Dall’incipit del libro
Se queste mie note vedranno un giorno la luce è perché io ebbi la precauzione di metterle in salvo prima che i tedeschi, con un basso tranello, si fossero impadroniti della mia persona. Non era nelle mie intenzioni – allorché redigevo questi frettolosi appunti – di darli alle stampe così come erano: intendevo piuttosto fissare eventi, particolari, dati, che un giorno avrebbero dovuto servirmi, se il Cielo mi avesse concesso una serena vecchiaia, quali elementi per scrivere i ricordi della mia vita. Non costituiscono dunque un libro, ma piuttosto la materia prima con la quale il libro avrebbe dovuto più tardi venir composto.
Ma forse in questa stessa scheletricità, nella assoluta mancanza di superfluo è il pregio di questi miei diari. Gli avvenimenti sono in essi fotografati senza ritocco, e le impressioni sono le prime, le più genuine, prima che la critica o il senno di poi abbiano potuto esercitare la loro influenza. Ero solito annotare i fatti salienti giorno per giorno, ora per ora, e forse si potranno trovare talvolta ripetizioni o contraddizioni, così appunto come spesso la vita si ripete o si contraddice.
Certamente se il tempo per sviluppare queste note non mi fosse repentinamente mancato, avrei voluto, sulla base di altri documenti o di miei personali ricordi, ampliare le cronache di certe giornate che hanno avuto un peso singolare e drammatico nella storia del mondo. Avrei, con maggior ricchezza di particolari, voluto fissare responsabilità di uomini e di governi. Ma ciò ormai mi è impossibile, anche se alla mente si affollano, in queste mie ore estreme, tanti elementi che vorrei non venissero ignorati da chi dovrà domani giudicare.

