Joseph Conrad, il cui vero nome fu Józef Teodor Konrad Korzeniowski, nacque il 3 dicembre 1857 a Berdyczów oggi città dell’Ucraina. Era l’unico figlio di Apollo Korzeniowski (1820-1869) il cui nome completo – ricavato dal certificato di matrimonio di Conrad – fu Joseph Theodore Apollonius Korzeniowski, e di Ewelina (o Ewa) Bobrowska (1832-1865): entrambi erano appartenenti alla cosiddetta “szlachta” polacca che era la casta che riuniva aristocrazia e nobiltà. Infatti lo stemma dei Korzeniowski portava il nome araldico Nałęcz, che era utilizzato dalle famiglie “szlachta” associate nel Regno di Polonia e nel Commonwealth polacco-lituano. Dopo una serie di spartizioni (nel 1772, 1793 e 1795) la Polonia era stata annessa dalla Prussia e dall’Austria-Ungheria a ovest e dalla Russia a est, cosicché, al momento della nascita di Conrad, il paese era praticamente scomparso dalla mappa dell’Europa.
Suo padre e sua madre, ferventi patrioti polacchi, erano oppositori delle oppressive condizioni imposte dalle autorità russe. Apollo, che sosteneva la liberazione dei servi e l’indipendenza nazionale, fu arrestato, e nel 1862 lui e sua moglie furono condannati all’esilio nella remota provincia russa di Vologda; il figlio Joseph di quattro anni appena compiuti dovette andare con loro. Ewa morì di tubercolosi dopo tre anni d’esilio. Apollo, anch’egli colpito dalla stessa malattia, morì dopo quattro anni di vedovanza; il suo funerale, il 26 maggio 1869, divenne una grande manifestazione patriottica: i polacchi non avevano dimenticato la spietata repressione della rivolta del 1863. Lo zio materno di Joseph Conrad, Tadeusz Bobrowski, abile e facoltoso proprietario terriero, divenne tutore dell’orfano e lo sostenne moralmente e finanziariamente per molti anni. A questa educazione polacca può essere ricondotta la successiva e costante preoccupazione di Conrad per i temi dell’isolamento, dei contrasti e dei turbamenti per la salvaguardia dell’onore e della disillusione politica.
Il percorso di studi di Conrad, rimasti comunque incompleti, fu irregolare. Suo padre gli diede le prime lezioni; sembra poi che abbia frequentato una scuola “di base” a Cracovia e, per breve tempo, un ginnasio a Lemberg (Leopoli); seguì inoltre lezioni private impartite da Izydor Kopernicki – medico e primo polacco professore di antropologia – e Adam Pulman. Per certo si appassionò alla letteratura di viaggio e di esplorazione, e questo lo spinse a sognare di diventare un marinaio.
Nel 1874 il sedicenne Conrad lasciò la Polonia per raggiungere la Francia e in particolare Marsiglia. Lo zio lo aveva affidato alla custodia di un polacco che lavorava nella marina mercantile francese. Frequentò una famiglia di armatori, i Delestang, e un gruppo di scrittori e di bohémiens che conobbe nei caffè di Marsiglia. Acquisì quindi esperienza marittima, navigando per molti anni l’Atlantico come passeggero nel Mont-Blanc e come steward sul Saint Antoine. In seguito raccontò che durante questo periodo partecipò a una spedizione di armi da fuoco per i conservatori colombiani, e affermò anche di aver contrabbandato armi con la nave a due alberi Tremolino dirette ai legittimisti-carlisti spagnoli.
Nel 1878 Conrad tentò il suicidio con una pistola, ferendosi al petto, perché era indebitato per il gioco d’azzardo a Montecarlo. Ma forse un altro fattore che lo portò a questa decisione potrebbe essere stato il riconoscimento che, in quanto suddito russo, poteva prestare servizio legalmente su navi francesi solo con il permesso del console russo; e, poiché era inadempiente nei riguardi del servizio militare imperiale, era improbabile che tale permesso potesse essere concesso.
Ma l’intervento dello zio, che pare giunse da lui urgentemente trovandolo in cattivo stato a letto, affettuoso ma risoluto, lo decise a un nuovo trasferimento e a una vita più responsabile. Infatti l’anno successivo si recò in Inghilterra ed entrò nella marina mercantile britannica. Inizialmente trovando occupazione come mozzo su una nave costiera, la Skimmer of the Sea, trovò poi un posto sul Duke of Sutherland, nave per il trasporto della lana, che faceva la spola tra Londra e Sydney.
Nei successivi sedici anni, compiendo numerosi viaggi su navi che andavano da eleganti tre alberi ad arrugginiti piroscafi, salì di grado: terzo ufficiale, secondo ufficiale, comandante. Nel 1886 non solo ottenne il diploma di capitano, ma prese anche la nazionalità britannica.
I suoi viaggi e gli approdi (a Bombay, Singapore, Celebes, Borneo, Mauritius e altri luoghi) dovevano essere spesso ricordati nelle sue opere, che rendono omaggio all’eroismo marittimo in un’epoca in cui le morti in mare erano all’ordine del giorno. Fece naufragio quando la decrepita barca Palestine prese fuoco e affondò vicino a Sumatra, un evento da ricordare romanticamente nel racconto Youth; e le sue esperienze come capitano del veliero Otago, che navigava tra Bangkok, Melbourne e Mauritius, hanno fornito le basi per The Secret Sharer, A Smile of Fortune e The Shadow-Line.
Un deprimente viaggio africano nello Stato libero del Congo nel 1890, quando viaggiò via terra e su un battello a vapore, sarebbe stato ricordato e rivisitato con grande energia nel suo capolavoro Cuore di tenebra. Questa esperienza gli consentì di prendere coscienza della corruzione colonialista e in seguito collaborò con Roger Casement e E. D. Morel nella loro campagna internazionale contro la crudeltà del regime belga nei confronti degli africani.
Ma via via che il vapore andava sostituendo la vela come mezzo di locomozione per le navi e queste diventavano sempre più grandi ed efficienti, Conrad incontrò difficoltà nel trovare un impiego commisurato alle sue qualifiche e la sua carriera marittima si esaurì nel 1894. I successivi tentativi di tornare in mare si rivelarono infruttuosi. Ma dal punto di vista economico la cospicua eredità lasciata dallo zio Tadeusz Bobrowski, gli facilitò il cambiamento di rotta nella sua di carriera.
Nel tempo libero Conrad aveva lavorato al suo primo romanzo, La follia di Almayer. Su consiglio di W. H. Chesson e Edward Garnett, questo fu accettato dall’editore T. Fisher Unwin e pubblicato nel 1895. Le recensioni furono numerose, spesso articolate; sebbene fossero contrastanti, quelle positive erano predominanti. “The Spectator”, sottolineando le suggestioni delle atmosfere suggerite da quest’opera ambientata nel Borneo, profetizzò che Conrad sarebbe potuto diventare “il Kipling dell’arcipelago malese” (19 ottobre 1895). Prima di quella prima pubblicazione, Conrad aveva iniziato An Outcast of the Islands, apparso nel poi 1896, ancora prima della pubblicazione di La follia di Almayer; ancora una volta, le recensioni erano nel complesso sufficientemente elogiative per rafforzare la sua scelta di percorrere la carriera letteraria.
Aveva già costruito una forte identità come scrittore di narrativa esotica e avventurosa concretizzata attraverso una mente sofisticata, ironica, scetticamente riflessiva, un’acuta consapevolezza politica e un virtuosismo stilistico caratteristico. I suoi temi ricorrenti erano l’isolamento umano, la solidarietà sempre contrastata, la vanità delle aspirazioni romantiche, la miopia del pregiudizio razziale e il riconoscimento che la lealtà a un principio può comportare il tradimento di un altro.
Seguirono poi alcune “false partenze”. Conrad iniziò The Sisters, di cui solo la parte iniziale fu completata, e The Rescuer (in seguito The Rescue), un romanzo che si rivelò così complesso che Conrad impiegò più di vent’anni per completarlo. Tra il 1896 e il 1897 pubblicò su riviste quattro racconti molto diversi tra loro (Karain, The Lagoon, The Idiots, e il capolavoro satirico An Outpost of Progress) che, con la ponderosa storia analitica The Return, andarono a comporre il volume Tales of Unrest, pubblicato nel 1898.
Il 24 marzo 1896 Conrad sposò Jessie Emmeline George (1873-1936), una dattilografa, figlia di Alfred Henry George, libraio. I loro due figli, Borys e John, nacquero nel 1898 e nel 1906, durante il periodo in cui Conrad abitava a Pent Farm, vicino a Hythe nel Kent. Jessie dimostrò di essere in grado di controbilanciare assai bene il carattere del marito sempre molto nervoso e volubile; le sue memorie successive hanno fornito scorci rivelatori del comportamento di Conrad a volte nevrotico, irascibile ed eccessivamente esigente.
Tra gli amici e i conoscenti di Conrad durante il primo decennio della sua carriera letteraria troviamo Edward Garnett (il più perspicace e persuasivamente entusiasta tra i suoi recensori), Edward Sanderson, H. G. Wells, Stephen Crane, John Galsworthy e Ford Madox Hueffer (dal 1919 Ford Madox Ford). Un’amicizia particolarmente importante fu con R. B. Cunninghame Graham, l’aristocratico socialista e avventuriero. William Blackwood, il proprietario dell’”Edinburgh Magazine di Blackvood”, si dimostrò un editore estremamente disponibile.
Garnett descrive così il Conrad di questo tempo:
«Il mio ricordo è di un uomo dai capelli biondi, basso ma estremamente aggraziato nei suoi gesti nervosi, con occhi brillanti, ora socchiusi e penetranti, ora morbidi e caldi, con un modo attento ma dolce, il cui discorso era accattivante, cauto e brusco contemporaneamente. Non avevo mai visto prima un uomo così virilmente acuto eppure così femminilmente sensibile».
Il periodo più importante di Conrad come scrittore si estende dal 1897 al 1911. Comprende The Nigger of the ’Narcissus’ (pubblicato prima a puntate e poi in volume nel 1897), Youth (a puntate nel 1898), Lord Jim (a puntate tra il 1898-9 e in volume nel 1899), Heart of Darkness (a puntate nel 1899), Youth (un volume contenente Youth, Heart of Darkness e The End of the Tether pubblicato nel 1902), Typhoon (a puntate e in volume nel 1902), Nostromo (a puntate e in volume nel 1904), The Secret Agent (a puntate e in volume nel 1907), The Secret Sharer (a puntate e in volume nel 1910) e Under Western Eyes (a puntate e in volume nel 1911). Questo è un periodo di sorprendente varietà e ricchezza. Under Western Eyes fu persino paragonato e talvolta considerato superiore a Delitto e castigo di Dostoevskij. Heart of Darkness o Nostromo da soli sarebbero bastati a far guadagnare a Conrad una fama duratura; ma questa immensa sequenza di opere (così riccamente descrittiva e moralmente complessa) conferma la sua statura di uno dei più grandi scrittori di narrativa – e probabilmente il più grande romanziere politico – di lingua inglese.
Sebbene la prosa di Conrad fosse occasionalmente guastata da errori grammaticali o idiomatici (in particolare in gallicismi involontari), generalmente la sua padronanza di stili che andavano dal colloquiale al lirico era audacemente efficace. Un colorato passaggio di “poesia in prosa” ritmica, assonante e allitterativa che divenne famoso (e sarebbe stato parodiato da E. M. Forster) fu la descrizione della nave in fiamme in Youth:
«Between the darkness of earth and heaven she was burning
fiercely upon a disc of purple sea shot by the blood-red play
of gleams: upon a disc of water glittering and sinister. A
high, clear flame, an immense and lonely flame, ascended
from the ocean, and from its summit the black smoke
poured continuously at the sky. She burned furiously;
mournful and imposing like a funeral pile kindled in the
night, surrounded by the sea, watched over by the stars. A
magnificent death had come like a grace, like a gift, like a
reward to that old ship at the end of her laborious days.
[Tra l’oscurità della terra e del cielo ardeva
ferocemente su un disco di mare viola colpito dal gioco rosso sangue
di bagliori: su un disco d’acqua luccicante e sinistro. Una
fiamma alta, chiara, una fiamma immensa e solitaria, ascese
dall’oceano, e dalla sua sommità il fumo nero
riversato continuamente verso il cielo. Bruciava furiosamente;
dolente e imponente come un rogo funebre acceso nella
notte, circondato dal mare, vegliato dalle stelle. Una
magnifica morte era venuta come una grazia, come un dono, come una
ricompensa per quella vecchia nave alla fine dei suoi faticosi giorni.]»
Per i lettori più moderni sono state particolarmente apprezzate le sardoniche descrizioni antimperialiste in Heart of Darkness; Per esempio:
«Once, I remember, we came upon a man-of-war anchored off
the coast. There wasn’t even a shed there, and she was
shelling the bush. It appears the French had one of their
wars going on there abouts. Her ensign drooped limp like a
rag: the muzzles of the long six-inch guns stuck out all over
the low hull: the greasy, slimy swell swung her up lazily and
let her down, swaying her thin masts. In the empty
immensity of earth, sky, and water, there she was,
incomprehensible, firing into a continent.
[Una volta, ricordo, ci imbattemmo in una nave da guerra ancorata al largo della costa. Non c’era neppure una tettoia, lì, e stava cannoneggiando i cespugli. Sembrava evidente che i francesi stessero combattendo una delle loro guerre da quelle parti. La sua bandiera pendeva floscia come uno straccio; le bocche dei lunghi cannoni da sei pollici sporgevano da tutta la parte bassa dello scafo; l’onda lunga, untuosa, viscida e fangosa, la sollevava pigramente e la lasciava ricadere, facendo oscillare gli alberi sottili. Nella vuota immensità di terra, cielo e acque, era là, che sparava, incomprensibile, contro un continente.]»
Conrad imparò a coniugare un tagliente realismo con una ambiguità calcolata e una ben orchestrata tematica. La sua padronanza delle prospettive gli permise di presentare un individuo sofferente ora come il centro vitale dell’universo e ora come non più prezioso di una goccia d’acqua nell’oceano. Ripetutamente le tensioni nella sua stessa natura hanno trovato espressione nelle interpretazioni di una stretta interazione tra un personaggio centrale e una figura sovversiva, come nei rapporti tra Marlow e Jim, Marlow e Kurtz, il capitano e Leggatt, o Razumov e Haldin. Apprezzava lo “psicopolitico”, ritraendo eventi che erano allo stesso tempo psicologici e politici illustrati dallo squilibrio di Kurtz o dalla sottile corruzione di Gould. Metteva alla prova i valori tradizionali e spesso questa prova li portava al fallimento. Se la sua originalità ha deliziato intenditori come Wells (almeno per un periodo), Garnett, Cunninghame Graham e Arnold Bennett, a volte ha portato sconcerto in altri lettori e recensori.
La sua carriera letteraria si svolse in un periodo che possiamo definire “fortunato” per gli scrittori. La maggior parte delle opere di Conrad furono pubblicate a puntate su vari periodici. Era un’età dell’oro per i narratori. L’espansione dell’istruzione nell’Inghilterra vittoriana aveva creato un vasto pubblico alfabetizzato; e numerosi periodici, molti dei quali pubblicavano o recensivano narrativa, nacquero per soddisfare le esigenze di questo pubblico che si ampliava molto rapidamente. Inoltre il progresso tecnologico andava rendendo i libri più economici da produrre; aumentavano gli introiti pubblicitari e gli accordi internazionali sul copyright (in particolare il Chace Act del 1891) garantivano il pagamento per le opere pubblicate all’estero. Spesso Conrad veniva pagato più volte per un singolo testo. Persino un romanzo complesso e tecnicamente impegnativo come Nostromo apparve per la prima volta in una rivista popolare, “T. P.’s Weekly”.
Tuttavia, di pari passo con reputazione letteraria, notorietà e popolarità andavano crescendo anche i suoi debiti. Alla sua inguaribile prodigalità vennero in soccorso i prestiti di amici (in particolare John Galsworthy e William Rothenstein); c’erano poi le donazioni che provenivano dal Royal Literary Fund (300 sterline nel 1902 e 200 nel 1908) e dal Royal Bounty Special Service Fund (500 sterline nel 1904); nel 1910 gli fu assegnata una pensione civile di 100 sterline all’anno. Soprattutto, James Brand Pinker, il suo agente letterario dal 1900, anticipò ingenti somme nella speranza che un giorno l’autore sarebbe stato finanziariamente prospero. Nel 1909 i debiti di Conrad ammontavano a 2250 sterline, in un momento in cui il guadagno medio annuo di un medico era di circa £ 400. Non a caso, le sue lettere sono spesso geremiadi: si lamenta dei suoi disturbi fisici (in particolare la gotta), del suo stato mentale (è stato a lungo afflitto dalla depressione) e della lotta quotidiana per strappare alla sua immaginazione opere valide e interessanti mentre i debiti aumentano. “Ho dovuto lavorare come un minatore di carbone nella sua fossa estraendo tutte le mie frasi inglesi da una notte nera”, scrisse a Garnett (Collected Letters). Il completamento di Under Western Eyes fu ostacolato e ritardato da un crollo psico-fisico durante il quale per giorni rimase a letto a conversare con personaggi immaginari.
Per accelerare il flusso di scritti commerciabili, Conrad aveva collaborato con Ford Madox Hueffer su alcune opere minori: The Inheritors (1901), Romance (1903) e The Nature of a Crime (pubblicato per la prima volta su “English Review” di Hueffer nel 1909). Ford Madox Hueffer contribuì anche a The Mirror of the Sea, testo in gran parte autobiografico (più volte pubblicato a puntate e in volume nel 1906), sebbene sul frontespizio comparisse solo il nome di Conrad. Sembra che tuttavia Ford Madox Hueffer sia stato retribuito per questo suo contributo. Il rapporto tra i due scrittori si deteriorò nel 1909 terminando tra insanabili contrasti e recriminazioni di vario tipo. Alla fine Ford, che divenne famoso con The Good Soldier, avrebbe ricordato la collaborazione con Conrad in vivaci ma non completamente affidabili volumi di ricordi.
Il notevole lavoro di questo periodo include anche le lettere che Conrad scrisse a Cunninghame Graham, nelle quali esprime, spesso con raffinato brio retorico, le sue visioni più pessimistiche sulla natura e la situazione umana. Ad esempio, in una lettera del 1898, dichiara:
«I misteri di un universo fatto di gocce di fuoco e zolle di fango non ci riguardano minimamente. Non vale la pena preoccuparsi del destino di un’umanità condannata alla fine a morire di freddo. Se lo prendi a cuore diventa una tragedia insopportabile. Se credi nel miglioramento devi piangere… La vita non ci conosce e noi non conosciamo la vita – non conosciamo nemmeno i nostri stessi pensieri» (Collected Letters).
Una lettera al “New Tork Times”, pubblicata nel 1901, ha un’ispirazione decisamente contrastante:
«L’unica base legittima del lavoro creativo risiede nel coraggioso riconoscimento di tutti gli antagonismi inconciliabili che rendono la nostra vita così enigmatica, così gravosa, così affascinante, così pericolosa – così piena di speranza» (Collected Letters).
Un saggio importante è Autocracy and war (pubblicato per la prima volta in due periodici nel luglio 1905, poi incluso in Notes on Life and Letters). Qui Conrad predice non solo la prima guerra mondiale (come risultato dell’aggressivo militarismo prussiano) ma anche la rivoluzione russa, che, dice, si tradurrà solo in una nuova tirannia che durerà per molti anni. Esprime, inoltre, un cupo riconoscimento che la democrazia è dominata dalle esigenze del commercio. «E la democrazia», afferma, «che ha scelto di affidare la propria fede alla supremazia degli interessi materiali, dovrà combattere fino all’ultimo le sue battaglie» (Notes, 107).
Il periodo dal 1911 al 1919 fu un periodo di transizione per Conrad sotto due diversi aspetti. Primo, mentre alcuni dei suoi romanzi e racconti sono ancora provvisti di grande forza espressiva, altri indicano invece un netto declino delle sue capacità narrative. In secondo luogo, gli introiti economici dovuti al suo lavoro erano finalmente aumentati a sufficienza per porre fine alle sue lotte con i debiti e garantire la sua agiatezza economica. Nell’ordine, le principali pubblicazioni di questa fase della vita artistica di Conrad sono: A Personal Record (1912, originariamente Some Reminiscences), di gran lunga il più interessante dei suoi due libri di riflessioni autobiografiche; Twixt Land and Sea (1912, raccoglie tre racconti già precedentemente pubblicati, tra cui The Secret Sharer); Chance (a puntate sul “New York Herald” nel 1912 e pubblicato in volume all’inizio del 1914); Victory (a puntate e in volume nel 1915); Within the Tides (1915, raccoglie quattro dei suoi racconti minori pubblicati in precedenza); e The Shadow-Line (a puntate tra il 1916 e il 1917 e in volume nel 1917).
I racconti delle raccolte sono notevolmente disomogenei in termini di qualità; vanno da The Secret Sharer, un racconto vivido ed enigmatico che ha suscitato una quantità di interpretazioni ricche e interessanti, a The Inn of the Two Witches, piuttosto banale e che ricorda l’opera di Wilkie Collins A terribly strange Bed. Dei romanzi, numerosi critici concordano nel considerare The Shadow-line come uno dei migliori di Conrad: facendo eco a Rime of the Ancient Mariner di Coleridge, narra di un giovane capitano al suo primo incarico di comando su un veliero apparentemente maledetto; il racconto ha una forte componente allegorica amplificata dalla nevrosi che accompagna l’azione e i pensieri del protagonista. Victory fu molto più problematico per i critici; alcuni lo vedono come uno dei capolavori di Conrad, altri lo reputano come un’opera imperfetta e melodrammatica in maniera quasi imbarazzante. Conrad attinge a una una notevole gamma di fonti: in particolare la Bibbia, The Tempest di Shakespeare, Comus di Milton, le pessimistiche idee di Schopenhauer, Malay Archipelago di A. R. Wallace, Le lys rouge di Anatole France, Axël di Villiers de l’Isle Adam, The Island of Doctor Moreau di H. G. Wells, Dzieje grzechu di Stefan Zeromski e in particolare The Ebb-Tide di Robert Louis Stevenson e Lloyd Osbourne. Conrad era sempre stato abilissimo nell’assimilare e riproporre materiali eterogenei; ma, in questo caso, probabilmente, i materiali non sono abbastanza coerenti tra loro e i temi affrontati nella loro sintesi non persuadono del tutto mancando di solidità d’insieme.
In questa fase di transizione, la pubblicazione che più profondamente segnò le sorti di Conrad fu Chance. Aiutato da una vibrante campagna pubblicitaria per la serializzazione del romanzo sul “New York Herald” (che insisteva sul fatto che Conrad ora indirizzava i suoi racconti a un pubblico femminile) e dallo zelante marketing di Alfred Knopf negli Stati Uniti, il romanzo ebbe grosso successo commerciale: e si può dire che fu una imprevedibile sorpresa, considerando la sua complessità, che indusse persino Henry James a lamentarne l’eccessiva elaborazione. Una spiegazione del successo di Chance è che il dibattito femminista era allora di grande attualità. Nel corso di questo romanzo, sebbene Marlow faccia vari commenti misogini, le modalità del sciovinismo maschile sono descritte con sarcasmo e messe in ridicolo e viene data centralità alle lotte di una giovane donna contro l’oppressione fino a una completa presa di coscienza. Incidentalmente va detto che nel 1910 Conrad aveva firmato una lettera aperta al primo ministro, Herbert Asquith, sostenendo il suffragio femminile. Nel gennaio 1914 Chance fu pubblicato in volume; nei due anni successivi il romanzo ebbe numerose ristampe. Sempre nel gennaio del 1914 Lord Jim fu ristampato in edizione popolare: 15.000 copie a uno scellino ciascuna.
Ben presto, quasi tutti i primi lavori di Conrad furono ristampati. Pinker riuscì a ottenere anticipi per Victory di 1000 sterline per i diritti relativi alla pubblicazione a puntate (su “Munsey’s Magazine”) e 850 sterline per il libro. Anche un breve saggio occasionale, Tradition (dedicato ai marinai mercantili britannici in tempo di guerra), guadagnò 250 sterline nel 1918 quando fu pubblicato sul “Daily Mail” di Lord Northcliffe. Dal 1912 John Quinn, un collezionista di manoscritti con sede a New York, aveva acquistato regolarmente i manoscritti di Conrad: certamente un investimento oculato. T. J. Wise, attento bibliografo con fama però di falsario, fu un altro avido acquirente.
I produttori cinematografici di Hollywood si accorsero che all’interno delle sottigliezze stilistiche e tematiche dei romanzi di Conrad si trovavano elementi per una trasposizione cinematografica popolare come drammi di violenza e intrighi sessuali ambientati in luoghi esotici. Nel 1919 i diritti cinematografici di quattro opere di Conrad sarebbero stati acquistati per oltre 3000 sterline (in un momento in cui un appartamento di lusso con quattro camere da letto a Londra poteva costare £ 1000). Alla fine Conrad era ampiamente ricco e i suoi debiti con il sempre generoso Pinker furono saldati.
Negli ultimi anni della sua vita, quando le opere complete furono pubblicate da Doubleday a New York, da Heinemann, Gresham e Dent a Londra e da Grant a Edimburgo, le principali pubblicazioni di Conrad furono: The Arrow of Gold (a puntate tra il 1918-20; in volume nel 1919); The Rescue ( a puntate tra il 1918-20; in volume nel 1920); Notes on Life and Letters (1921, una raccolta di saggi e articoli vari); e The Rover (a puntate e in volume nel 1923). I volumi pubblicati postumi furono Suspense (incompiuto, ma pubblicato sia a puntate che in volume nel 1925); Tales of Hearsay (raccolta di quattro racconti “minori”, 1925); e Last Essays (1926). Tutti e quattro i romanzi di questa fase tarda sono deludenti. The Rover è ancora abbastanza denso e dal ritmo serrato, ma negli altri la narrazione troppo spesso ondeggia tra valori romantici e un insipido scetticismo con un andamento poco avvincente. Comprensibilmente, le energie dell’autore stavano diminuendo. Stavano emergendo con forza nuove forme innovative di narrazione nelle opere di James Joyce, Virginia Woolf e D. H. Lawrence, così Conrad, che un tempo era stato audacemente innovativo, stava adesso regredendo. Mentre la sua scrittura perdeva mordente, tuttavia, il consenso del pubblico aumentava.
Nel 1919 Conrad si era trasferito a Oswalds, una grande ed elegante casa georgiana a Bishopsbourne, vicino a Canterbury. Durante una visita negli Stati Uniti, dove tenne conferenze e letture nel 1923, fu acclamato: «Essere preso d’assalto da quaranta telecamere tenute da quaranta uomini che sembrano usciti dai bassifondi è un’esperienza sconvolgente», scrisse a sua moglie (Najder, Joseph Conrad). In seguito rifiutò con cortesia ma con decisione un cavalierato offerto dal primo primo ministro laburista britannico, Ramsay MacDonald.
La sua salute peggiorò e il 3 agosto 1924 morì di infarto nella sua casa. Dopo le onoranze funebri a Canterbury presso la chiesa cattolica romana di San Tomaso, Conrad fu sepolto nel cimitero pubblico di Westgate Court Avenue. La lapide reca le parole che aveva scelto come epigrafe per The Rover:
«Sleep after toyle, port after stormie seas.
Ease after warre, death after life, does greatly please.»
Queste sono le parole pronunciate in Faerie Queene di Spenser da “un uomo dell’inferno, che si autodefinisce Disperazione”. Sebbene Conrad sia stato sepolto con esequie cattoliche, l’iscrizione ricorda lo scetticismo radicale che dà così tanta forza ai suoi scritti; e, inoltre, ricordando Peyrol in The Rover, che vive e muore grazie al suo lavoro di marinaio, le parole richiamano opportunamente la doppia carriera di Conrad, il marinaio diventato scrittore, che stava ancora lavorando duramente alla sua scrittura creativa nella stagione della sua morte.
Sebbene la fama letteraria di Conrad sembrasse diminuire negli anni ’30, dopo la seconda guerra mondiale l’interesse per il suo lavoro aumentò. L’elogio profuso da F.R. Leavis in The Great Tradition (1948) preannunciò un grande interesse concretizzatosi poi in studi accademici, critici, biografici; nel contempo numerose edizioni economiche e tascabili hanno raggiunto un pubblico di lettori sempre più vasto. L’idea precedentemente diffusa che Conrad fosse principalmente uno scrittore nostalgico dell’epoca della navigazione a vela (un’idea basata in gran parte su The Nigger of Narcissus, Youth e The Mirror of the Sea) fu presto superata dal riconoscimento della sua raffinatezza morale e della sua abilità nel valersi della prolessi: anticipando quindi nella narrazione i successivi elementi psicologici, politici e filosofici. I critici hanno trovato in tutto questo tratti freudiani, junghiani, esistenzialisti; i testi sembravano propedeutici a una vasta gamma di approcci critici.
Ovviamente, dati gli argomenti di carattere internazionale e di interesse vastissimo dei suoi romanzi, la sua fama crebbe a livello internazionale. Negli anni ’90 del XX secolo, ad esempio, le Joseph Conrad societies di Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Italia, Scandinavia e Polonia contribuirono a promuovere un intenso lavoro accademico (favorito anche dalla rapidità ed efficienza delle nuove tecnologie) che si è poi ampliato anche in altri luoghi come Lubbock (Texas), Amsterdam, Città del Capo e Tokyo. I suoi scritti erano stati tradotti in più di quaranta lingue, dall’albanese e dal coreano allo swahili e allo yiddish.
Mentre i suoi testi venivano studiati nelle scuole e nelle università, gli adattamenti cinematografici avevano fatto conoscere le sue opere a milioni di spettatori. Gene M. Moore (in Conrad on Film, 1997) ha elencato ottantasei versioni su film, televisione e video. Di questi, il più spettacolare e famoso è stato Apocalypse Now (1979) di Francis Ford Coppola, un adattamento liberamente ispirato da Cuore di tenebra e ambientato nel Vietnam all’epoca del conflitto. Lo stesso romanzo è stata adattato più volte per il teatro. Le opere ispirate ai testi di Conrad sono state realizzate dai compositori Tadeusz Baird, John Joubert, Richard Rodney Bennett e Romuald Twardowski.
L’influenza culturale di Conrad è sottolineata nelle opere di numerosi eminenti studiosi. Basti citare l’antropologo Bronislaw Malinowski che dichiarò: «William Rivers è il Rider Haggard dell’antropologia; io sarò il Conrad»; anzi, si può dire che sia quasi diventato il Kurtz dell’antropologia quando, lavorando tra i papuani, ha fatto eco minacciosamente allo “Sterminate tutti i bruti” di Kurtz; (divenne «Sterminate the brutes!» in Malinowski’s Diary). Bertrand Russell fu così amico con Joseph Conrad che diede il nome Conrad sia al primo figlio che al più piccolo; nei suoi Portraits from Memory tributò a Conrad il riconoscimento che il romanziere si era dimostrato politicamente più saggio del filosofo. The Waste Land di T.S. Eliot, che originariamente prese la sua epigrafe da Heart of Darkness, contiene alcuni temi e dettagli conradiani, mentre The Hollow Men prende il titolo, l’epigrafe e il soggetto ancora dal più famoso romanzo conradiano. Graham Greene si dichiarò rammaricato che alcuni dei suoi primi lavori, in particolare Rumor at Nightfall, siano stati influenzati in modo deleterio da The Arrow of Gold; ma il più grande debito di Greene è probabilmente con The secret Agent, perché Greeneland ha chiare affinità con la città oscura e degradata del romanzo di Conrad; e indubbiamente The Secret Agent ha contribuito in maniera non trascurabile all’ispirazione di It’s a Battlefield. Probabilmente la vita travagliata e avventurosa di Conrad ha contribuito a plasmare quella di Greene. Quando Greene risaliva un affluente del Congo per una ricerca necessaria a scrivere A Burnt-Out Case, aveva in mano (e in mente) Heart of Darkness.
La versatilità e gli aspetti poliedrici di Conrad sono messi in evidenza dalla diversità di altri scrittori da lui influenzati: tra questi Virginia Woolf, Malcolm Lowry, Jorge Luis Borges, John Le Carré, Siegfried Lenz, William Golding, V. S. Naipaul, George Steiner, Howard Brenton e Gabriel García Márquez. Thomas Mann e André Gide gli hanno tributato il loro sincero ricordo. L’étranger, di Albert Camus, ha offerto una riproposizione del paradosso centrale di Lord Jim, il contrasto tra la visione soggettiva e la visione giudiziaria di un’azione scandalosa; e Camus osservò che Clamence in La chute era «un Lord Jim meno brillante» (New York Times Book Review, 24 febbraio 1957). Negli Stati Uniti, numerosi e importanti scrittori, tra i quali Eugene O’Neill, Ernest Hemingway, Scott Fitzgerald, William Faulkner e persino William S. Burroughs, hanno ammirato e sono stati influenzati dagli scritti di Conrad. Un altro ammiratore americano fu Orson Welles, che progettò i film di Heart of Darkness e Lord Jim, e due volte adattò Heart of Darkness per la radio. Il suo capolavoro cinematografico, Citizen Kane, ha varie affinità conradiane. «Penso di essere fatto per Conrad», dichiarò. «Penso che ogni storia di Conrad sia un film». Tra gli scrittori africani (sebbene Chinua Achebe abbia denunciato con veemenza Conrad come razzista), l’acclamato romanziere Ngugi wa Thiong’o ha basato il suo brillante romanzo, A Grain of Wheat, in gran parte sulla trama e sui temi di Under Western Eyes; ed elementi conradiani sono stati rintracciati in Season of Migration to the North di Tayeb Salih.
Alla fine del ventesimo secolo, Conrad fu criticato da varie femministe, marxisti e scrittori postcoloniali: e le controversie e i dibattiti che ne sono conseguiti sono stati un’ulteriore spinta pubblicitaria per la diffusione delle sue opere e per aumentare i suoi lettori. Mentre l’evoluzione culturale sembrava mettere a nudo alcuni difetti ideologici nelle sue opere, l’intensità morale di queste apriva evidenti contraddizioni nell’ipocrisia ideologica dei suoi posteri. Zdzislaw Najder scrisse nel 1997: «Conrad ha identificato problemi e pericoli che sono ancora con noi oggi. Abbiamo bisogno di lui» (Conrad in Perspective).
Conrad fu un versatile e formidabile traghettatore tra le tradizioni romantiche e vittoriane e le innovazioni della letteratura moderna. Era romantico nella sua attenzione per gli individui avventurosi e nella sua sensibilità acutamente sensuale per la bellezza, il potere e l’immensità dell’ambiente naturale. Era vittoriano nelle sue riflessioni sulle zavorre del pensiero in un’epoca in cui la scienza andava tratteggiando panorami desolati; vittoriano anche nel riconoscere la grandezza delle imprese imperiali e nella sua alta valutazione di un’etica del lavoro e del dovere. La Polonia aveva nutrito la sua preoccupazione per le rivendicazioni dell’onore e della fedeltà a cause che potevano sembrare perdute, mentre i suoi autori francesi prediletti (Flaubert, Maupassant, Anatole France) avevano rafforzato le sue propensioni all’analisi scettica e ironica. Il suo senso dell’individualismo si è talvolta modulato verso un relativismo modernista o addirittura, occasionalmente, verso una sorta di solipsismo; e anche attraverso la letteratura moderna riuscì a modulare il suo senso dell’assurdità degli esseri morali in un universo non morale, il suo profondo scetticismo sul valore della società industriale e del suo imperialismo espansionista, e la sua convinzione che in troppi fossero partecipi miopi di processi distruttivi. Spesso le sue opere mettono in scena le difficoltà di mantenere una moralità umana quando tale moralità manca di supporto soprannaturale o ambientale.
Il passare del tempo, pur rivelando prevedibilmente vari limiti, ha ampiamente riaffermato la sua audacia linguistica e il suo pessimismo politico. Cuore di tenebra, che ha offerto un monito preveggente del demagogo hitleriano, sembra virtualmente inesauribile nelle sue ambiguità che possiamo trovare in ogni piega del romanzo e nei suoi paradossi. Nostromo, nella sua ascesa epica e visione a tutto campo, si è rivelato uno studio audacemente penetrante dell’imperialismo economico. Forse la più precisa messa a punto della sua visione della storia. Albert Guerard osservò che Conrad è «scettico e disilluso, il che per noi oggi deve significare vero».
Tecnicamente, Conrad fu innovatore nell’applicazione della tecnica di scrittura dello “spostamento temporale” (time-shift) delayed decoding (comprensione rimandata, posticipata), trama nascosta, immagini simboliche, narrazioni transtestuali, creando la figura di un narratore-intermediario che possiamo scoprire inaffidabile; anche argomenti drammatici e talvolta persino melodrammatici vengono sottoposti a un sofisticato esame riflessivo. L’effetto degli espedienti tecnici era solitamente quello di accentuare ironia e sarcasmo e, in generale, di accentuare possibili scissioni tra apparenza e realtà.
Conrad scoprì, quando adattò The Secret Agent per il palcoscenico, che rimuovendo la sostanza narrativa per far emergere la trama sottostante, ciò che emergeva era poco più di un macabro scheletro; allo stesso modo, molti degli adattamenti cinematografici dei suoi testi hanno avuto la tendenza a mettere in risalto gli spuntoni melodrammatici, mettendo la sordina agli aspetti eloquenti e complessi della narrazione. Lord Jim, del resto, è significativo meno in virtù del proprio carattere che non per la molteplicità caleidoscopica dei commenti che provoca da parte di altri personaggi e in particolare da Marlow; mentre la tecnica del delayed decoding (che prospetta un effetto ritardandone o nascondendone la causa) ci coinvolge intimamente con il destino di Jim. In Heart of Darkness, le ultime parole di Kurtz («The horror! the horror!») hanno la loro strana ambiguità amplificata dal commento di Marlow, così che sembrano riassumere, senza risolverli, i principali paradossi del racconto. Forse “l’orrore” è la corruzione dello stesso Kurtz; forse è la morte; forse è l’universo irrazionale; ma nessuna interpretazione è certa. In Nostromo, il suicidio di Martin Decoud è descritto con una forza che sembra risuonare nella sua drammaticità. Quando si spara, sprofonda nel Golfo Placido, “la cui superficie scintillante è rimasta imperturbata dalla caduta del suo corpo”; e la morte di questo personaggio che impersonifica lo scetticismo dell’autore porta riflessioni critiche che sono esse stesse memorabilmente scettiche: «Solo nella nostra attività troviamo l’illusione che sorregge un’esistenza indipendente rispetto all’intero schema delle cose di cui facciamo parte impotente».
Certo, Conrad portava con sé un grande carico di pessimismo che a volte invitava alla parodia (e, in A Christmas Garland, Max Beerhohm non mancò di raccogliere argutamente l’invito), ma era controbilanciato dall’energia creativa dell’autore e dalla portata avventurosa della sua narrazione, e persino da quell’amore per la vita coltivato e custodito che era implicito nel suo amore per la prosa raffinata e ricercata. Attraverso le Author’s notes e altri scritti non di fantasia (o presumibilmente non di fantasia), così come attraverso le sue fotografie in posa in cui generalmente appare gravemente dignitoso, Conrad ha proiettato l’immagine di se stesso come saggio aristocratico esposto alle intemperie, come il viaggiatore-marinaio diventato scrittore che si era guadagnato così il diritto di commentare ironicamente e con scetticismo, ma tuttavia umanamente, gli sforzi umani.
Nelle sue migliori opere troviamo uno scrittore vivido, eloquente e saggio capace probabilmente di fornire sia ammonimenti che suggerimenti per i posteri e che, indiscutibilmente, ha prodotto interpretazioni fortemente evocative di individui invischiati nei travagli della storia. La sua lunga odissea, come marinaio e esule polacco che alla fine guadagnò fama come romanziere britannico, mise in evidenza un coraggio, una forza d’animo e una nobiltà eccezionali. È uno di quegli autori che possono fornire un orientamento e un’emozione valida per tutta la vita. Possiamo ricordare le parole di Bertrand Russell in Portraits from Memory, che, sebbene un po’ troppo retoriche, hanno tuttavia l’enfasi appropriata: «Conrad, suppongo, sta per essere dimenticato. Ma la sua nobiltà intensa e appassionata brilla nella mia memoria come una stella vista dal fondo di un pozzo. Vorrei poter far risplendere la sua luce per gli altri come ha brillato per me»
Fonti:
- C. Watt. Voce: Conrad, Joseph. In: Brian Harrison & H. C. G. Matthew – Oxford Dictionary of National Biography. Volume 12. Oxford University Press, 2004.
- A. Houen. Terrorism and Modern Literature, from Joseph Conrad to Ciaran Carson. Oxford University Press, New York, 2002.
- J. G. Peters. The Cambridge introduction to Joseph Conrad. Cambridge University Press, New York, 2006.
- H. Bloom. Joseph Conrad’s Heart of Darkness. Bloom’s Literary Criticism, Infobase Publishing, New York, 2009.
- Z. Najder. Joseph Conrad: a chronicle. Cambridge University Press, New York, 1984.
- Z. Najder, Conrad in perspective. Cambridge, 1997.
- B. Russell, Portraits of memory. G. Allen & Unwin. London, 1956. [anche in traduzione italiana con il titolo Una filosofia per il nostro tempo e altri saggi]
- J. Reilly. Joseph Conrad. The Rourke Corporation inc. Vero Beach, FL. 1990.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- Lord Jim
Romanzo
Questo, forse il maggiore romanzo di Conrad, è l’avvincente lungo racconto che un viaggiatore fa ad ascoltatori attenti, una storia in cui domina il paradigma che tutti cadiamo in fallo e che l’innocenza è impossibile. Proprio nel richiamo alla nostra coscienza morale, in un ambiente troppo spesso disponibile ad indossare vergognose maschere, riscopriamo oggi la forza e l’attualità di Lord Jim. - Vittoria
Romanzo
L’opera (1915), avvincente ed ancora estremamente moderna, è ambientata verso la fine del XIX sec. nel sud-est asiatico. La narrazione ruota attorno ad Axel Heyst, proveniente dalla nobiltà svedese ma cresciuto in Inghilterra. Tema cardine del romanzo è che amare sia il bene più grande; al contrario, essere incapaci di amare sia la più grande disgrazia.