Cordelia, nome d’arte di Virginia Tedeschi Treves, fu una scrittrice di romanzi per signore, ma anche di libri per bambini, come questo pubblicato nel 1911 con le illustrazioni di Edoardo Dalbono. Nelle edizioni Manuzio fra i libri per bambini di Cordelia si trova anche I nipoti di Barbabianca, anch’esso in edizione riccamente illustrata. Riportiamo due recensioni comparse in seguito alla pubblicazione del libro su giornali dell’epoca, dovute a Beatrice Speraz (in arte Bruno Sperani) e Giulio Piccini (in arte Jarro).
“Il libro di Cordelia Nel regno delle fate, come quello di Capuana C’era una volta mi avrebbero fatto un grandissimo piacere anche senza le illustrazioni. Con queste, naturalmente, diventano veri gioielli. Quello di Cordelia specialmente, con la illustrazione di Edoardo Dalbono, è un volume splendido. Le cinque fiabe sono inventate apposta perchè la fantasia di un pittore napoletano avesse agio di creare dei capolavori.
L’Uccellino azzurro ci mostra le meraviglie del Regno del ghiaccio, del Regno della primavera, la Principessa Rosalinda, il palazzo della Fata del mare, e non so quante altre composizioni deliziose, che ispireranno al fortunato fanciullo cui verrà fatto questo ricco presente il più delicato sentimento artistico. Nè meno bella è la seconda fiaba, quella dell’Isola incantata, con certi schizzi finissimi, di una eleganza, di una freschezza, a cui la riproduzione nuoce qualche volta, ma che rimangono sempre incantevoli. Ma quello che colpisce è la varietà. Ogni novella è illustrata in un altro stile, con una marcata intenzione di intonarsi al paesaggio, al carattere del racconto, e con una felicità di riescita stupefacente.
Mi figuro lo gioie di quel figlio del Re quando la farfalla si trasformò in quella incantevole fanciulla, ch’è un quadro, uno dei più bei quadri di Dalbono. La copertina riprodotta in cromolitografia, tanto per la invenzione che per la fastosità dei colori, brilla del più vivo splendore nelle vetrine dei signori Treves.
Anche l’altro libro dedicato ai fanciulli dalla gentile Cordelia, il Barbanera, illustrato con molto garbo dal Paolocci, ha un vero successo nel piccolo e beato mondo di questi lettori privilegiati, ai quali i nostri scrittori e specialmente le nostre più affettuose scrittrici si rivolgono con tanto amore.” Bruno Sperani (Nazione).
“Nel Regno delle fate è davvero un libro meraviglioso…. L’Italia dopo pubblicazioni come queste può dire di poter stare a paro con la Francia, con l’Inghilterra nella eccellenza della letteratura destinata a rallegrare i nostri piccoli e ricciuti sovrani: i piccoli tiranni dalle labbra vivide e dagli occhietti furbacchioli.
Nel Regno delle fate…. Figuratevi un libro in cui ad ogni pagina risuona lo stile più puro; un libro in cui la parola è come uno specchio dell’immagine: un cristallo trasparente, che la riveste; un libro dove son contemperati in modo mirabile, la saggezza de’ vecchi attinta alle tradizioni, e il candore dei bimbi.
La fantasia de’ ragazzi dev’esser ridestata, ammaliata da questi racconti scritti con un’arte che si nasconde, con una grazia che non possiedono se non certe scrittrici, che hanno ricevuto indole squisita e l’hanno affinata con elegantissimi studi. Il libro ricorda per la serenità, la limpidità dello stile, le pagine di George Sand per i suoi nipotini.
Ah, non sono i racconti di fate, che cadevano, come una pioggia di perle dalle labbra di una sultana, appoggiata sul sofà d’ambra, dinanzi una tavola guarnita di cedri e ricca di vini di Skiraz, su una terrazza di marmo, guardando l’incantevole orizzonte di Bagdad!…
No, questi racconti, che il Dalbono ha illustrato con una magnificenza e una versatilità veramente grandiosa, sono susurati da Cordelia, non già all’orecchio del Califfi, ma de’ nostri bambini con la vocina più armoniosa e più vellutata; e Cordelia a buon diritto merita il nome di: Fata dell’Infanzia!” Jarro (Vedetta).
Sinossi a cura di Gabriella Dodero
Dall’incipit del primo racconto L’Uccellino azzurro:
C’era una volta, nel Regno del Ghiaccio, un re e una regina, i quali non potevano darsi pace vedendo
che la loro unica figlia, la principessa Rosalinda, era malinconica e piangeva sempre. Prima pensarono che avesse una malattia, e chiamarono a consulto i migliori medici del regno, ma dissero che la principessa era sana e non seppero suggerire alcun rimedio. Il re e la regina erano desolati.
La principessa stava sempre chiusa nella sua camera, avvolta in una immensa pelliccia e guardava fuori dalla finestra come se aspettasse qualcuno. Il Regno del Ghiaccio non era punto allegro; si vedevano soltanto case di neve, montagne di ghiaccio, uomini impellicciati che correvano dal freddo, orsi bianchi, foche ed altre simili bestie.

