Nikolaj Gavrilovič ČernyševskijNikolaj Gavrilovič Černyševskij nacque il 24 luglio 1828 a Saratov, città di provincia della Russia Europea e porto sul fiume Volga.

Nel periodo dell’adolescenza del Černyševskij l’oscurantismo religioso e culturale era la caratteristica distintiva della vita di quelle zone, ove predominava la miseria delle masse contadine, ancora serve della gleba. Ma all’interno della famiglia, di estrazione piccolo borghese, l’ambiente era certamente più stimolante: il padre era un pop (arciprete) membro del concistoro, era un uomo di mentalità aperta e non ostile alle nuove problematiche dell’epoca, e anche l’energica madre coltivava, ad esempio, interessi artistici. Tutto questo consentì a Černyševskij di poter mettere in relazione le condizioni disperate delle masse popolari con l’intensa formazione culturale che andava sviluppando coadiuvato dalla ricca biblioteca paterna. Notevole fu la sua propensione per lo studio delle lingue, visto che già da adolescente imparò a leggere latino, greco, francese, tedesco, inglese, e in parte anche l’ebraico, il persiano e il tartaro. Di grande impatto per la sua formazione fu la lettura delle opere dell’hegeliano V. G. Bielinskij e del socialista sansimonista A. Y. Herzen.

Dopo un periodo in seminario, nel 1846 si trasferì a Pietroburgo frequentando la facoltà di storia e filosofia fino al 1850. Questi anni sono descritti nei Diari (1848-53) da dove emergono la varietà e complessità degli interessi del giovane e la sua attenzione specifica ai problemi della Russia e alle ragioni delle sue crisi nel corso dei secoli, concentrandosi nello specifico sugli studi letterari, da Puskin a Gogol, oltre ai già citati esponenti della tradizione democratica e rivoluzionaria Bielinskij ed Herzen, di Radistcev e dei decabristi.

Approfondisce quindi lo studio di Hegel e tenta di superare la posizione della sinistra hegeliana tedesca ricostruendo la tradizione materialistica da Leucippo e Democrito sino a Feuerbach. Tali idee vengono diffuse attraverso la collaborazione alla rivista «Otečestvennye Zapiski» e, chiamatovi da Nekrasov, a «Sovremennik». Sulle pagine del «Sovremennik» sviluppò la sua concezione didattica e utilitaristica dell’arte, contrapponendo alle idealizzazioni in chiave tradizionalista, al sentimentalismo e alla religiosità degli slavofili, la «scuola naturale» gogoliana.

Frequenta nel frattempo il circolo rivoluzionario Petrascevski, ed entra in rapporto con i socialisti utopisti e i fourieristi russi, diventando in breve tempo dirigente nel movimento rivoluzionario. Ma già dal momento della redazione della sua tesi di laurea (L’estetica, l’arte e la realtà) divenne sospetto per la polizia e costretto ad abbandonare l’insegnamento appena iniziato.

Durante un breve soggiorno nella città natale, si sposò con Olga Visilieva, che lo accompagnò nella vita e nelle lotte.

Nel 1853 torna a Pietroburgo.

Nel 1855 Alessandro II (il liberatore, secondo il “lungimirante” giudizio di Marx-Engels), che succede a Nicola I, dà inizio a una stagione riformistica e pare che la censura sulle idee possa attenuarsi. Ma non è così, o almeno non per quella parte dei democratici russi che perseguono idee davvero innovative e rivoluzionarie attraverso le riviste «La parola russa» (di Pisarev) – che cerca di applicare criteri scientifici al problema dell’etica individuale – e «Il Contemporaneo» che affrontando il problema economico-sociale si sforza di valorizzare la creatività popolare soprattutto nei suoi aspetti tradizionali. In particolare in quest’ultimo giornale troviamo dura critica ai progetti di riforma agraria (che non prevedeva di dar la terra ai contadini…) e indicata la strada della rivoluzione contadina come l’unica percorribile. Per queste ragioni «Il contemporaneo» viene sottoposto a censura e Černyševskij dà vita a una società segreta «Zemlia i Volia» (Terra e libertà).

Viene quindi arrestato alla fine del 1862; a soli trentaquattro anni perde la libertà, che riavrà solo nel 1888. Viene rinchiuso nella fortezza di Pietro e Paolo dove nel 1863 scrive il suo romanzo Che fare? che fu conosciuto attraverso copie clandestine, durante tutta la vita dell’autore, e apparve integralmente e pubblicamente solo nel 1905 (e già nel 1906 tradotto in italiano).

Nel febbraio 1864 viene processato (con processo degno della peggior tradizione zarista e culmine di una vera e propria persecuzione) e condannato a quattordici anni (poi ridotti a sette) di lavori forzati e all’esilio a vita in Siberia. Il momento della sua “esecuzione civile” svolta in ossequio all’abitudine giudiziaria russa è occasione di imponenti manifestazioni di solidarietà contro il governo. Numerosi tentativi di fuga vengono organizzati senza successo.

Nel 1866 un fallito attentato ad Alessandro II è pretesto per una spietata azione reazionaria. Questo vanifica tutte le iniziative per far riottenere la libertà a Černyševskij, che viene trasferito a Nercinsk, per i lavori forzati, e quindi dal 1869 per il confino a Vilinisk. Nel 1883 viene trasferito ad Astrakhan sotto sorveglianza grazie all’azione del gruppo «Narodnaia Volia» (Volontà del popolo) che coglie l’occasione dell’incoronazione di Alessandro III per ottenere il ritorno di Černyševskij in Russia in cambio della promessa di rinunciare ad azioni terroristiche. Scrive molto durante la prigionia (per esempio un secondo romanzo Il prologo), ma i suoi scritti vanno quasi interamente distrutti. Rimangono le lettere alla moglie e al figlio.

Černyševskij ritorna libero solo nel 1888. Nel 1889 torna alla città natale ma vive ancora solo pochi mesi. Morì il 29 ottobre 1889.

Nonostante le critiche di Marx e Engels, che imputarono a Černyševskij di non conoscere la critica marxista dell’economia politica (ma è giusto anche ricordare le valutazioni positive nel poscritto alla seconda edizione tedesca del Capitale in particolare in merito ai saggi economico-politici), non si può non rilevare che la sua critica a ogni forma di sfruttamento e di ordine costituito e il riferimento alla comune agricola col suo potenziale rivoluzionario autentico è certamente positiva rispetto alle predominati posizioni populiste.

Černyševskij attribuisce alla lotta teorica grande importanza (il terzo momento della lotta dopo quello economico e politico), e questo aspetto del suo pensiero è particolarmente apprezzato da Lenin che infatti userà il titolo del romanzo Che fare? per il suo noto saggio che ha al centro proprio questi aspetti dalla lotta e la costruzione del partito rivoluzionario. Černyševskij avverserà sempre il metodo di considerare una singola disciplina preponderante sulle altre.

In estrema sintesi possiamo dire che la sua posizione teorica di rigoroso materialismo, si trova in dissenso nei confronti dell’idealismo tedesco ma anche del nascente positivismo, che tende, a suo avviso, a ridurre le scienze sociali, storiche e filosofiche, al proprio sistema matematico.

Quindi Černyševskij sviluppa sul piano filosofico un materialismo antropologico (Il principio antropologico in filosofia) contrapponendo radicalmente materialismo e idealismo, vedendo nell’idealismo una concezione conservatrice del mondo, e nel materialismo una concezione progressiva in quanto afferma la superiorità del reale sull’ideale e il «fatto» come verità del pensiero.

Nella bibliografia indico i testi dove possono essere approfonditi gli aspetti del suo pensiero, che lo portano ad avere un ruolo centrale nello studio della contraddizione tra idealismo e materialismo, e del suo concetto del bello nell’arte intesa come unità di fantasia pensiero e riflessione. Aspetti che hanno indotto a paragonare il suo lavoro a quello di De Sanctis in Italia.

Sotto l’influenza di Belinskij e di quella del contemporaneo pensiero materialista occidentale, Černyševskij vide nell’arte la riproduzione, imperfetta, della realtà, e quindi nella definizione del rapporto opera d’arte-società il presupposto di ogni critica. L’arte, secondo Černyševskij, ha come fine essenziale, nel «riprodurre» la realtà della vita sociale, di rivelarne le ingiustizie e le contraddizioni; pertanto il valore di un’opera letteraria va misurato innanzitutto sulla falsariga della sua capacità di denunciare ciò che opprime il libero sviluppo, materiale e morale, dell’essere umano.

Il romanzo Che fare? fu formativo della nuova generazione rivoluzionaria dei tempi di Lenin. È stato definito da Kropotkin «breviario di ogni giovane russo»; Plekanov afferma che «nessun romanzo, nessuno scritto, da quando esiste una tipografia in Russia, ebbe mai il successo del romanzo di Černyševskij»; la Krupskaia dice che «nessuno, forse, fu tanto amato da Lenin quanto Černyševskij». In ogni caso è fuori di dubbio che l’influenza di Černyševskij nella vita intellettuale russa fu rilevantissima. Che fare? ebbe una risonanza almeno pari a quella di Padri e figli di Turgenev.

Analogamente, sul versante della riflessione estetica e della critica letteraria, la sua influenza sulle personalità più radicali dell’ultima parte del diciannovesimo secolo fu notevolissima. Pisarev in definitiva non fece che sviluppare e portare fino ad estreme conseguenze le idee di Černyševskij, soprattutto quelle espresse negli Studi sul periodo gogoliano della letteratura russa.

Bibliografia Italiana:

  • Che Fare? Traduzione F. Verdinois. Milano 1906, poi Milano 1973. 1974, 1977, 2000.
  • Che Fare? Traduzione I. D’Ambrogio. Milano 1950 poi Roma 1977.
  • Che Fare? Dai racconti sugli uomini nuovi. Traduzione I. D’Ambrogio. Pordenone 1990.
  • Arte e realtà; Traduzione di I. Ambrogio. Roma, 1954. (contiene la monografia Estetičeskie otnošenija iskusstva k dejstvitel’nosti)
  • Saggi Critici. Traduzione di A. Braschi e A. Mantingelli. Mosca 1984.
  • Estetica nichilista (Con scritti di Dobroljubov e Pisarev); Cura e introduzione di M. Di Marca. Catania, 1984.
  • Scritti politico-filosofici. Traduzione introduzione e note di M. Natalizi. Lucca, 2001.

Fonti:

  • E. Fiorani – F. Leonetti: Saggio introduttivo al romanzo Che fare? Milano 1974.
  • G. Berti – M. B. Gallinaro: Il pensiero democratico russo del XIX secolo; scritti di Bielinski, Herzen, Černyševskij, Dobroliubov (in particolare il saggio introduttivo); Firenze 1950.
  • Zlata Potapova, La letteratura italiana del Risorgimento e il movimento democratico russo nel decennio 1860-70, Roma, 1962.
  • E. Lo Gatto, L’estetica e la poetica in Russia, Firenze 1947.
  • La grande stagione della critica letteraria russa: Belinskij, Cernyscevskij, Dobroljubov, Pisarev. edizione italiana a cura di Gianlorenzo Pacini. Milano 1962.
  • Il populismo russo; a cura di Giorgio Migliardi. Milano 1985 (Fondazione Basso).
  • G. Albertazzi: Uomo e sottosuolo da Dostoevskij-Cernysevskij. Verona 1976.

Nota biografica a cura di Paolo Alberti.

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • Che fare?
    L'opera fu composta fra il dicembre 1862 ed il 1863 nella fortezza di Pietro e Paolo, a San Pietroburgo, dove Černyševskij era tenuto prigioniero. A carico di Černyševskij non era stata formulata nessuna accusa formale, ma si era certamente attirato le attenzioni della polizia zarista per la sua feroce critica alla politica di Alessandro II.
 
autore:
Nikolaj Gavrilovič Černyševskij
ordinamento:
Černyševskij, Nikolaj Gavrilovič
elenco:
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