Benedetto Castelli, al secolo Antonio Castelli (Brescia, 1578 – Roma, 9 aprile 1643), è stato un monaco cristiano, matematico e fisico italiano.
Antonio Castelli nacque nel 1578 da Annibale e Alba Tiberi e prese il nome di Benedetto entrando nell’ordine benedettino il 4 settembre 1595; fu il primo di sette fratelli e i suoi dati anagrafici non sono precisi a causa dell’assenza del certificato di battesimo. A Brescia iniziò gli studi matematici che dovette terminare a Padova, dove fu trasferito nel Convento di S. Giustina (1604).
Nel 1610 Castelli ritornò a Brescia nel Monastero di S.Faustino dove scrisse a Galileo, suo maestro e amico, di cui aveva una grande stima, ringraziandolo del dono del Sidereus Nuncius, da lui già letto ed apprezzato. Arrivato a Brescia, dovette sistemare delle questioni famigliari assai difficili e complicate. Gli è stato dedicato un asteroide, 6857 Castelli.
Da Brescia fu però costretto a ritornare a Padova, quindi a Firenze presso Galileo, col quale collaborò assiduamente nelle nuove opere ch’egli scrisse sulle sue scoperte astronomiche e fisiche. Nei suoi esperimenti e studi si dedicò alla matematica e alla geometria. Castelli occupò il primo posto tra i collaboratori di Galilei e fu uno dei maggiori scienziati del suo tempo definito da Galileo stesso “huomo adornato d’ogni scienza e colmo di virtù, religione e santità”.
Dopo essere diventato professore ordinario all’università di Pisa (1613), continuò i suoi studi, specialmente quelli intorno al moto ed alla misura delle acque correnti. A Pisa conobbe Bonaventura Cavalieri, e, vista la sua prodigiosa attitudine per la geometria, lo introdusse presso Galileo e lo avviò all’insegnamento; durante le sue numerose assenze dallo Studio lo suppliva proprio il Cavalieri. Tra i suoi allievi figura Richard White che compì a sua volta studi sulla gravità e sulle comete.
Dopo dodici anni di insegnamento a Pisa, il Castelli fu chiamato a Roma dal nuovo Papa Urbano VIII come professore alla Sapienza. Il papa dimostrò sempre verso il Castelli un affetto ed una stima straordinaria: a lui volle affidata l’educazione dell’unico suo nipote. Sempre nel 1625 fu scelto per accompagnare monsignor Ottavio Corsini a risolvere la questione del Reno, che opponeva le città di Bologna e Ferrara.
Sulla questione Castelli sostenne l’introduzione del Reno nel Po Grande, prendendolo alla Botta Ghislieri e introducendolo nel Po Grande sotto la Stellata. Il prestigio di Castelli indusse monsignor Corsini ad aderire al suo pensiero, giungendo così alla decisione di introdurre il Reno nel Po. Questa vicenda segnò l’inizio del successivo confronto scientifico tra Nicolò Cabeo e Castelli, oltre a far maturare in Castelli la decisione di pubblicare il trattato Della misura dell’acque correnti.
Diffusasi la fama delle sue conoscenze idrauliche, Benedetto Castelli fu frequentemente coinvolto in vari “affari d’acque”, alcuni dei quali molto importanti come lo sbocco dei fiumi nella laguna veneta e la bonifica delle paludi pontine.
A Roma il Castelli si occupò pazientemente di tutti gli interessi di Galileo, soprattutto quando l’Inquisizione prese ad indagare per imbastire il cosiddetto “primo processo di Galileo”, tentando di servirsi dello stesso Castelli, che peraltro si limitò a leggere una lettera all’arcivescovo di Pisa Francesco Bonciani, senza portare alcuna prova contro il maestro.
Il Castelli morì a Roma, nel monastero di S. Callisto il 9 aprile 1643, dopo essere stato successivamente Abate, in modo puramente formale, di S. Benedetto di Foligno, di S. Gregorio di Zara, di Verona, di S. Maria, di Praglia presso Padova, di Monreale e di S. Benedetto di Palermo, per una malattia alla vescica e venne sepolto nella basilica di S.Paolo, nel sepolcro dei Monaci Cassinesi.
L’analisi delle sue lettere permette di stabilire chi fossero le persone che collaborarono con Castelli e Galilei: già nel 1607 Castelli era impegnato a diffondere e promuovere le idee del suo maestro, formando un’intera generazione di scienziati, la cosiddetta “scuola galileiana” che nacque a Brescia e rappresenta un osservatorio per capire come Castelli riuscì a creare un ampio consenso sulle scoperte astronomiche di Galileo.
L’attività di Castelli non rimase circoscritta tra le mura del monastero di S. Faustino, ossia fra i suoi confratelli, ma coinvolse anche diversi laici, uomini dalla cui biografia spesso non si sa quasi nulla. Tra i collaboratori non bresciani bisogna ricordare Evangelista Torricelli, Bonaventura Francesco Cavalieri, Giovanni Alfonso Borelli ed Eustachio Divini.
Note biografiche tratte e riassunte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Benedetto_Castelli
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- Alcuni opuscoli filosofici del padre abbate D. Benedetto Castelli da Brescia
- Discorso sopra la calamita
- Risposta alle opposizioni del s. Lodouico delle Colombe e del s. Vincenzio di Grazia, contro al trattato del sig. Galileo Galilei
Delle cose che stanno sù l'acqua, ò che in quella si muouono.
Pubblicato nell'anno 1615, a nome di Benedetto Castelli, il volume era stato, in realtà, scritto in buona parte dallo stesso Galileo.