costa collaborò a periodici e riviste di carattere politico, tra cui “Fascio operaio“, “La plebe“, “Il martello“. Il primo maggio del 1880 fondò con i socialisti de “La plebe” la “Rivista internazionale del socialismo“, la cui pubblicazione fu interrotta dopo pochi mesi; nell’aprile del 1881 fondò ad Imola il settimanale socialista “Avanti!…“, la cui redazione venne trasferita a Roma nel 1884. Fu anche corrispondente per “Il Messaggero“.
Nel 1882 Costa fu candidato alla Camera dal suo partito, in alleanza con il Partito Operaio Italiano, nei collegi di Imola e di Ravenna. Fu eletto in quest’ultima città, diventando così il primo deputato di idee socialiste nel parlamento italiano.
Nell’agosto 1883, per coordinare l’opposizione delle sinistre, fondò il Fascio della democrazia insieme ai deputati Giovanni Bovio e Felice Cavallotti.
Iniziato in massoneria il 25 settembre 1883 nella Loggia “Rienzi” di Roma, ricoprì la carica di Grande Maestro Aggiunto del Grande Oriente d’Italia e raggiunse il 32º grado del Rito scozzese antico e accettato.
Nel febbraio 1887, nel corso del vivace dibattito parlamentare seguito al massacro di Dogali, coniò la parola d’ordine «né un uomo né un soldo» per l’impresa africana.
Il 5 aprile 1889 il Tribunale di Roma lo condannò a tre anni di reclusione per “ribellione alla forza pubblica”, a seguito dei disordini scoppiati durante una manifestazione in memoria di Guglielmo Oberdan.
Nel marzo 1890 fu nuovamente condannato per “ribellione”, avendo partecipato a Roma alle agitazioni degli operai edili.
Nel 1898 fu tra i promotori della tragica protesta dello stomaco di Milano, repressa a cannonate dal generale Bava Beccaris; arrestato con altri esponenti socialisti, la Camera dei deputati negò l’autorizzazione a procedere e venne liberato.
A Imola fu presidente della Congregazione di carità.
Dal 1908 al 1910 fu vicepresidente della Camera dei deputati.
Costa come nessun altro nel suo tempo viaggiò in lungo e in largo per il Paese, come nessun altro ebbe continui e diretti rapporti non solo con gran parte dei dirigenti del movimento democratico e popolare, ma anche con le realtà di base, con il territorio. Probabilmente si è dato per scontato che il suo impegno fosse ristretto alle aree del Centro-Nord, ma le carte conservate nel “Fondo Costa” della Biblioteca Comunale di Imola dimostrano che egli ebbe, consolidò e mantenne nel tempo un rapporto non occasionale, bensì prolungato negli anni con persone e realtà del Sud dell’Italia.
Fonti
Note biografiche a cura di Pier Filippo Flores.