Dall’incipit del libro:
Allora che intorno al 1870 Carlo Righetti (Cletto Arrighi), lo «scapigliato» più vero e maggiore, lavorava alla formazione di quella Compagnia di attori dialettali, ch’io amo chiamare «La storica compagnia milanese», e che doveva realizzare, finalmente, il proposito di un vero e proprio «Teatro milanese», gli si presentò Edoardo Ferravilla, contabile di professione, artista da teatro per spiccate attitudini, sottolineate da facili successi fra i dilettanti filodrammatici, desideroso di prodursi in un ambiente di serie responsabilità; l’Arrighi, preso dal fisico fortunato del giovinotto e dai suoi modi distinti, esclamò: Ah, cris…! bisogna proppi cred al magnetismo! Lu l’è al ver tipo dell’amorós!»
Quel ruolo il Ferravilla lo aveva sostenuto parecchie volte, nei teatrini privati, e se l’era cavata onorevolmente; ma egli sentiva tutto il peso di quella costrizione delle sue naturali disposizioni tendenti, decisamente, alle parti caratteristiche, ed anche alle comiche.
Evidentemente la valutazione dell’Arrighi si era limitata all’esteriore fisico del giovinotto, giacchè egli nulla sapeva delle sue particolari simpatie sceniche. Dunque una valutazione priva di fondamento, come presto l’indimenticabile artista seppe luminosamente provare, con le creazioni, divenute poi leggendarie, del suo genio scenico.

