Enrico Costa nacque a Sassari nell’aprile 1841. Era il primogenito di tre figli di una famiglia di musicisti di origine genovese di media agiatezza: il padre Domenico aveva un’attività commerciale a Cagliari. Nel 1851, a soli 15 anni, Enrico perse il padre e dovette interrompere gli studi per iniziare a lavorare e mantenere la famiglia. Dopo qualche anno da panettiere, per aiutare la madre nel panificio di Cagliari, nel 1854 si trasferì a Sassari, continuò gli studi da autodidatta e, dopo vari impieghi, nel 1864 trovò lavoro come disegnatore nello studio di un ingegnere francese, che era stato incaricato di costruire l’acquedotto della città. L’anno successivo si sposò con Enrichetta Manca Piretto. La coppia ebbe sei figli, dei quali solo tre sopravvissero. Nel 1866 venne assunto dalla Banca Nazionale, dove subito mostrò notevoli capacità e gli furono assegnati incarichi sempre più importanti. Data l’esperienza accumulata, e la buona fama di cui godeva, numerose banche richiesero la sua collaborazione. Costa svolse la sua carriera in diversi istituti di credito, ricoprendo varie mansioni tra cui quella di disegnatore di banconote, fino a diventare tesoriere della Banca di Sassari.
Nonostante la necessità di interrompere la sua istruzione per dedicarsi al lavoro, Costa ebbe sempre un grande amore per lo studio. Tutta la sua vita, al di fuori degl’impegni di lavoro, fu dedicata alla ricerca storica ed etnografica in particolare della Sardegna. Essere diventato tesoriere della Banca della sua città gli permise in particolare di accedere al patrimonio della Biblioteca Regia di Sassari, che divenne una ricca fonte di ricerche in particolare per la sua opera maggiore, Sassari. Nel 1894 venne assunto come archivista dal Comune di Sassari, ruolo che conservò fino alla morte nel 1909. Egli curò il recupero e il riordinamento del cosiddetto Archivio Antico comprendente la documentazione sulla Sassari repubblicana, aragonese, spagnola e piemontese sino al 1848. Dipinse anche per l’Archivio, che oggi porta il suo nome, un parafiamma, cioè una tela con la quale si chiudeva la bocca del camino quando il fuoco era spento, nel quale sono raffigurate tutte le sfortunate vicissitudini subite dalle carte storiche. Nel 1902 Costa pubblicò Archivio del Comune di Sassari, con la storia dell’Archivio e l’Inventario.
Tanto erano vasti e vari i suoi studi, le sue ricerche, tanto fu ricca e varia la sua produzione letteraria; era anche particolarmente versato nel disegno e nella pittura. Nel 1863 scrisse il suo primo racconto, Storia di un gatto, illustrato dallo stesso autore e che rimase inedito. Il libro, per bambini, è una sorta di saga che coinvolge una famiglia di gatti. Il testo è stato riscoperto nei primi anni 2000 da Bianca Pitzorno, scrittrice sassarese, che ne ha curato un’edizione accompagnata da un audiolibro interpretato da Paolo Poli.
Nel 1868 scrisse il libretto Arnoldo. Scena con cori, con musiche del maestro Luigi Canepa. Del 1872 è il libretto del dramma lirico in tre atti David Rizio, con musiche dello stesso Canepa. Lo stesso anno quest’opera fu rappresentata per la prima volta a Milano al Teatro Carcano.
Costa si dedicò anche al giornalismo e scrisse poesie, racconti e romanzi. Come giornalista fondò nel 1775 la rivista “La Stella di Sardegna” che pubblicò, anche a Genova e Bergamo, fino al 1879 e dal 1885 al 1886. Ad essa collaborarono tra gli altri anche Salvatore Farina, Gavino Cossu e Giovanni Spano. Nel 1881 fondò il quotidiano “Gazzettino Sardo”, che ebbe vita per soli tre mesi. Fu amico tra gli altri di Sebastiano Satta e di Giuseppe Dessì, non lo scrittore (1909 – 1977), ma l’omonimo tipografo-editore sassarese: con quest’ultimo concepì una serie di iniziative culturali tra le quali la nascita di una collana di narrativa, ‘Biblioteca sarda’, nella quale Grazia Deledda pubblicò nel 1894 Racconti sardi, quinta sua opera e ultima pubblicata nella sua vita da un editore sardo.
Tra i saggi di vario argomento di Costa, ma sempre di soggetto sardo, si ricordano Adelasia di Torres : note critiche e divagazioni fra storie, cronache e leggende del secolo XIII (1898); la Guida-racconto da Sassari a Cagliari e viceversa (1882) che ebbe un certo successo e varie ristampe, in particolare nella terza edizione (1902) fu aggiunto il resoconto del viaggio in omnibus da Macomer a Bosa; Costumi sardi (1913). Ma indubbiamente l’opera di maggiore spessore ed impegno è Sassari, documentatissima storia della civiltà sassarese in tutti i suoi aspetti, pubblicata in tre volumi tra il 1885 (I volume), il 1909 (II volume) e il 1937 (III volume postumo. Prima edizione integrale: ristampa dei primi due volumi con un terzo volume di inediti).
Costa ha scritto anche numerosi romanzi, cosa che gli ha valso l’essere considerato come uno dei più importanti esponenti del romanzo storico sardo e la stima di Grazia Deledda (1871 – 1936). Il suo stile, che risente nella costruzione della frase dell’origine geografica dello scrittore, è piano e spesso ironico; la lettura delle sue opere è gradevole. In questo ambito narrativo il testo più notevole e famoso è Il muto di Gallura (1884), al quale seguirono, tra gli altri, La Bella di Cabras (1887) una drammatica storia d’amore che svela un impietoso ritratto della società sarda di fine ´800, Rosa Gambella (1897) ambientato nel XV secolo, quando la Sardegna, più volte attaccata dagli Aragonesi, cadde sotto la signoria di Alfonso V d’Aragona, Giovanni Tolu, storia di un bandito sardo narrata da lui medesimo (1897) nel quale il bandito confessa le sue colpe.
Paolo Cau, già direttore dell’Archivio Storico del Comune di Sassari, ha curato nel 2014 la pubblicazione del libro L’album delle ore d’ozio, che raccoglie scritti e disegni di Costa datati tra 1868 ed il 1899, che testimoniano anche il talento artistico dello scrittore.
Enrico Costa morì a 67 anni nel marzo 1909.
Fonti:
- https://www.filologiasarda.eu/
L’interessantissimo e ricchissimo portale del Centro di studi filologici sardi oltre a contenere un catalogo degli scrittori, nel quale è la pagina dedicata a Enrico Costa – https://www.filologiasarda.eu/catalogo/autori/autore.php?sez=36&id=549 – dove sono citati tutti gli scritti e un’ampia bibliografia di riferimento, contiene anche una sezione – https://www.filologiasarda.eu/pubblicazioni/index.php?sez=34&collana=4 – dedicata all’opera di Enrico Costa. “Il progetto prevede che a curare l’edizione dei suoi scritti sia un’équipe formata da studenti universitari, laureandi delle Lauree di vecchio e nuovo ordinamento, tirocinanti, iscritti ai Master che hanno per oggetto la letteratura, la filologia, la linguistica e la storia della Sardegna: giovani studiosi che compiono i primi passi nel cammino della ricerca.” - https://it.wikipedia.org/wiki/Enrico_Costa_(scrittore)
- https://archiviostorico.comune.sassari.it/l-archivio-storico/cenni-storici/larchivio/
- https://www.editoriasarda.it/autore.asp?id=47&ver=it
- Gabriella Olla Repetto, Enrico Costa, in Le vie della Sardegna:
http://www.leviedellasardegna.eu/enrico_costa_.html - Matteo Porru, Pane e storie : Enrico Costa, lo scrittore sassarese dell’Ottocento, in “Tottus in pari.
Emigranti e residenti : la voce della due Sardegne”, 2021:
https://www.tottusinpari.it/2021/02/17/pane-e-storie-enrico-costa-lo-scrittore-sassarese-dellottocento/
Note biografiche a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- Il muto di Gallura
Racconto storico sardo
Questo romanzo si basa su fatti storici accaduti in Gallura a metà ‘800. Tra gli scopi del libro ci sono da una parte il far comprendere come da cause futili siano potuti discendere omicidi efferati, dall’altro come decisioni politiche abbiano inasprito la situazione, quando ad esempio un governo concedeva la grazia a un pluriomicida in cambio di catture o omicidi a tradimento di altri fuorilegge. Alla base di tutto è la mentalità dell’onore gallurese, che sovrasta anche il più forte sentimento.