Novelle

Di questa raccolta dal titolo Vecchio Piemonte – di cui pubblichiamo qui la seconda edizione (cioè la prima ristampa) edita nel 1889 – fanno parte due novelle: Reliquie, un racconto lungo già edito in modo autonomo nel 1884, e Le masse cristiane. Questa seconda novella compare nel volume L’Ottocento, come sezione di un’opera dedicata alla letteratura italiana dalle origini ed edita da Garzanti a partire dai primi anni ‘90 del secolo scorso. Si tratta di un’antologia di una sessantina di novelle, scelte da Gilberto Finzi nella produzione delle migliori autrici ed autori di quel secolo.

Il titolo Vecchio Piemonte, per raccolte di novelle e racconti già editi e non, lo si trova tre volte nella bibliografia di Calandra: di questa, che qui si presenta in ristampa, la prima edizione fu presumibilmente dello stesso 1889, avendo il libro raccolto un buon successo.

Nel 1895 fu pubblicata una seconda raccolta che conteneva La banda Becurio, Il tesoro, Presentimento, Telepatia, L’occasione, Li 23 fiorile anno 7°.

Nel 1909 Calandra usa per la terza volta il titolo Vecchio Piemonte (La bella Nisota, Telepatia, Li 23 fiorile anno 7°, La banda Becurio, Il braccio di Arnulfo, L’occasione, Presentimento, Il tesoro, Il coraggio della paura).

Tutte e tre le raccolte ebbero successo e varie ristampe.

Questa prima raccolta è databile al periodo in cui il trentacinquenne Calandra andò oltre la sua attività di pittore ed illustratore: egli infatti, con un passato da pittore, aveva assecondato all’inizio un suo interesse come illustratore di libri, poi era finalmente approdato alla scrittura. In questo volume, arricchito da illustrazioni dello stesso Calandra, i due interessi si fondono. Delle tre raccolte è l’unica ad essere stata stampata dall’amico Casanova e ad essere illustrata.

Temi molto presenti e vivi nelle due novelle sono un’ambientazione storica che fa da sfondo, la descrizione affettuosa dei piccoli paesi che ornano le campagne piemontesi, l’amatissima casa – presentata in tante declinazioni diverse ma sempre la stessa – di Murello, piccolo borgo in provincia di Cuneo, dove l’autore aveva vissuto la sua infanzia felice, e infine una certa aura di mistero e sovrannaturale che si affianca ad una descrizione sempre vivida della realtà.

In Reliquie l’autore racconta di essere stato invitato dall’amico Mario, grande cultore di archeologia e storia antica, nella sua bella casa di campagna per una giornata di caccia. Mario è il perfetto autoritratto di Calandra:

«Dotato d’una memoria di ferro e d’una curiosità insaziabile, vuol imparar tutto, tutto vedere, toccare, acquistare. Entra nelle botteghe, si ficca nelle case, nei corridoi, nelle sacrestie, caccia la testa nelle finestre a pian terreno, s’arrampica per le scale, copia le iscrizioni, le date, disegna gli stemmi, si procura i calchi delle pitture, cerca di comprar i mobili, le stoviglie, le lanterne, le campanelle degli usci […]»

Siamo alla fine dell’Ottocento e la vita è tranquilla. Nella villa, un po’ delabrée, l’orto e il frutteto sono rigogliosi, minacciati solo da vespe, api e calabroni; le rondini si riposano dalle loro migrazioni; il paese gode di pace e serenità. La stanza assegnata all’ospite è arredata con mobili e soprammobili messi insieme nel corso dei decenni, un po’ sbiaditi, un po’ consunti.

Spiccano due ritratti, di un uomo – «una bella testa d’espressione» – dal cui sguardo traspare una profonda tristezza, e, racchiuso in un prezioso cofanetto ben nascosto e rinvenuto per caso, il ritratto di una bellissima fanciulla. Per un’inspiegabile forza sovrannaturale o forse semplicemente in sogno – a chi legge la scelta –, il narratore vede animarsi i due ritratti ed abbracciarsi teneramente le due figure che sembrano essersi materializzate. Mario, il padrone di casa, indica, nel ritratto, suo nonno Maurizio, nato nel 1782; ma la donna, il cui piccolo ritratto l’ospite ha trovato forzando il cofanetto, non aveva ancora avuto un volto. Dagli armadi polverosi Mario trae un manoscritto di pugno del nonno; in quelle pagine Maurizio aveva raccontato, nel corso di lunghi anni dolorosi, il tormentato amore che lo aveva legato alla fanciulla. Si chiamava Elena, era la prediletta compagna di giochi e il primo grande amore. La forza della vita e la voglia di avventure avevano allontanato Maurizio da lei: «Io volevo far l’uomo!».

Anni dopo – sono gli anni in cui Piazza Castello a Torino si chiamava Place Impériale e una partecipazione di nozze ‘biglietto di faire part’ –, l’incontro con Elena, ormai sposata con un uomo rude e geloso, riaccende in maniera profondissima la passione: come incontrarla, come ristabilire i contatti, cosa dirle, come esprimerle tutto l’amore ancora vivo? Ella è:

«la più singolarmente bella! […] In questi tempi nei quali una donna non può far un passo senza rivelar tutte le grazie della sua persona, la sua bellezza basta a se stessa. Ella respinge ogni inutile ornamento, veste colla massima semplicità, tantochè il suo vestire si direbbe dover essere quello delle donne di tutti i tempi, di tutti i paesi, il vestimento femminino, logico ed umano per eccellenza…»

L’epilogo della vicenda non è nel manoscritto; è svelato da un caso fortuito avvenuto durante la caccia, quando Calandra riporta la narrazione ‘all’oggi’, alla cornice cronologica di tutta la novella.

Anche nella seconda storia, Le masse cristiane, il racconto prende le mosse da un invito ad una battuta di caccia. Siamo nel 1886 nella zona allora di completa campagna ad ovest di Torino. Qui, nei pressi del castello che ospita il narratore, la natura è a perdita d’occhio e nello sfondo si intravede la maestosità delle Alpi. Anche qui la dimora è arredata come una grande e preziosa wunderkammer. Durante la caccia il narratore entra in possesso di un frammento di osso, che ha scorto casualmente per terra. Alla sera, a cena, entra in scena il dottore, letterato colto e poeta estemporaneo che vive nel paese vicino. Grande amante di storia locale e grande affabulatore, il dottore racconta la storia del frammento di osso, strettamente legata al periodo travagliatissimo dell’occupazione francese del Piemonte, tra fine Settecento e inizio Ottocento. Le campagne piemontesi furono investite in maniera gravissima da quella che Calandra definì, nel suo libro più noto ed importante, la ‘bufera’: le masse contadine, schierate con il re, subirono la peggiore repressione da parte delle truppe francesi e reagirono come possibile, anche con la formazione di bande di veri e propri criminali. L’episodio di questa terribile storia narrato ne Le masse cristiane ha tra i protagonisti la bellissima figura della castellana, giovane vedova e donna di lucidissima mente.

La scrittura di Calandra, per il quale la forma racconto sembra particolarmente felice, sa essere profonda, generosa nelle descrizioni di paesaggi, atmosfere legate alle stagioni e stati d’animo dei personaggi. Inoltre sa essere fluente anche con l’uso di piccoli e diffusi modi di espressione quasi famigliari. Deliziosa la descrizione del disamore per la lettura dell’ospite castellano della seconda novella:

«Ruggiero non perde gli occhi sui libri; legge in città per pigliar sonno, in campagna quando piove. Vuole i romanzi di cappa e spada, con intreccio arrischiato, intricato e misterioso, dove si parli di donne, di caccia o di cavalli. Non conosce che tre o quattro autori. Quanto a tutti gli altri libri che il caso gli mette fra le mani, il domestico li raccatta al mattino contro la parete più lontana dal letto o appiè della finestra in giardino.»

Buona lettura a voi, invece!

Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS

NOTE: Il testo è presente in formato immagine su “The Internet Archive” (https://www.hathitrust.org//).
Realizzato in collaborazione con il Project Gutenberg (https://archive.org/) tramite Distributed Proofreaders (https://www.pgdp.net/).

Dall’incipit del primo racconto Reliquie:

La ghiaia del viale scricchiolò sotto le ruote, la nostra vettura passò lenta sotto l’androne, svoltò nel cortile e andò a fermarsi davanti alla porta del fabbricato civile.
I due custodi, marito e moglie, sbucarono fuori dalla casetta rustica; l’uno si diede attorno a scaricar le nostre robe, l’altra andò per le chiavi, aprì larga la porta, salì le scale e comparve a spalancar successivamente ciascuna delle finestre per rinnovare l’aria, disperdere l’odore di rinchiuso, rinfrescare e spazzar dappertutto.
Il domani s’apriva la caccia.
Appena entrati in casa, Mario ed io, pensammo prima ai fucili, ai pacchi di cartuccie, alle munizioni, che furono collocate in un armadio al sicuro, fuori dell’umidità; poi alle nostre persone. Furono tratti dalle valigie gli abiti di tela chiari e leggieri e sostituiti sui nostri individui agli abiti di panno scuri e pesanti, i cappelli di feltro furono cambiati in cappelli di paglia e si terminò l’operazione con uno scrollamento generale di tutta la persona ed un sospiro profondo di beatitudine, quasichè fossimo rimasti chiusi fino a quel momento nell’arnese di acciaio d’un uomo d’arme del 1500.

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titolo:
Vecchio Piemonte: Reliquie ; Le masse cristiane
sottotitolo:
Novelle
titolo per ordinamento:
Vecchio Piemonte: Reliquie ; Le masse cristiane
descrizione breve:
In questa prima raccolta di racconti - Calandra ne pubblicò tre con lo stesso titolo Vecchio Piemonte - temi molto presenti e vivi sono l’ambientazione storica, la descrizione affettuosa dei piccoli paesi piemontesi con l’amatissima casa della sua infanzia e infine una certa aura di mistero e sovrannaturale.
autore:
opera di riferimento:
Vecchio Piemonte : Reliquie ; Le masse cristiane : novelle / di Edoardo Calandra ; [con disegni dell'autore]. - Torino : F. Casanova, 1889. - 208 p. : ill. ; 19 cm
licenza:

data pubblicazione:
10 aprile 2024
opera elenco:
V
descrittore Dewey:
Narrativa italiana (1859-1899)
soggetto BISAC:
FICTION / Brevi Racconti (autori singoli)
affidabilità:
affidabilità standard
digitalizzazione:
Distributed proofreaders, https://www.pgdp.net/
impaginazione:
Claudio Paganelli, paganelli@mclink.it
pubblicazione:
Claudio Paganelli, paganelli@mclink.it
Claudia Pantanetti, liberabibliotecapgt@gmail.com
revisione:
Barbara Magni, bfmagni@gmail.com