Edoardo CalandraEdoardo Calandra nacque nel 1852 a Torino da Claudio, avvocato, e da Malvina Ferrero. La madre morì ad appena 28 anni, quando Edoardo ne aveva solo sei, e questa perdita lo segnò per tutta la vita. Ella lasciava alle cure del marito tre figli: Dina, Edoardo e Davide. I tre fratelli trascorsero la loro infanzia tra Torino e Murello, piccolo paese in provincia di Cuneo, dove la famiglia possedeva una casa, che il padre aveva ereditato dai genitori Francesco e Giuseppina Millet; lì i tre fratelli ebbero per breve tempo estati felici accanto alla madre. Questa abitazione è ricordata in tutta l’opera narrativa di Edoardo. A Torino aveva amorosa cura di loro la nonna, Teresa Saverio Vinay, vedova di Pietro Baldassarre Ferrero, donna gentile e dolce che cercava di trasmettere la tenerezza della madre perduta ed una solida educazione. Il padre, appassionato di studi di idraulica, geologia e archeologia, provvide in particolare all’educazione di Edoardo e Davide. Quando il padre, deputato nella IX e nella X legislatura (1865-1870) per il collegio di Savigliano, era assente, i fratelli erano affidati alle cure del nonno materno, appassionato collezionista di antichità.

Nel 1869, a 17 anni, Edoardo interruppe gli studi liceali per dedicarsi alla pittura; ebbe i primi rudimenti nello studio del pittore Domenico Roscio (1836-1880), studiò presso l’Accademia Albertina e infine presso l’atelier di Enrico Gamba (1831-1883). Nel 1847 a Torino, nella casa del Conte Luigi Rocca, venne fondato il Circolo degli Artisti, ente culturale tra i più antichi d’Italia, ancora oggi molto attivo. L’ente nasceva con lo scopo del “radunarsi, per confrontare le proprie idee e contribuire all’incremento delle lettere e delle belle arti”. I maestri di Calandra ne erano membri molto dinamici.

Nel 1874 il giovane allievo fece la sua prima esposizione a Torino, per il Circolo degli artisti presso la Società Promotrice delle Belle Arti – fondata nel 1842 con l’obiettivo di promuovere l’arte e gli artisti torinesi. I suoi quadri di soggetto storico ebbero una buona accoglienza. Iniziò a viaggiare in Europa per conoscere le nuove tendenze dell’arte: nel 1874 si recò lungo le rive del Reno con il pittore Giuseppe Ricci e nell’inverno 1875-1876 arrivò a Parigi. Qui nel 1870 era caduto Napoleone III ed era nata la Terza Repubblica. La città era cosmopolita, con infrastrutture ultramoderne, imponenti boulevard dotati di un grandioso impianto di illuminazione pubblica. Era la “ville lumière”, all’avanguardia in ambito culturale ed artistico, meta sognata da tutti gli artisti. Tuttavia le novità non fecero deviare Edoardo Calandra dalla sua pittura d’ispirazione storica. L’interesse per la ricostruzione storica, soprattutto delle genealogie delle grandi casate, aveva preso vita in Piemonte fin dalla fine Settecento e raggiunse il suo massimo nella seconda metà dell’Ottocento, dando vita ad una ricca produzione storiografica e figurativa. La lista degli scrittori che aderirono a questa visione è ben lunga. L’attenzione alle storie di famiglie si deve soprattutto ai Savoia che cercavano nel Medioevo la loro legittimazione. Fu Carlo Alberto (1798-1849) a fondare nel 1832 la Regia Deputazione sopra gli Studi di Storia Patria, che produsse libri, riviste e bollettini storici e archeologici, fonti preziose per le opere di Calandra; tra le fonti soprattutto I miei ricordi (1867, postumo) di Massimo d’Azeglio (1798-1866).

Anche il fratello Davide (1856-1915) aveva abbandonato gli studi classici e si era dedicato all’arte, in particolare alla scultura. Tra il 1878 e il 1880 i due fratelli parteciparono agli scavi di una necropoli medievale rinvenuta dal padre presso Moncalieri; si tratta di una delle più ampie necropoli longobarde del Piemonte, composta da circa 350 tombe, molte complete di arredi funebri. Il padre ed Edoardo stesero la relazione Di una necropoli barbarica scoperta a Testona che fu pubblicata a Torino nello stesso 1880 per i tipi dell’editore Paravia; fu l’occasione per il giovane per dipingere i suoi ultimi quadri, la Rosmunda e il Ritorno d’Italia. Altri interessi si affacciavano nella sua vita.

Aveva iniziato a frequentare il negozio dell’editore Casanova. Il genovese Francesco Casanova (1841-1927), impiegato presso la libreria Le Beuf di Genova, nel 1872 era stato inviato a Torino per gestire una succursale della ditta. Persona assai intraprendente, immediatamente tentò di avviare un’attività editoriale associata a quella di libraio. Ebbe subito successo tanto che presto si incontravano da Casanova i maggiori letterati del momento: De Amicis, Praga, Camerana, Giacosa, Boito, Verga, Ferdinando Martini. Presto arrivò anche Calandra offrendo il suo contributo come illustratore di opere letterarie. Per i tipi di Casanova Calandra illustrò il Filo di Giacosa, le Novelle rusticane di Verga e le Fiabe e leggende di Praga. Via via Calandra si avvicinava sempre più alla letteratura. Era grande appassionato della letteratura francese, in particolare dei cicli romanzeschi di Balzac, Eugène Sue, Alexandre Dumas e Zola. Ebbe relazioni di amicizia con Federico De Roberto. Al periodo di transizione tra una forma d’arte e l’altra vanno ascritti i primi racconti, La bell’Alda e Reliquie, editi da Casanova nel 1884, di cui l’ex pittore curò anche le illustrazioni. Quella che rimaneva costante, al di là dei mezzi per ‘raccontarla’, era l’ambientazione storica (il medioevo per La bell’Alda, l’età napoleonica per Reliquie). Calandra ritenne ormai che lo strumento più adatto per dare vita alla storia non era più la pittura ma la scrittura, nella quale anche nelle prime espressioni compariranno lievi accenti ironici e antiromantici, tanto da permettere alla critica di annoverarlo tra i rappresentanti della Scapigliatura piemontese.

Dal 1884 Edoardo Calandra era membro della Sezione Storia dell’arte dell’Esposizione nazionale di Torino e curò la progettazione, insieme con Giacosa, del cosiddetto Borgo Medievale nel parco del Valentino in occasione dell’Esposizione generale italiana; l’opera fu realizzata dall’architetto portoghese Alfredo D’Andrade. Nel 1885 Calandra visitò la Grecia e il Medio Oriente; restano le testimonianze di questo viaggio in alcuni quadretti di soggetto esotico. Nel 1886 pubblicò a Torino i Lancia di Faliceto, con prefazione di Giacosa, e le illustrazioni di suo pugno.

Nel 1887 uscì il racconto I pifferi di montagna, nel 1889 il romanzo La contessa Irene e la raccolta di racconti Vecchio Piemonte, tutti editi da Casanova. Lo stile è ancora insicuro ma l’autore comincia a scostarsi dalla semplice rievocazione storica, inserendo elementi lugubri e stati d’animo esaltati dei suoi personaggi, creando un sorta di realtà parallela. Tra il 1890 e il 1896 cominciò a scrivere commedie e drammi che vennero rappresentati a Torino anche da grandi attori quali Ermete Zacconi ed Eleonora Duse. Ma questa escursione nel teatro non andò oltre il 1896 e una manciata di opere tra le quali Ad oltranza. Commedia in 4 atti (1890), Disciplina. Scene in 4 atti (1892), L’irreparabile. Scene, Leonessa. Dramma in due atti, La primavera del ’99. Scene (1894) e qualche inedito.

Nel 1882 era morto il padre Claudio; nello stesso anno i fratelli Dina e Davide si erano sposati. Solo nel 1891 Calandra, ospite a casa di Giacosa in montagna, conobbe Virginia Callery Cigna Santi e la sposò dopo pochissimi giorni: un vero colpo di fulmine. La coppia ebbe un unico figlio, Claudio, morto combattendo durante la prima guerra mondiale (Virginia Callery Calandra, In memoria di Claudio Calandra, Roma, s. d. [ma 1918]).

Calandra tornò alla narrativa e, dopo una nuova edizione della raccolta di racconti Vecchio Piemonte (1895), approdò alla prima prima edizione (1898) de La bufera, primo suo romanzo di ampio respiro considerato il suo capolavoro. Una seconda edizione ampiamente rivista venne pubblicata nel 1911. L’opera è ambientata in Piemonte nel periodo della campagna d’Italia del 1797-1799 ed in essa l’autore palesa il suo interesse verso la nascente borghesia e il popolo a discapito di un’aristocrazia sempre più legata a costumi ormai antiquati.

Seguirono un saggio dal titolo In viaggio dal romanzo Prospero Venturina rimasto incompiuto pubblicato sulla “Gazzetta del popolo della domenica” (1901-1902, ma il manoscritto è datato 1888); la raccolta di racconti La falce (1902); il volume A guerra aperta (1906), composto dai romanzi brevi La signora di Riondino e La marchesa Falconis; il romanzo Juliette (1909). Altra opera, che uscì postuma, fu La straniera (1914), raccolta di novelle e spunti teatrali. Permane in tutta la produzione letteraria di Calandra il tema del racconto della storia che egli riesce a esplicitare in una dimensione originale. Quasi in ogni sua opera è presente un protagonista con la sua personale vicenda al quale gli eventi storici non fanno da sfondo ma assumono un ruolo potremmo dire di deuteragonista. La storia è usata come un personaggio, che irrompe e sconvolge la vita del protagonista. Questa costruzione narrativa fa sì che l’opera del pittore, illustratore, scrittore torinese si discosti dal puro romanzo storico. Con la creazione dell’individuo travolto dal casuale, fatale avanzare degli eventi, Calandra raffigura un’immagine dei suoi tempi travagliati nel transito verso una società industriale.

Benedetto Croce, ne La letteratura della nuova Italia, scrisse di Calandra, ponendolo tra gli artisti da considerarsi “più o meno appartati”:

«Tra questi il piú gradevole e attraente, se non il piú ricco e intenso, è forse il piemontese Edoardo Calandra: che anche lui entrò nella vita letteraria intorno al 1880. A leggere ora i suoi romanzi e le sue novelle, si prova la confortevole impressione di avere da fare con un galantuomo: con un galantuomo, che crede o sogna ancora che siano tra gli uomini anime elette, tempre fini, cuori leali; che esistano l’amore grande e forte, la fedeltà, la bontà, la devozione, il coraggio.»

Calandra divise i suoi ultimi anni fra Torino, presso il fratello Davide, e Murello legato alla sua infanzia e teatro di molti suoi scritti. Già da tempo malato di cuore, morì a Torino (secondo alcuni storici a Murello) nel 1911.

Fonti:

Note biografiche a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • Ad oltranza
    Commedia in 4 atti
    Questo dramma in quattro atti narra la vicenda di una liaison à quatre, con un amore ‘ad oltranza’, spinto all’eccesso. Personaggi principali sono una nobildonna e tre uomini che la amano con diverse fortune: un marito, un amante, un innamorato.
  • La bufera
    Ed. 1899
    Il romanzo è ambientato in Piemonte al tempo della campagna d'Italia, tra il 1797 e il 1799, e la vicenda dell’amore e dell’infinita attesa tra i tre personaggi, esponenti di famiglie borghesi e aristocratiche, s'intreccia nella bufera degli eventi storici.
  • La falce. Punizione. L'enigma
    La raccolta prende il nome dal primo e più ampio dei tre racconti, una godibilissima storia di presa di coscienza di sé attraverso la scoperta dei piaceri della campagna, delle amicizie sincere, dell’attenzione e della cura della natura e delle proprie tradizioni.
  • La straniera
    Novelle e teatro
    Questa raccolta di testi di Calandra, pubblicata postuma nel 1914, contiene novelle e drammi, alcuni dei quali veramente di notevole livello. Temi sempre presenti sono la storia piemontese, l'attenzione alla vita di campagna e il soprannaturale sotto varie forme e specie: masche, filtri d’amore, visioni, lugubri presagi…
  • Vecchio Piemonte: Reliquie ; Le masse cristiane
    Novelle
    In questa prima raccolta di racconti - Calandra ne pubblicò tre con lo stesso titolo Vecchio Piemonte - temi molto presenti e vivi sono l’ambientazione storica, la descrizione affettuosa dei piccoli paesi piemontesi con l’amatissima casa della sua infanzia e infine una certa aura di mistero e sovrannaturale.
 
autore:
Edoardo Calandra
ordinamento:
Calandra, Edoardo
elenco:
C