Si tratta di un volumetto contenente due novelle (oltre a “Un vampiro” è presente anche “Fatale influsso”) che l’autore dedicò a Cesare Lombroso.
Dall’incipit del libro:
“No, non ridere!”, esclamò Lelio Giorgi, interrompen dosi. “Come vuoi che non rida?”, rispose Mongeri. “Io non credo agli spiriti”. “Non ci credevo… e non vorrei crederci neppur io” riprese Giorgi. “Vengo da te appunto per avere la spiegazione di fatti che possono distrugge re la mia felicità, e che già turbano straordinariamente la mia ragione”. “Fatti?… Allucinazioni vuoi dire. Significa che s ei malato e che hai bisogno di curarti. L’allucinazione, sì, è un fatto anch’essa; ma quel che rappresenta non ha riscontro fuori di noi, nell a realtà. È, per esprimermi alla meglio, una sensazio ne che va dall’interno all’esterno; una specie di proiezione del nostro organismo. E così l’occhio ve de quel che realmente non vede; l’udito sente quel che realmente non sente. Sensazioni anteriori, accumulate spesso inconsapevolmente, si ridestano dentro di noi, si organizzano come avvien e nei sogni. Perché? In che modo? Non lo sappiamo ancora… E sogniamo (è la giusta espressi one) a occhi aperti. Bisogna distinguere. Vi sono allucinazioni momentanee, rapidissime che non implicano nessun disordine organico o psichico. Ve ne sono persistenti, e allora… Ma no n è questo il tuo caso”.


