Guido Cremonese nacque a Cagliari il 6 dicembre 1875.
Si laureò a Roma in medicina e chirurgia nel 1901. Iniziò a esercitare la professione come medico condotto a Subiaco e poi come libero esercente in Roma.
Ebbe incarico dal Ministero dell’interno di condurre ricerche sulla malaria, incarico che mantenne dal 1906 al 1910. Nel 1911 fu nominato medico circondariale e nel 1912 fu incaricato di tenere un ciclo di conferenze di igiene per i maestri della provincia di Roma. Nel 1913 fu nominato medico provinciale e nello stesso anno medico del comune di Roma per l’Agro romano.
Con d.m. del 26 luglio 1920 fu abilitato alla libera docenza in Igiene e patologia medica presso l’Università di Roma, con dissertazione sul tema: “Le questioni pratiche controverse nella profilassi della malaria” nella quale si associava all’opinione dei malariologi che, riconoscendo al chinino solo la qualità di mezzo curativo dell’infezione malarica, si rivolgevano soprattutto alla ricerca dell’immunizzazione mediante altre combinazioni farmacologiche. Nel 1923 infatti riprese la terapia mercuriale, che già aveva praticato nel campo clinico.
La convinzione di Cremonese prendeva origine dalla constatazione che i luetici che avevano seguito cure mercuriali rimanevano immuni dalla malaria. Per questo tentò di applicare, fin dal 1917, alla malaria gli stessi criteri correnti per la cura della sifilide, cioè mirando ad ottenere la saturazione mercuriale dell’organismo. Tale tentativo di immunizzazione era stato poi da Cremonese perfezionato abbinando il mercurio, somministrato con iniezioni intramuscolari, con l’antimonio. Questo preparato era denominato “smalarina”. La richiesta di Cremonese al Ministero dell’interno di eseguire sperimentazione ufficiale sul farmaco per stabilirne l’efficacia portò alla domanda, da parte del Ministero, di pronunciamento della Commissione per lo studio della cura radicale della malaria.
Il pronunciamento avvenne nella seduta del 14 maggio 1919 e diceva “che non convenisse, allo stato della questione, favorire con sanzioni e mezzi di Stato un tentativo che poteva prestare inconvenienti”. Non fu posto tuttavia alcun ostacolo né limitazione alla commercializzazione e all’uso della smalarina che poteva essere usata dai medici senza restrizioni di alcun tipo.
Dal 1925 al 1929 il metodo “Cremonese” fu adoperato nell’ambito delle bonifiche condotte dall’Opera Nazionale Combattenti, il cui presidente era Nasalli Rocca e il direttore tecnico Giacomo Peroni, il quale aveva sperimentato il metodo Cremonese nella vallata del Niger su incarico del governo francese. La sperimentazione iniziò nel dicembre 1925 e fu chiusa a fine marzo 1926. Su 23 profilassati con il metodo Cremonese nessuno contrasse la malaria. Nello stesso arco di tempo su 120 profilassati con il chinino 79 contrassero la malaria. Le condizioni di vita degli individui sottoposti alla sperimentazione erano identiche.
Tra i medici che condussero in quel periodo la lotta alla malaria usando la smalarina si possono ricordare Mario Alessandrini, Vincenzo De Pirro, Renato Giordano, Pietro Verdesca-Zain. Nel biennio 1927-28 fu condotta una sperimentazione anche in Puglia, nell’ambito della bonifica di Stornara. Le conclusioni del prof. Peroni e del prof. Filippo Neri, incaricato dall’Università di Bari in quanto esperto di malariologia a seguire la sperimentazione, furono tutt’altro che concordi. La sperimentazione ulteriore fu affidata quindi alla Stazione sperimentale per la lotta contro la malaria, diretta dal prof. Alberto Missiroli. Il 6 dicembre 1930 il prof. P. Canalis presentò la relazione su tale sperimentazione e il prof. Missiroli affermò che “la smalarina non aveva influito sul decorso dell’epidemia malarica”.
Quando la lotta antimalarica fu assunta dalla Croce Rossa Italiana l’impiego della smalarina fu accantonato con determinazione del 18 gennaio 1930 del commissario governativo V. Orsolini Cencelli e il lavoro di sperimentazione definitivamente concluso.
Nel frattempo Cremonese ruppe i rapporti con la società Consorzio neoterapico nazionale, accusandola di comparaggio e riservandosi di far preparare la smalarina da altro istituto. Il laboratorio chimico della direzione generale di sanità analizzando campioni di smalarina di provenienza diversa (quelli utilizzati a Stornara forniti dall’ONC, quelli prodotti dalla ditta Troccoli, e campioni inviati dalla Sardegna dal prof. Missiroli) riscontrava differenze quantitative significative sia tra i vari campioni tra loro sia in rapporto a quanto dichiarato in etichetta.
Cremonese era stato nominato Direttore dell’Istituto biologico italiano; decadde dalla libera docenza con d.m. 14 novembre 1929 “non avendola esercitata senza legittimo impedimento”.
Nel 1923 aveva pubblicato Biologia sociale nel quale si sforza di applicare alla vita sociale leggi dedotte dalla biologia o da altre scienze. A tale scopo formula 15 leggi base della “biologia sociale” o della “scienza politica”. Queste leggi spaziano dalla “legge della gravitazione universale” (tramite questa legge applicata agli individui umani si dà una bizzarra spiegazione sulla formazione di caste, classi, partiti), alla legge di “fatalità” che cerca di confutare il “caso” sostituendolo con cause lontanissime nel tempo che risalgono all’origine della vita sulla terra. L’analisi di questo testo merita certamente un approfondimento maggiore e in questa direzione va inquadrata la ricerca che è stata recentemente condotta da Nicola Battelli nella sua tesi di laurea del 2012.
All’inizio degli anni ’30 Cremonese, colpito dagli studi di Alexander Gurwitsch sulle interazioni a distanza di due sistemi viventi e dalle ricerche di Gabor e Reiter che nel loro testo Zelteilung und Strahlung [Divisione cellulare e radiazioni], si applica a un campo di studi per lui inedito. Si dedica a studiare la possibilità di evidenziare e registrare possibili radiazioni emesse da sostanze organiche vive. Pubblica quindi, nel 1930, Radiazioni dalla materia vivente e loro fotografia e I raggi della vita fotografati.
In questi testi spiega la sua sperimentazione e il metodo per ottenere le immagini fotografiche che dovrebbero dimostrare l’emissione di un “qualcosa” da parte della materia vivente in determinate condizioni. Cremonese dedicò poi al tentativo di finalizzare questi studi all’elaborazione di un pratico sistema diagnostico per i tumori, fondato sul fatto da lui riscontrato che il tumore maligno emette “radiazioni mitogenetiche” al contrario di quelli benigni che non ne emettono.
La sua entusiastica adesione al nazismo, visto come mezzo per la distruzione della plutocrazia impersonata, a suo modo di vedere, dall’Inghilterra, e l’esaltazione della figura di Hitler [“la figura gigantesca di Adolfo Hitler sorge improvvisamente nella storia come quella di un profeta” scrive nelle pagine finali di La macchina del destino, pubblicato nel 1941] contribuirono non poco a porre la figura di Guido Cremonese in posizione di totale dimenticanza.
Morì a Cagliari il 20 novembre 1949.
Fonti:
- G. Peroni, Malaria. Profilassi e cura in quattro anni di continuate esperienze antimalariche in bonifiche dell’Opera Nazionale Combattenti, s.l. Tip. dell’Istituto biochimico italiano, 1933.
- G. Peroni, Campagna antimalarica dic. 1925-dic. 1926, in “Medicina Nuova” 1927 n. 7.
- N. Battelli, Alessandro Canestrini, un pioniere della sociobiologia tra scienza e divulgazione. Verona, 2012
- F. Boccini, E. Ciccozzi, M. Di Simone, Nella Eramo, Fonti per la storia della malaria in Italia. Pubblicazioni degli archivi di Stato – Strumenti CLVI. Ministero per i beni e le attività culturali – direzione generale per gli archivi, 2003.
- R. Volterri, Gli stregoni della scienza, s.l. 2015
Ringrazio Michele De Russi che ha determinato con certezza la data di morte di Guido Cremonese.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- La macchina del destino
Scritto circa vent’anni dopo il suo Biologia sociale questo testo non fa che radicalizzarne l’impostazione discutibile di fondo. Cercando una base biologica del comportamento umano, la sociobiologia compie l’errore di voler identificare basi genetiche della natura umana unificando determinismo e potenzialità. La base genetica del comportamento – aggressione, xenofobia, predominio del maschio – va vista in realtà come epifenomeno di regole di generazione che sono molto ampie e in profondità. - Le novelle dello scettico
L’idealismo che fondamentalmente forma il substrato di queste novelle, in linea con il temperamento e le idee del Cremonese, non cancella tuttavia del tutto i pochi pregi di originalità e di schiettezza di sentimenti. Sono però evidenti e stridenti gli sforzi che l’autore fa per accentuarli sconfinando e rigirandosi nello scetticismo (da cui il titolo) e in un cinismo preconcetto. - I raggi della vita fotografati
Negli anni ’20 del secolo scorso il biofisico di origine russa Alexander Gavrilovich Gurwitsch insieme alla moglie biologa sperimentò in modo sistematico sulla possibilità che il “vivente” emettesse radiazioni “mitogenetiche” (cioè in grado di favorire la mitosi, quindi lo sviluppo). Guido Cremonese espone in due testi in rapida successione, Radiazioni dalla materia vivente e loro fotografia e questo I raggi della vita fotografati, i risultati della sua verifica fotografica delle ipotesi di Gurwitsch ottenendo effettivamente, con un protocollo accurato e descritto in maniera esauriente, risultati sorprendenti.