Dall’incipit del libro:
Confesso ingenuamente che non mi ci raccapezzo più. Che cosa si vuole? Pare non lo sappiano, precisamente, nemmeno quelli che urlano più forte, tanta è la confusione delle idee.
– Voi altri produttori – mi diceva uno qualche anno fa – avete il gran torto di badar troppo alla critica e al pubblico. Il vostro ufficio dovrebb’essere uno solo: produrre e bene.
Ma come si fa?
Quando il libro esce fuori a cercar la ventura di un buon successo, è impossibile restar indifferenti, non tendere un orecchio a quel che si dice intorno ad esso da amici e avversari. Col suo lavoro, l’artista ha voluto produrre una ripercussione delle sue sensazioni, dei suoi sentimenti, delle sue idee. È riuscito? Sì o no? Mi par naturalissimo che egli cerchi di saperlo. Allora si accorge che il problema artistico (dell’arte della parola scritta) è, in Italia, immensamente più complicato che altrove. Infatti è un problema nuovo.


