Eugenio Curiel (Trieste, 11 dicembre 1912 – Milano, 24 febbraio 1945) è stato un partigiano e fisico italiano. È stato capo del Fronte della gioventù per l’indipendenza nazionale e per la libertà, e fu Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria.
Eugenio Curiel nacque, primo di quattro figli, in un’agiata famiglia ebrea.
Dopo aver conseguito la maturità scientifica nel 1929, frequenta a Firenze il biennio di ingegneria, iscrivendosi nel 1931 al Politecnico di Milano ma, avendo più inclinazione per gli studi teorici, dopo pochi mesi si iscrive al corso di laurea in Fisica tenuto nell’Università fiorentina, dove lo zio Ludovico insegna filosofia morale e nella cui casa Eugenio è ospitato.
L’amico Bruno Rossi, che ha vinto la cattedra di fisica sperimentale dell’Università di Padova, lo invita nel 1933 a concludere gli studi nell’Ateneo veneto ed Eugenio accetta, laureandosi il 20 luglio col massimo dei voti e la lode.
Il 1º novembre 1933, accetta una supplenza di Lettere nel ginnasio di Montepulciano; allo scadere della supplenza, tuttavia, ritorna a Padova, dove Bruno Rossi gli aveva procurato, nel febbraio 1934, un incarico di assistente universitario di meccanica razionale. È ancora a Padova che rivede nel 1933 l’amico d’infanzia di Trieste, Atto Braun.
Braun è clandestinamente aderente al Partito comunista e con lui Curiel discute e polemizza In breve, nel 1935, anche Curiel entra a far parte del piccolo, clandestino circolo comunista dell’Università, costituito da Braun, da Guido Goldschmied e da Renato Mieli, e a collaborare, dal 1937, alla pagina sindacale de Il Bò, il giornale universitario di Padova.
In quegli anni il Partito comunista cercava di introdurre propri membri nelle organizzazioni sindacali e studentesche fasciste per attrarli a sé e indirizzare, con la necessaria cautela, aspirazioni e programmi nella direzione di una critica al regime; a questo scopo, Curiel si recò a Parigi nel marzo del 1937 – vi tornerà ancora alla fine dell’anno – dove ha sede il Centro estero del partito, prendendo contatto, fra gli altri, con Emilio Sereni, Ambrogio Donini e Ruggiero Grieco.
Dalle pagine della rivista appoggia le rivendicazioni salariali degli operai e conduce inchieste sulle misere condizioni di vita nelle campagne padovane e si occupa anche di politica estera, condannando le mire espansionistiche della Germania e l’aggressione giapponese alla Cina.
L’espulsione dall’Università, oltre a rendergli difficile guadagnarsi da vivere, rende lui automaticamente sospetto di antifascismo e problematica la sua possibilità di svolgere attività politica illegale. Parte allora per la Svizzera da dove, con l’aiuto del giellista Sergio De Benedetti, raggiunge il Centro estero comunista di Parigi.
Torna in febbraio a Milano, dove abita presso la sorella Grazia. In aprile era nuovamente in Svizzera, poi cercò di entrare clandestinamente in Francia. Fermato alla frontiera, venne rispedito alla polizia svizzera che lo riaccompagnò alla frontiera italiana. Curiel era a Trieste, il 24 giugno 1939, quando la polizia lo individuò e lo arrestò.
Trasferito nel carcere milanese di San Vittore, negli interrogatori nulla rivelò che la polizia già non sapesse; il 13 gennaio 1940 una Commissione penale lo condannò a 5 anni di confino da scontare nell’isola di Ventotene, dove Curiel giunge il 26 gennaio.
Il 25 agosto 1943, a seguito della caduta del Fascismo, Curiel lasciò l’isola. Ritornò a Milano, dove diresse L’Unità clandestina e La nostra lotta e, infine, promosse la costituzione di un’organizzazione unitaria tra i giovani antifascisti di ogni schieramento politico, il Fronte della gioventù per l’indipendenza nazionale e per la libertà. In questo periodo elaborò la sua teoria sulla Democrazia progressiva, considerata il suo più importante contributo teorico all’antifascismo.
Il 24 febbraio 1945 fu riconosciuto per strada a Milano da militi delle Brigate Nere durante un controllo di documenti, grazie ad un delatore. Vistosi identificato, Curiel, che evidentemente non si faceva illusioni sulla sorte che lo attendeva, tentò la disperata mossa della fuga. Sperava probabilmente di riuscire a confondersi tra il via vai della gente. Con uno spintone si discostò dagli uomini che lo fronteggiavano e si lanciò di corsa attraverso piazzale Baracca verso via Enrico Toti. Una raffica di mitra lo colpì ad una gamba, facendolo stramazzare al suolo. Curiel si rialzò e riprese la corsa ma venne raggiunto da una serie di raffiche che lo abbatterono al suolo.
Note biografiche tratte e riassunte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Eugenio_Curiel
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- Scritti 1935-1945
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