Dall’incipit del libro:
«C’è l’avvocato», annunziò mamma Grazia affacciandosi all’uscio. E siccome il marchese non si voltò né rispose, la vecchia nutrice, fatti pochi passi nella stanza, esclamò «Marchese, figlio mio, sei contento? Avremo finalmente la pioggia!». Infatti lampeggiava e tuonava da far credere che tra poco sarebbe piovuto a dirotto, e già rari goccioloni schizzavano dentro dall’aperta vetrata del terrazzino. Il marchese di Roccaverdina, con le mani dietro la schiena, sembrava assorto nel contemplare lo spettacolo dei fitti lampi che si accendevano nell’oscurità della serata, seguiti dal quasi non interrotto roboare dei tuoni.«C’è l’avvocato», replicò la vecchia accostandosi. Egli si riscosse, guardò la nutrice e parve percepisse soltanto dopo alcuni istanti il suono della voce di lei e il senso delle parole. «Fallo entrare, rispose. Poi, all’atto della vecchia che accennava di voler chiudere la vetrata, soggiunse: «Chiudo io». Si udì subito lo sbattere di pochi goccioloni su i vetri che tremavano scossi dall’aria agitata dalla ondulazione dei tuoni.




