In L’eredità Ferramonti (1884), primo romanzo di un progettato ciclo dal titolo Vita romana, l’autore cerca di realizzare uno spaccato della neocapitale attraverso la storia di una famiglia di commercianti; le vicende private dei Ferramonti si intrecciano con quelle politiche e finanziarie della città, realizzando un affresco a fosche tinte in cui dominano corruzione morale e ambizione politica. Meno successo ebbe il romanzo La colpa di Bianca (1884).
Note a cura di Daniela Gangale.
Dall’incipit del libro:
I.
Da Piazza di Ponte a Campo di Fiori, padron Gregorio Ferramonti godeva la notorietà e la considerazione di un uomo, che si ritiene quasi milionario. Aveva costruito da sé la propria fortuna. Dei vecchi lo rammentavano ancora cascherino di Toto Setoli, un fornaio al Pellegrino, che lo aveva raccolto per carità. Poi il cascherino era passato garzone di banco; poi era andato ad aprire un buco di bottega, di faccia appunto all’antico padrone. Gli rubava la clientela, dopo avergli rubato i quattrini per fargli quella figuraccia. E da quel momento, la sua barca aveva sempre avuto, come si dice, il vento in poppa.


