Dall’incipit del libro:
«Esiste una malattia filosofica? E se esiste, perché chiamarla malattia?»
«Esiste», rispondiamo. «E si chiama malattia perché se ne può guarire».
«Che cosa significa guarirne?»
«Significa trovarsi in uno stato nuovo, nel quale si ha la sensazione di vedere cose che prima non si vedevano, di aver digerito e superato lo stato precedente; in cui i problemi della filosofia hanno ricevuto una soluzione in blocco, perché si è risolto, anzi sciolto, l’atteggiamento che li poneva. E risolvere un problema significa, come tutti sanno, essere in condizione di non porselo piú».
«Ma questo nuovo stato non è anch’esso, in sostanza, filosofia?»
«Il solito ritornello! Chiamatelo filosofia, se vi piace. M’importa che è uno stato posteriore, ulteriore rispetto a quello in cui si sono trovati coloro che sono stati chiamati filosofi; uno stato rispetto al quale quello dei filosofi si presenta come una malattia di cui si è guariti, di cui si conoscono oramai le meschinità e gli infantilismi».

