Pantaleo Carabellese nacque a Molfetta (Bari) il 6 luglio 1877.
Frequentò le scuole della sua città e si trasferì a Napoli per studiare giurisprudenza laureandosi nel 1900 con il professor De Blasis con tesi sulla ierocrazia del papato.
Avendo nel frattempo sviluppato interesse per la filosofia decise di seguire a Roma questo corso di studi laureandosi nel 1905 con una tesi dal titolo La teoria delle percezione intellettiva in Antonio Rosmini.
Insegnò prima lettere e filosofia nelle scuole medie, nelle quali rimase fino al 1922 anche come preside e ispettore, pubblicando nel frattempo L’essere e il problema religioso, La coscienza morale e la Critica del concetto. Dal 1922 al 1925 ebbe la cattedra di filosofia teoretica all’università di Palermo, dal 1926 al 1943 occupò quella di Storia della Filosofia all’università di Roma e passò alla cattedra di Teoretica nel 1944 quando subentrò al Gentile, cattedra che conservò fino alla morte avvenuta il 19 settembre 1948 a Genova.
Nel 1931 pubblicò Il problema teologico come filosofia. Divenne accademico dei Lincei nel 1935 e l’11 luglio 1936 sposò Irene, nipote di Giovanni Gentile, rinsaldando in questo modo il rapporto di amicizia con il filosofo castelvetranese nonostante fosse filosoficamente avversario, ma consonante in più di un aspetto del filosofare. La moglie Irene fu appassionata custode dell’opera del marito, consentendo più tardi la pubblicazione dei testi dei corsi organicamente tenuti dal Carabellese, in particolare quelli dal 1940 al 1943 pubblicati dall’Università di Bari con la cura del prof. Antonio Corsano.
Era stato studente di Bernardino Varisco durante il suo ultimo anno di università a Roma e in pratica ne continuò la polemica sia contro il positivismo che contro l’idealismo, sintetizzando poi questa sua mediazione nell’importante lavoro L’idealismo italiano del 1938.
Sulla base della gnoseologia di Varisco fondò una metafisica critica che si rifaceva a Rosmini e a Kant. Ne La Critica del concreto, una delle sue opere centrali, Carabellese prova a superare sia il realismo astratto, che pone l’oggetto fuori dal pensiero, sia l’idealismo assoluto, che ne fa una creazione del soggetto. A questo scopo fornisce un’interpretazione di Kant opposta a quella dell’idealismo, per cui l’universalità non è nel soggetto ma nell’oggetto; universalità che rappresenta la validità dell’oggetto per tutti i soggetti possibili. Parallelamente i soggetti sono le molteplici individuazioni dell’unico, oggettivo universale. Se si separano, soggetti e oggetti sono solo astrazioni, nel concreto esistono solo soggetti individuali “con l’universalità del loro essere”; soggetti, quindi, legati all’oggettività.
La maturità di questo pensiero viene poi raggiunta con i volumi La filosofia di Kant (1927), Il problema della filosofia da Kant a Fichte e soprattutto Il problema teologico come filosofia (1931). In quest’ultimo Dio diventa oggetto assoluto e universale identificandosi con la cosa in sé, oggetto concretissimo vissuto nella coscienza. L’esperienza diviene il convenire di molti soggetti in un unico oggetto. In questo si concretizza la sua contrapposizione all’idealismo che vede come astratto l’essere in sé. I soggetti sono reali in quanto spiriti consapevoli, l’oggetto è ideale proprio perché oggetto. Il problema di Dio va svincolato dai presupposti che lo rendono insolubile: religiosità e esistenzialità. Dio nasce come esigenza di oggettività della propria coscienza, e il problema ontologico viene dal Carabellese rovesciato in modo da affermare non l’esistenza ma l’oggettività di Dio, poiché negare Dio sarebbe come negare, con il pensiero, l’oggettività del pensiero, cioè non pensare. Per cui il solo fatto di pensare afferma Dio. Pur offrendo lati attaccabili siamo di fronte a una delle speculazioni più profonde della filosofia contemporanea.
Parallela a questa sua visione speculativa ma non certo indipendente, anzi variamente intersecata, è la critica serrata al cartesianesimo che trova la sua espressione nei tre ponderosi volumi Le obiezioni al cartesianesimo (L’idea; La dualità; Il metodo).
Fonti:
- R. Tozzi, Pantaleo Carabellese. Torino 1955.
- AA.VV. Giornate di studio Carabellesiane, Genova 1965.
- R. Pagliarani, Pantaleo Carabellese. Ravenna 1979.
- E. Mirri, Introduzione a Il problema teologico come filosofia, Perugia, 1994.
- A. Russo, Filosofi italiani del novecento, Roma, 2004.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- Il circolo vizioso di Cartesio
Carabellese riprende e analizza le critiche che furono portate, per esempio da Gassendi, alle Meditazioni cartesiane fin dal suo apparire a metà del diciassettesimo secolo. - Il concetto spinoziano dell'errore
Carabellese conduce la riflessione sulla concezione dell’errore in Spinoza andando oltre l’antitesi tra negazione dell’errore (per cercare di superare la concezione cartesiana) e sua ammissibilità e conseguente positività, per giungere a descrivere il concetto dell’errore spinoziano come qualcosa “altra” tra conoscenza e non conoscenza. E in ogni caso come una riflessione utile da riprendere al di là della semplice negazione dell’errore operata da hegelismo e pragmatismo. - L'essenza della filosofia
In questo breve testo il filosofo pugliese discetta sulla filosofia se essa sia una scienza diversa da tutte le altre o una scienza come tutte le altre. Nel primo caso la filosofia diventerebbe assoluta soggettività e sparirebbe come scienza. - L'idealismo italiano
Saggio storico-critico
Prendendo spunto dalle idee speculative di Varisco, Carabellese, in questo testo del 1937, ribadisce alcuni caposaldi del suo pensiero che, come lo definisce Abbagnano, può essere riconosciuto come "spiritualismo oggettivistico". - Il problema della filosofia in Kant
Nel 1936 Carabellese tenne un breve corso di filosofia teoretica al magistero di Roma. Tale corso si concentrò sull'interpretazione che Kant dà al problema interno della filosofia nei Prolegomeni, sulla base di precedenti studi dello stesso Carabellese. Anche in questa occasione l'autore ribadisce il punto di vista, perseguito con grande tenacia, dell'unica realtà concreta che è la coscienza, intesa come consapevolezza che il soggetto ha dell'essere. - Il problema teologico come filosofia
Carabellese in quest'opera fa propria ed elabora, con originale e interessante contributo personale, la tradizione del pensiero ontologico europeo. Questa adesione è probabilmente la ragione per la quale quest'opera, collocandosi tra le due elaborazioni prevalenti – neo-scolastica e neo-idealistica – e direi quasi apparentemente contrapposte ma in realtà spesso convergenti, non riesce a ritagliarsi che una posizione nettamente minoritaria.