Dall’incipit del libro:
Chi scrisse questi versi era nato poeta, avea nelle vene il sangue della greca poesia. L’isola natale che così sonante gli rifioriva nel verso eraglisi trasmutata dal vero in questa splendida visione, per la lettura degli antichi poeti. Il paganesimo, che nella maggior parte degli scrittori contemporanei d’Ugo si componeva di reminiscenze di scuola e di precetti accademici, era in lui un sentimento così vivo e profondo, che egli allorchè, parlando dei suoi colli materni, diceva: «Ivi fanciullo – La Deità di Venere adorai», diceva una cosa essenzialmente vera; tanto vera, che gli effetti di quella soverchia adorazione lo tormentarono per tutta la vita.
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