L’osteria volante (The Flying Inn) è un romanzo di G. K. Chesterton, pubblicato per la prima volta nel 1914. La vicenda è ambientata in un’Inghilterra futura dove un’alleanza tra l’Islam e i grandi poteri economici porta all’introduzione di norme ispirate alla legge coranica, che, tra le altre cose, mettono fuori legge gli alcolici.
Humphrey Pump, oste inglese, è costretto a chiudere la sua attività dalle nuove leggi restrittive sulla vendita degli alcolici. Formato un sodalizio con l’erculeo capitano irlandese Patrick Dalroy, i due iniziano i loro viaggi portandosi dietro solo una botte di rum, una forma di cacio e l’insegna della taverna, “La vecchia nave”. I due vagano piantando l’insegna e distribuendo alcolici sotto di essa; sfruttando ambiguità della legge, riescono sempre a sfuggire all’arresto e alle trame ordite da Lord Ivywood, parlamentare sostenitore del proibizionismo invocato dall’ideologo musulmano Mysisra Ammon. Le vicende di Lord Ivywood e del suo gruppo di aristocratici e intellettuali (tra cui il poeta Dorian Wimpole, che finirà per appoggiare la causa dell'”Osteria volante”, e Lady Joan, che nutre sentimenti contrastanti per il cugino Ivywood) si intrecciano a più riprese con le avventure rocambolesce di Delroy e Pump. Lo smascheramento dell’ipocrisia degli aristocratici, che negano il consumo di alcolici al volgo ma ne assumono tramite i contatti con il direttore corrotto di una catena di farmacie, dà il via a un’insurrezione popolare che si conclude con una battaglia tra i rivoltosi inglesi, capitanati dai protagonisti, e un contingente di soldati turchi, guidati tra gli altri dallo stesso Ivywood.
La scena finale vede Delroy e Lady Joan, felicemente fidanzati, visitare Lord Ivywood, reso pazzo dall’hybris del suo sforzo superomistico.
L’opera, ricca di avventure inverosimili e definita dall’autore stesso un'”arlecchinata”, è caratterizzata da un tono umoristico e spensierato, che si realizza in situazioni comiche e frequenti giochi di parole (a partire dal nome stesso di Humphrey Pump). Sono presenti nel testo numerose poesie e canzoni, spesso presentate come improvvisazioni estemporanee dei personaggi. Anche in questo lavoro, tuttavia, Chesterton non rinuncia ad esprimere il suo pensiero, ironizzando con il suo stile epigrammatico su movimenti e teorie artistici, sociali e politici.
Note tratte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/L’osteria_volante
Dall’incipit del libro:
Il mare aveva preso una tinta di un verde-pallido e il pomeriggio aveva già sentito il tocco di fata della sera, quando una giovane donna, dai capelli neri, vestita artisticamente, in un abito tutto increspato, color rosso-rame, camminava con un’aria distratta lungo il viale di Pebbleswick-sul-Mare, strascicando il parasole e fissando il lontano orizzonte. Essa aveva un motivo per guardare all’estremo lembo del mare, motivo che molte giovani donne hanno avuto nella storia del mondo. Ma nessuna vela era in vista!
Sulla spiaggia, sotto il viale, v’era una successione di piccoli gruppi di bagnanti, che facevano circolo intorno ai soliti oratori delle stazioni balneari – negri e socialisti, ciarlatani e predicatori evangelici. C’era un uomo che lavorava intorno a delle scatole di cartone, e la gente stava lì ad osservarlo per delle ore, nella speranza di poter scoprire che diavolo facesse. Vicino a lui ce n’era un altro in cilindro, con una grossissima Bibbia e una piccolissima moglie, la quale se ne stava silenziosa al suo fianco, mentre egli dava pugni nell’aria contro la eresia del «Sublapsarianismo Milniano» così diffuso nelle stazioni di bagni alla moda. Non era facile seguirlo, perchè egli era eccitatissimo, ma, di tanto in tanto, le parole «i nostri amici sublapsariani»1 ricorrevano nella sua eloquenza con un tono di lamentazione ironica.

