Francesco Cerlone fu autore teatrale fra i più prolifici.

Nato a Napoli nel 1722 proveniva ad una famiglia di artigiani; fu tessitore e ricamatore. Attratto fin da giovane dal teatro popolare che aveva per scenario le piazze della sua città, nel 1755 si aggregò ad una compagnia di comici e abbandonò Napoli e il suo mestiere.

Durante questa prima esperienza ripensò all’arte scenica dei suoi tempi, spesso affidata alla capacità di improvvisazione degli attori soprattutto nelle rappresentazioni destinate al pubblico più umile; a questo Cerlone preferiva un teatro basato su un testo drammatico definito e rigidamente interpretato.

Nella prefazione ad una delle sue opere l’autore scrive che iniziò solo nella maturità a mettere per iscritto le sue idee e che per questo ci volle tutta l’arte persuasiva della più superba attrice del teatro napoletano dell’epoca; ciò che è certo per la critica è che Cerlone dovette sfidare sé stesso e i suoi contemporanei per superare il suo iniziale svantaggio sociale e culturale.

L’ammiratissimo Goldoni aveva commentato aspramente la traduzione in dialetto napoletano che Cerlone aveva intrapreso di alcune sue commedie “Se sei ricamator come poeta / Poveri drappi e sventurata seta“. Queste parole danno il segno di quale potesse essere l’accoglienza riservata ai suoi lavori presso classe intellettuale e nell’ambiente teatrale dei suoi tempi.

Nel 1775, a conclusione del decennio più prolifico della sua stagione artistica, Cerlone decise di abbandonare per alcuni mesi le scene proprio per l’amarezza che gli aveva dato misurarsi con simili giudizi “Compatitemi, la mia opera è terminata. Ho scritto meglio (più) di cento commedie per la prosa e per la musica, le ho messe in prova, ho assistito trepidante alla loro sorte, ed ora dico addio alle scene…”.

Nelle sue commedie Cerlone ha voluto prendere le distanze dai modi della commedia dell’arte, abbandonando gli accostamenti preordinati di personaggi buffi e contesti popolari; a suo modo aveva desiderato contaminare i generi, scegliendo quali scenari delle sue pièce le ambientazioni fantastiche caratteristiche del romanzo d’avventura ed erotico settecentesco. Le sue commedie scontano però una grande monotonia di fondo in cui le battute irte di esclamazioni e affettazioni costruiscono un intreccio esile e ripetuto fatto di intrighi e amori.

Cerlone lavorava alle sue opere con un ritmo incessante, incalzato dalle tante compagnie teatrali che richiedevano i suoi lavori, e per questo talvolta mortificava l’elaborazione dei suoi progetti che talvolta finivano per mettere in scena situazioni incongrue come quella di servette napoletane al servizio dell’imperatore della Cina o altre simili frammistioni.

La forza della sua arte doveva risiedere piuttosto nella sua abilità di regista e nella grandiosità delle sue rappresentazioni che il pubblico non mancò mai di onorare; e la vivacità spontanea della sua prosa si può cogliere nelle parti in puro dialetto, sfuggite agli stereotipi linguistici che Cerlone si era autoimposti.

Nel 1778 veniva pubblicata, in 14 volumi, l’edizione completa delle sue opere: cinquantasei commedie in prosa e dieci libretti d’opera buffa con cui Cerlone ha dato certamente il più numeroso contributo al teatro comico napoletano del Settecento.

L’ultima opera conosciuta di Cerlone è databile al 1783, dopo questa data non si hanno notizie certe dell’autore.

Il gusto teatrale dell’Ottocento, l’abbandono dell’esotismo, lo spostarsi della scena nei salotti borghesi e dell’interesse nella personalità e nella complessità dei personaggi determinarono l’oblio della sua arte. Ma pur nella brevità della sua fortuna va riconosciuto a Francesco Cerlone di aver cercato di contaminare il teatro per come lo conosceva con altri generi letterari aprendolo a correnti nuove; ma soprattutto di aver preparato il successo del teatro napoletano dell’Ottocento; fu lui infatti, convinto dell’esaurirsi della proposta della Commedia dell’arte, ad aver voluto che il teatro popolare si affidasse a testi scritti, ad una preparazione rigorosa dell’opera e delle scene.

Fonti:

Note biografiche a cura di Arianna Terzi, Libera Biblioteca PG Terzi.

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • Il finto medico
    O sia La malizia donnesca. Commedia
    Il finto medico appartiene al numero delle tante commedie dell’autore napoletano ispirate al teatro di Goldoni e che rappresentano il tentativo di emancipazione di Cerlone dai tipi della commedia dell’arte.
 
autore:
Francesco Cerlone
ordinamento:
Cerlone, Francesco
elenco:
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