Pandolfo Collenuccio (Pesaro, 7 gennaio 1444 – Pesaro, 6 luglio 1504) è stato un umanista, storico e poeta italiano.
Figlio di un maestro di grammatica originario di Coldellanoce, frazione di Sassoferrato, si laureò in Giurisprudenza a Padova nel 1465. Frequentò la corte di Pesaro ricoprendo numerose cariche politiche (fu fra l’altro vicario generale di Costanzo I Sforza) e svolgendo importanti missioni diplomatiche; guidò fra l’altro la delegazione presso Sisto IV che riuscì a ottenere la signoria di Pesaro per Giovanni Sforza, figlio illegittimo di Costanzo I.
La sua carriera di cortigiano e diplomatico lo mise anche in contatto con Lorenzo de’ Medici e Poliziano. Nel 1488, tuttavia, proprio per contrasti con Giovanni Sforza, in seguito a una diatriba col signore di Camerino Giulio Cesare da Varano, Collenuccio fu imprigionato, subì la confisca dei beni, e fu infine costretto a lasciare la città natale per l’esilio (1489).
La fama di umanista (è stato fra l’altro il primo ad aver studiato gli Etruschi e ad aver creato il primo museo di scienze naturali in Italia) e l’abilità di diplomatico e uomo politico gli valsero la protezione di Lorenzo il Magnifico, dei Gonzaga, che nel 1491 lo fecero nominare podestà di Mantova, e soprattutto di Ercole I d’Este. Quest’ultimo nominò Collenuccio dapprima consigliere e in seguito capitano di Giustizia (1500), e lo inviò come ambasciatore presso l’imperatore e il papa Alessandro VI.
In qualità di legato di Ercole I, sostenne la causa di Cesare Borgia nel corso della seconda spedizione romagnola di quest’ultimo; pertanto, quando Cesare Borgia conquistò Pesaro, Collenuccio ottenne la restituzione dei beni che gli erano stati confiscati da Giovanni Sforza. Morto Cesare Borgia e tornato a Pesaro Giovanni Sforza, Collenuccio si rifugiò nuovamente a Ferrara da Ercole d’Este. La sua morte fu conseguenza di una trappola tesagli da Giovanni Sforza. Il signore di Pesaro gli aveva fatto intendere, infatti, che avrebbe permesso il suo ritorno in patria; ma non appena Collenuccio mise piede a Pesaro, Sforza lo fece imprigionare, torturare e infine uccidere, senza processo.
Opere
La maggior parte delle opere letterarie e storiche di Collenuccio, in latino e in volgare, sono state composte dopo la prima condanna (1489) e sono state pubblicate postume per lo più a cura del figlio. Molto interessanti, e indispensabili per comprendere la vita spirituale del XV secolo, le cosiddette Operette morali di Collenuccio, scritte in latino e volgare negli anni dell’esilio, e riunite in volume, assieme alle Poesie latine e volgari, a cura di Alfredo Saviotti.
Scrisse anche un’originale opera naturalistica, la Pliniana defensio, per difendere Plinio dalle accuse di Niccolò Leoniceno. Lo scritto, diffidando del principio di autorità, propende per uno stile della ricerca naturalistica fondato sull’esperienza.
I versi, sia quelli in lingua latina che in lingua italiana, hanno invece in genere scarso valore, tranne la Canzone alla Morte, giudicata uno dei migliori risultati poetici della lirica del secolo XV e, anche alla luce della tragica fine dell’autore, un esempio di stoicismo umanistico. La morte, essendo considerata la vita una catena non interrotta di tormenti e delusioni, viene invocata come donatrice di pace.
La principale opera storica di Pandolfo Collenuccio, quella alla quale è maggiormente legata la sua la fama, è il “Compendio delle istorie del regno di Napoli”. Iniziata nel 1498 per incarico del duca Ercole I d’Este, fu pubblicata solo trentacinque anni dopo la morte dell’autore.
Fonti
Note biografiche a cura di Pier Filippo Flores