Dedicato a Emìle Zola e pubblicato a Milano nel 1879, il romanzo si ispira ad un fatto realmente accaduto e la sua ideazione risale al 1875. La vicenda, ruotante intorno alla figura di Giacinta – una ragazza cresciuta nella assoluta mancanza di affetti, vittima di una violenza carnale quando era ancora molto piccola ed in seguito, già sposata con un tarato, amante pubblica del giovane del quale è innamorata – suscitò indignazione nella critica, che accusò il Capuana di immoralità. Ciò nonostante (o forse proprio per questo), la prima tiratura del romanzo fu esaurita in pochi mesi e le successive 2^ e 3^ edizione, rielaborate stilisticamente dall’autore, furono oggetto di giudizi più moderati e favorevoli.
Dall’incipit del libro:
— Capitano — disse Giacinta.
E, presogli il braccio, lo tirava verso la vetrata della terrazza con vivacità fanciullesca
— È vero che il tenente Brogini ha un’amante vecchia e brutta che talvolta lo picchia?
Il capitano Ranzelli cessò di sorridere e si fece serio serio.
— Perdoni, signorina; ma…
— Al solito, gli scrupoli! — esclamò Giacinta con una piccola mossa di dispetto. — È una scommessa; me lo dica, mi faccia questo piacere. Dopo se vorrà, potrà sgridarmi.
— Io non la sgrido; non ne ho il diritto né l’autorità — rispose il capitano. — Però ho tanta stima di lei e le voglio…


