La Lettera agli onesti di tutti i partiti fu pubblicata nel giugno del 1895 sul Secolo di Milano (in un apposito supplemento) e sul Don Chisciotte di Roma, nel pieno di un battaglia parlamentare che riguardava episodi di corruzione e concussione dei quali era accusato il primo ministro Francesco Crispi. Il clamore suscitato dall’intervento di Cavallotti fu grande all’interno del Parlamento e nella società intera. Questo non valse ad ottenere le dimissioni del Crispi, il quale rimase al potere ancora per un anno ed ebbe così modo di condurre lo stato italiano al disastro della battaglia di Adua.
Dall’incipit del libro:
Scrivo queste pagine con disgusto, con rivolta dell’anima: ma le scrivo colla coscienza serena, dopoché per più giorni, tentando il possibile, resistendo a provocazioni che avrebbero stancata la pazienza di un santo, ho sperato di evitare a me stesso la fatica amara di doverle scrivere. Tentativo di speranza di cui nessun merito avrei, se proseguissi un qualunque interesse mio o mi tentasse qualsiasi povera ambizione: perché sol chi vuol salire, naturalmente desidera trovar meno aspri i gradini. Ma, finito appena sia il compito, che verso il Paese m’imposi, so di poter dimostrare la mia ambizione sola qual era, e invoco l’ora di poter in altr’aria, fra ben altre memorie, rifarmi dell’aria respirata fin qui.


