Saggi critici

Con il sesto volume di La letteratura della Nuova Italia Croce termina questa sua lunga dettagliata e indispensabile – per chi voglia conoscere i percorsi cardine della letteratura italiana tra il XIX e XX secolo – riflessione su scrittrici e scrittori che questo periodo storico hanno caratterizzato con le loro opere. Forse “scrittrici” mica tanto… scrive Croce al termine del capitolo XLIX Romanzi-Documenti:

«mi sia risparmiato di passare in rassegna tutti gli altri novellieri e romanzieri, che ebbero qualche nome, e segnatamente le romanzatrici, le instancabili romanzatrici, le donne, verso le quali la sola cavalleria che mi è lecito usare è di tacerne i nomi»

Per queste ultime rimanda al volume Stelle femminili (al quale ho fatto ricorso molte volte per raccogliere notizie su scrittrici troppo rapidamente dimenticate) di Carlo Villani. Ma sarebbe sbagliato imputare questa presa di posizione di Croce – che termina con quella frase un capitolo dedicato a scrittori come Parmenio Bettoli, Giuseppe Protomastro, Arturo Olivieri san Giacomo, Arturo Colautti e numerosi altri che oggi non riscuotono probabilmente maggiore attenzione, ad esempio, di Regina di Luanto – a una malcelata misoginia. In questo caso avrebbe taciuto anche di Clarice Tartufari, alla quale invece dedica un interessante e sostanzialmente positivo capitolo che invita alla lettura anche di opere di questa autrice totalmente ignorate dall’editoria contemporanea (https://liberliber.it/autori/autori-t/clarice-tartufari/).

È invece il filtro estetico che accompagna Croce con mirabile coerenza, certamente, ma che condiziona e talvolta impaccia le sue posizioni. In particolare per quel che riguarda le “instancabili romanzatrici”, quello che disturba Croce è l’anelito a voler mettere in evidenza la posizione difficile e subordinata della donna nella società, a scapito, certamente, del raggiungimento della vetta nell’arte letteraria. Vette che non vengono raggiunte neppure da altri autori che Croce prende in esame, ma che parlano di guerra, scandali parlamentari, vita e costume dell’epoca senza tuttavia affrontare temi sociali evidentemente “disturbanti”. Perché in questo caso vengono confinati in una “categoria” che sta al di fuori dell’arte – come successo ad esempio a Paolo Valera nel volume precedente:

«dentro a consimile guerra di letteratura, o piuttosto di non letteratura, fu quel Paolo Valera, vissuto fino a qualche anno fa, giornalista e pubblicista e libellista»

Che finisce quindi nel calderone dei “giornalisti-autori” che non riscuotono certo la benevolenza critica del Croce. Ancora oggi il critico di scuola crociana concentra la sua attenzione sulle mende stilistiche e i difetti del racconto o del romanzo; ma a distanza di oltre un secolo si può guardare alle opere di autrici e autori del passato collocandole in una diversa prospettiva.

La coerenza di Croce per altro non manca di manifestarsi anche parlando di autentiche colonne della nostra letteratura come i premi Nobel Pirandello e Deledda. Per Il fu Mattia Pascal dice:

«C’era qui materia soltanto per un piccolo racconto scherzoso, che si sarebbe potuto intitolare: Il trionfo dello stato civile; ma il Pirandello ne fa un lungo romanzo, con certa intonazione tra meravigliata e angosciata;»

Non meravigli questo giudizio perché si inquadra nel discorso complessivo sull’autore che parte da:

«Certo, le sue novelle e romanzi offrivano una profusione di avventure e di caratteri studiati con cura e non senza ricerca di effetti cupi o grotteschi. Ma è anche vero che non avevano molta originalità di sentimento e di stile, ed erano, piú che altro, una prosecuzione, alquanto in ritardo, dell’opera della scuola veristica italiana.»

Non diverso il discorso relativo a Grazia Deledda, la cui opera viene posta in relazione a quella di Salvatore Farina:

«la sua arte [della Deledda] è da avvicinare, non all’arte di un Dostojewski e neppure di un Verga, ma piuttosto a quella di un altro romanziere sardo della generazione precedente, che incontrò già in Italia e all’estero molta fortuna e anche la meritò, e sul quale altresí la critica ebbe poco da dire: Salvatore Farina.»

Naturalmente la grande correttezza intellettuale di Croce lo induce a citare in nota l’opinione discordante dalla sua di Luigi Falchi, “ottimo conoscitore di letteratura e storia sarda”.

In questo volume vengono trattati diversi autori già presi in esame nei volumi precedenti; oltre ai già citati Pirandello e Deledda, ritroviamo, per esempio, Fogazzaro, Pascoli, D’Annunzio, Ada Negri. Il giudizio del critico viene ribadito. Nel caso di Fogazzaro sembra inizialmente che si ammorbidisca un poco, alla luce di una intravvenuta conoscenza personale, ma la riflessione del Croce non cambia meditando sugli ultimi due romanzi di questo autore, Il Santo e Leila, per i quali ancora mette in rilievo l’essere nati «senza vera ispirazione poetica e senza ragione artistica». Analoga osservazione può essere riscontrata anche per Pascoli e D’Annunzio.

Croce terminò questa raccolta di scritti nel 1934 e ne spiega genesi e limiti nelle due paginette che chiudono il volume intitolate “Dedica”. È certo che non tutti potevano essere ricordati in questa sua attenta e acuta disamina, ma è certo altresì che leggere le pagine di Croce ci consente di trarre dall’oblio scrittori come Arnaldo Alberti o Remigio Zena.

Resta inteso che Croce rimane l’interprete e l’artefice maggiore di quella scoperta caratteristica del XIX secolo dell’autonomia dell’arte, e ogni suo scritto è teso a consolidare e argomentare con rigore privo di ogni indulgenza le conseguenze di questa scoperta. Tralasciando però completamente l’idea che l’artista possa essere uno degli anticorpi che la società crea contro il potere e, se consideriamo che siamo di fronte all’autore del Manifesto degli intellettuali antifascisti, questa dimenticanza appare talvolta sconcertante.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Formo questo gruppo di «letteratura garibaldina» per toglierne occasione a respingere ancora una volta una comune credenza: che vi siano personaggi, azioni ed avvenimenti che chiedono o aspettano o meritano di ottenere il loro cantore e poeta. Il vero è che il poeta, anche quando pare che canti eroi e casi storici, canta sempre qualcosa che oltrepassa e quelli e sé; e la riverenza, l’affetto, l’ammirazione, il fervore che possono riempirgli il cuore per certi uomini e per le loro gesta, non bastano a suscitare moto di poesia, la quale sorge soltanto (come disse Dante) «per sé stessa mossa». Caso tipico quello del Carducci di fronte al venerato, all’adorato Mazzini. «Tutte le volte ‒ il Carducci lasciò scritto ‒ che provai a far versi di proposito intorno a un nome grande o ammirato, vi riuscii sempre peggio di quello che soglia.» E sebbene egli poi si domandasse se di ciò la ragione fosse nella stessa schiacciante grandezza degli uomini grandi o nel fatto che nei tempi moderni è finita la poesia da vero, la ragione era unicamente quella che si è detta: che la poesia non si lascia addomesticare né condurre di qua e di là, dove si voglia e piaccia all’arbitrio nostro, ancorché questo si atteggi a dovere morale.

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titolo:
La letteratura della nuova Italia. Volume VI
sottotitolo:
Saggi critici
titolo per ordinamento:
letteratura della nuova Italia. Volume V (La)
descrizione breve:
Ultimo volume dei saggi critici, dedicati a scrittrici e scrittori a lui contemporanei, di Croce, interprete e artefice maggiore di quella scoperta, caratteristica del XIX secolo, dell’autonomia dell’arte. Ogni suo scritto fu teso a consolidare e argomentare senza alcuna indulgenza le conseguenze di questa scoperta.
autore:
opera di riferimento:
{Scritti di storia letteraria e politica} 6: La letteratura della nuova Italia : saggi critici / Benedetto Croce. - Roma, Laterza 1974. - 391 p. ; 18 cm. - Opere di Benedetto Croce in edizione economica ; 18.
licenza:

data pubblicazione:
3 aprile 2024
opera elenco:
L
soggetto BISAC:
CRITICA LETTERARIA / Generale
affidabilità:
affidabilità standard
digitalizzazione:
Claudio Paganelli, paganelli@mclink.it
impaginazione:
Claudio Paganelli, paganelli@mclink.it
pubblicazione:
Claudio Paganelli, paganelli@mclink.it
Claudia Pantanetti, liberabibliotecapgt@gmail.com
Gabriella Dodero
revisione:
Paolo Alberti, paoloalberti@iol.it