Eugenio ColorniEugenio Colorni (Milano, 22 aprile 1909 – Roma, 30 maggio 1944) è stato un filosofo, politico e antifascista italiano.

Nacque da famiglia di origine ebraica. Oltre che per le sue opere filosofiche, il Colorni ha importanza in quanto uno dei massimi promotori del federalismo europeo: con Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, partecipò alla scrittura del Manifesto di Ventotene di cui curò l’introduzione e la pubblicazione.

Colorni frequentò il Liceo Ginnasio Statale Alessandro Manzoni di Milano. Nel 1926 si iscrisse alla facoltà milanese di Lettere e filosofia. Giuseppe Antonio Borgese e Piero Martinetti furono suoi insegnanti prediletti. Col secondo dei due si laureò in filosofia nel 1930 discutendo una tesi su Sviluppo e significato dell’individualismo leibniziano; a Leibniz dedicherà poi gran parte dei suoi studi. Nel 1928, sotto lo pseudonimo di G. Rosenberg, pubblicò su Pietre, la rivista di Basso, un articolo sull’estetica di Roberto Ardigò. Nel 1930 si accostò al gruppo milanese di Giustizia e Libertà; collaborò in seguito col nucleo giellista torinese, che fa capo prima a Leone Ginzburg e poi a Vittorio Foa.

Nel 1931 compì un viaggio di studi a Berlino: oltre ad incontrare Benedetto Croce e discutere con lui, conobbe la giovane ebrea berlinese Ursula Hirschmann, sorella dell’economista Albert Hirschman, che sposerà nel 1935 e dalla quale avrà tre figlie (Silvia, Renata, Eva). Dal 1931 cominciò a scrivere recensioni e articoli per Il Convegno, La Cultura, Civiltà moderna, Solaria e la Rivista di filosofia di Martinetti. Nel 1932 pubblicò con la società editrice “La Cultura” di Milano uno studio critico a L’estetica di Benedetto Croce. Tra il 1932 ed il 1933 fu lettore d’italiano all’Università di Marburgo; con l’avvento del nazismo tornò in Italia.

Nel 1933, conclusa la tesi di perfezionamento sulla filosofia giovanile di Leibniz, vinse il concorso per l’insegnamento di storia e filosofia nei licei; dopo una prima assegnazione al liceo Grattoni di Voghera, nel 1934 ottenne la cattedra di filosofia e pedagogia all’istituto magistrale Carducci di Trieste; qui conobbe e frequentò, fra gli altri, Umberto Saba (ritratto poi in Un poeta) ed anche Pier Antonio Quarantotti Gambini, Bruno Pincherle ed Eugenio Curiel. Nel 1934, nella collana scolastica che Giovanni Gentile diresse per Sansoni, pubblicò una traduzione della Monadologia di Leibniz, preceduta da una lunga introduzione intitolata Esposizione antologica del sistema leibniziano.

A partire dal 1935 Colorni intensificò il proprio impegno politico specie in campo antifascista. Quando gli arresti del maggio 1935 annientarono il gruppo torinese di Giustizia e Libertà, prese contatto con il Centro interno socialista creato a Milano nell’estate del 1934 da Rodolfo Morandi, Lelio Basso, Lucio Mario Luzzatto, Bruno Maffi e altri. Nell’aprile del 1937, dopo gli arresti di Luzzato e Morandi, Colorni divenne uno dei principali dirigenti del Centro.

Nell’estate del 1937, in occasione del “IX Congresso internazionale di filosofia”, incontrò a Parigi Carlo Rosselli, Angelo Tasca, Pietro Nenni e altri esponenti della direzione del PSI. Con vari pseudonimi, ma soprattutto con quello di Agostini, nel 1936-37 pubblicò importanti articoli su Politica socialista e sul Nuovo Avanti. L’8 settembre 1938, all’inizio della campagna razziale, fu arrestato a Trieste in quanto ebreo e antifascista militante: nell’ottobre successivo vennero pubblicati contro di lui, su Il Piccolo di Trieste e sul Corriere della Sera, alcuni articoli di particolare livore antisemita. Dopo qualche mese di carcere a Varese, fu condannato a cinque anni di confino.

Dal gennaio 1939 all’ottobre 1941 fu confinato nell’isola di Ventotene, dove proseguì i suoi studi filosofico-scientifici e discusse intensamente con gli amici confinati, Ernesto Rossi, Manlio Rossi Doria e Altiero Spinelli: un’eco fedele di quelle discussioni si ritrova nei sette Dialoghi di Commodo, scritti in collaborazione con Spinelli e pubblicati postumi. È di questo periodo la sua adesione alle idee federaliste, elaborate soprattutto da Spinelli e Rossi (nel 1944, con una sua prefazione, Colorni pubblicherà a Roma il Manifesto di Ventotene, redatto da Rossi e Spinelli nel 1941). Nell’ottobre del 1941, grazie anche all’intervento di Giovanni Gentile, ottenne di essere trasferito a Melfi, in provincia di Potenza, dove,nonostante lo stretto controllo di polizia, ebbe contatti con alcuni antifascisti locali..

Il 6 maggio 1943 riuscì a fuggire a Roma dove visse latitante. Si dedicò all’organizzazione del PSIUP, nato dalla fusione del PSI col gruppo giovanile del Movimento di Unità Proletaria. Tra il 27 ed il 28 agosto partecipò a Milano, in casa di Mario Alberto Rollier, alla riunione che diede vita al Movimento federalista europeo. Dopo l’8 settembre svolse a Roma un’intensissima attività nella Resistenza: prese parte alla direzione del PSIUP, fu redattore capo dell’Avanti! e, pur clandestino, s’impegnò a fondo nella ricostruzione della Federazione giovanile socialista e nella creazione della prima brigata Matteotti.

Il 28 maggio 1944, pochi giorni prima della liberazione di Roma, venne fermato in via Livorno da una pattuglia di militi fascisti della banda Koch: tentò di fuggire, ma fu raggiunto e ferito gravemente da tre colpi di pistola. Trasportato all’Ospedale San Giovanni, morì il 30 maggio sotto la falsa identità di Franco Tanzi.

Note biografiche tratte e riassunte da Wikipedia.
https://it.wikipedia.org/wiki/Eugenio_Colorni

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autore:
Eugenio Colorni
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Colorni, Eugenio
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