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Nei primi anni del diciassettesimo secolo, la Valtellina apparteneva ai cantoni svizzeri dei Grigioni, che erano divisi al loro interno tra comunità cattoliche e aderenti alla Riforma protestante. Per questo motivo divennero terra franca per numerosi italiani perseguitati come eretici dalla controriforma. Le tensioni e i drammi che ne seguirono furono raccontati nel 1832 da Cesare Cantù in questo libro, che valse a lui – cattolico osservante e su posizioni antiliberali – severe riprovazioni da parte della gerarchia ecclesiastica, per le storie narrate e – anche – per il titolo, sicuramente provocatorio, che riecheggia i giudizi entusiasti dei cattolici dell’epoca sui fatti narrati.
Sinossi a cura di Claudio Paganelli
Dall’incipit del libro:
Intendo raccontare i turbamenti della Valtellina nel secolo XVII, abbaruffata religiosa che, come spesso, copriva una quistione di nazionalità, mista di eccessi dei popoli e di viluppi d’una politica ambidestra, fecondi di atroci successi, e dove andarono in un fascio le umane cose e le divine. Né forse è privo d’opportunità questo episodio in tempi di sette caldeggianti d’operoso contrasto fra le opinioni e la forza, di lotta fra la sublime ambizione di non sottomettersi che alla ragione pura, e il folle orgoglio di arrogare tutti i diritti di questa alla ragione individuale.


