Scritto nel 1872, dopo anni di profonde ricerche ed elaborate analisi, riveduto, corretto e ampliato nel 1896, questo saggio, già dalla prima pubblicazione, divenne una pietra miliare nell’ambito degli studi specifici sul poeta, rappresentando un quadro accurato delle vicende della cultura occidentale da Augusto a Dante Alighieri. In due volumi.
Dall’incipit del libro:
All’uomo odierno la poesia volgare del medio evo e la poesia classica appariscono come due cose tanto diverse per qualità di forme, per sentimenti e tendenze, che la prima pare debba essere figlia di una rivoluzione, prodotta e governata da una ragione antagonistica rimpetto all’altra. Ma quella lotta fra classicismo e romanticismo che si è potuta verificare nei tempi moderni, e sulla quale questa idea si basa, non ebbe luogo realmente nel medio evo. Le lettere volgari non nacquero da una ribellione o reazione vera e propria contro le antiche, più di quello nascessero da una rivoluzione antimonarchica le repubbliche del medio evo. Perchè la cosa avesse luogo, conveniva ci fosse un giusto e vivo sentimento della classicità antica, quale noi abbiamo veduto, nella prima parte del nostro lavoro, non esservi stato. Il concetto dell’arte antica non era molto più profondo e più vero nel chierico di quello fosse nel laico. Il latino, che allora aveva un uso assai simile a quello di una lingua vivente, serviva di veicolo fra la tradizione antica e la produzione nuova, che aveva una ragione indipendente da quella. Mentre esso serbava nel pensiero comune elementi antichi, era anche organo di sentimenti vivi, e per piegarsi a questi aveva anche assunto forme speciali nella poesia, e in generale aveva subito quel cambiamento che, rispetto all’ideale classico, chiamasi corruzione. È difficile trovare una narrazione tanto esclusivamente medievale quanto quella che serve di tema al Waltharius; pure questa vien trattata in latino, neppure in forma ritmica, ma in esametri, e con sì frequente ricorrenza di reminiscenze virgiliane, che si vede chiaro chi la scrisse essere stato un uomo di scuola e, come ogni altro chierico, lettore assiduo di quel poeta.

