Pier Ambrogio CurtiPier Ambrogio Curti nacque a Milano il 2 agosto del 1819. Dopo aver tentato la carriera ecclesiastica entrando al Seminario di Lecco, lasciò gli studi teologici per studiare legge e si trasferì a Pavia. In questo periodo diede prova della sua inclinazione verso gli studi umanistici e la ricerca storica, nonché la sua abilità di scrittore, iniziando a scrivere un saggio sulla storia e la cultura italiana del Duecento, che fece poi pubblicare più tardi, nel 1853, sotto il titolo di Istorie italiane del secolo XIII narrate colla scorta della Divina Commedia.

Sempre durante il periodo di studio, nel 1843, pubblicò la prima edizione de La figlia dell’armajuolo, un romanzo storico ambientato nella Milano secentesca, che egli “finse” di aver scoperto su un manoscritto di un notaio, come emerge dal sottotitolo Storia domestica milanese del secolo XVII tratta da un manoscritto d’un notaio criminale di quel tempo da Pier Ambrogio Curti (un espediente allora molto in voga nella produzione letteraria milanese di quel periodo). Questo romanzo fu poi riproposto nel 1855 in una seconda edizione, ampiamente riveduta e corretta, dietro consiglio dell’amico Pietro Cominazzi, redattore della rivista letteraria milanese “La Fama”.

L’iniziale produzione giovanile di Curti segnò l’inizio di una proficua e ampia produzione letteraria. Ancora prima di laurearsi, iniziò a collaborare con alcune riviste letterarie, manifestando nei suoi articoli la propria insofferenza verso l’amministrazione asburgica. Ottenuta la laurea in Giurisprudenza nel 1844, iniziò la pratica forense al tribunale penale e poi a quello civile. In questo stesso periodo cominciò a raccogliere documenti e a trascrivere storie e aneddoti riguardanti la cultura lombarda, producendo una raccolta che successivamente diede alle stampe in quattro volumi con il titolo di Tradizioni e leggende di Lombardia.

Insieme ad altri avvocati milanesi, Curti collaborò per l’unità nazionale partecipando attivamente ai moti del ’48. Il 20 marzo, durante gli scontri delle Cinque Giornate, fu assunto a membro del Comitato di Pubblica Sicurezza del Governo provvisorio, appena istituito. Rimase con questa carica fino al 15 aprile, giorno in cui diede le dimissioni con grande dispiacere di tutti i membri del Comitato che vedevano così andarsene «la tanto utile e zelante opera sua». Dopo la controffensiva degli austriaci fu costretto a riparare con la moglie in Svizzera, dove rimase per qualche tempo. Grazie al padre, che era creditore nei confronti del conte Pachta, intendente generale dell’esercito Austro-Ungarico, riuscì a rientrare a Milano e ad essere riammesso all’esercizio dell’avvocatura. Tuttavia nel 1855 fu nuovamente sospeso, avendo subìto un processo politico per via di un articolo che aveva scritto, in cui criticava il finale del terzo atto dell’opera lirica Il Profeta di Meyerbeer in quanto ricordava le prime battute dell’inno nazionale austriaco.

In mezzo a queste vicende avverse, Curti trovava conforto nei suoi interessi letterari e nelle amicizie coltivate negli ambienti culturali e artistici di Milano. Come Ippolito Nievo riporta nelle sue lettere, la casa di Curti era il luogo di ritrovo abituale degli intellettuali della città: a questi circoli prendevano parte lo stesso Nievo, Leone Fortis, Filippo Filippi, Paolo Ferrari, Francesco Ferdinando Fontana, Ferdinando Martini, e molti altri che si dedicavano alla letteratura, alla musica e al teatro. In particolare, tra Nievo e Curti era nata una solida amicizia, e fu proprio Curti ad aiutare il seguace mazziniano nella ricerca di un editore disposto a pubblicare Le confessioni di un italiano.

Nel 1858 Curti pubblicò un secondo romanzo, La Madama di Celan, le cui allusioni politiche gli provocarono non pochi problemi con le autorità austriache. Nel 1859 fu nuovamente costretto a rifugiarsi in Svizzera per sfuggire alla polizia austriaca. L’esilio, tuttavia, fu di breve durata: raggiunta l’unità d’Italia, Curti non solo tornò alla propria patria, ma ebbe anche l’onore di essere eletto deputato al primo Parlamento italiano nel 1867. Al suo impegno politico continuò ad affiancare l’attività di scrittore e la sua costante passione per gli studi umanistici. Fu nominato direttore della Società Italiana di Archeologia e di Belle Lettere in Milano, e dal 1872 al 1874 pubblicò in tre volumi Pompei e le sue rovine, una poderosa opera che, oltre a raccogliere gli studi archeologici, topografici e artistici dell’antica città, contiene un’ampia trattazione della storia sociale della civiltà romana. In seguito pubblicò Il Lago di Como e il Pian d’Erba, dalle cui pagine traspare l’affetto profondo che lo legava alla sua amata terra lombarda, seguita da una raccolta di novelle, Fiori appassiti. Il suo ultimo lavoro fu Livia Augusta, uno studio storico e archeologico sotto forma di romanzo.

Morì a Milano il 16 novembre del 1899.

Fonti:

  • Raccolta dei decreti, avvisi, bollettini emanati dal governo provvisorio, dai diversi comitati e da altri dal giorno 18 marzo in avanti, Milano 1848, I, pp. 255.
  • Pier Ambrogio Curti, La figlia dell’armajuolo, Milano, Colombo, 1855, VII-X.
  • Pier Ambrogio Curti, Pompei e le sue rovine, Milano, F. Sanvito, 1872.
  • Angelo De Gubernatis, Dizionario biografico degli scrittori contemporanei, Firenze, 1879, pp. 332-333.
  • Giovanni Tassoni, Gli studi di folklore lombardo, in “Lares”, vol. 29, n.1/2 (gennaio-giugno 1963), pp. 22-29.
  • Ippolito Nievo, Lettere, a cura di M. Gorra, Milano, Mondadori, 1981, p. 426.
  • Valeria Belloni, Avvocati della Milano austriaca ed edificazione del nuovo stato, in “Rassegna forense. Rivista trimestrale del Consiglio Nazionale Forense”, vol. 44, n.1 (2011), pp. 201-214.

Note biografiche a cura di Sofia Fagiolo

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • Il lago di Como e il pian d'Erba
    Escursioni autunnali
    Questa guida, vero canto alla bellezza del territorio, propone ben quaranta escursioni nel territorio del Pian d’Erba e del Lago di Como, attraverso un itinerario costellato di pittoreschi borghi, castelli solitari e cime innevate, il tutto arricchito da curiosi aneddoti storici.
  • Pompei e le sue rovine. Volume 1
    È il primo dei tre volumi, pubblicati tra il 1872 e il 1874, dedicati da Curti a Pompei. Qui oltre ad una descrizione della regione, si tratta delle relazioni tra Roma e i popoli campani e della scoperta delle rovine di Pompei.
  • Pompei e le sue rovine. Volume 2
    Questo secondo volume di Pompei e le sue rovine contiene una lunga narrazione della storia del teatro in Roma e una descrizione dei luoghi pubblici di Pompei: l’anfiteatro, le terme, le scuole e le tabernæ. L’opera si conclude con una descrizione delle opere d’arte rinvenute negli scavi.
  • Pompei e le sue rovine. Volume 3
    Questo terzo ed ultimo volume descrive altre aree di Pompei: il quartiere dei soldati, le case e ville, i lupanari, le tombe. Anche questo ultimo volume è ricco di citazioni dagli autori classici e di digressioni su vari argomenti relativi alla città campana.
 
autore:
Pier Ambrogio Curti
ordinamento:
Curti, Pier Ambrogio
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