Pietro Capparoni nacque a Roma il 25 aprile 1868, da Silverio, pittore dei palazzi apostolici, e da Luisa Aloisi. Sempre a Roma si laureò nel 1892 in medicina e chirurgia. Vinse il concorso per assistente alla cattedra di clinica chirurgica tenuta da F. Durante.
Poiché la famiglia era piuttosto abbiente poté permettersi viaggi di istruzione in varie parti del mondo. Nel 1897 era a Bombay durante una grave epidemia di peste; ebbe modo quindi di lavorare nel laboratorio di W. Haffkine, studiando la pratica della vaccinazione contro peste e colera.
Si sposò con Lilian Mitchell, inglese, e da lei ebbe nel 1906 il figlio Silverio Henry, che sarà il suo unico figlio. Questo ricco matrimonio gli consentì di allontanarsi dalla pratica professionale, con l’eccezione degli anni di guerra quando come capitano medico prestò servizio in reparti chirurgici prima a Roma, poi a Salerno. Qui ebbe modo di riscoprire e studiare un prezioso manoscritto custodito nel tesoro della cattedrale normanna di S. Matteo e questo studio fu dato alle stampe con il titolo Magistri Salernitani nondum cogniti. Tale pubblicazione diede vita a una controversia con Karl Sudhoff, professore di storia della medicina all’università di Lipsia. Le risposte di Capparoni apparirono invero piuttosto deboli, e lui stesso rinunciò in seguito a tenere il passo con lo svilupparsi della ricerca storica sull’argomento.
Negli anni precedenti lo scoppio bellico si era dedicato al movimento di opinione teso a introdurre nelle università italiane l’insegnamento della Storia della Medicina. Nel 1907 prendeva vita infatti su iniziativa di G. Baccelli la “Società italiana di storia della medicina e delle scienze naturali”, che tenne i primi convegni a Perugia (1907), Faenza (1908) e Venezia (1909). Erano trascorsi 16 anni dalla morte di Angelo Camillo De Meis, che aveva insegnato Storia della medicina a Bologna per quasi un trentennio e l’interesse per la materia si era decisamente assopito. La stessa materia veniva insegnata da De Renzi a Napoli.
Capparoni partecipò alla fondazione, nel 1910, della «Rivista di storia critica delle scienze mediche e naturali», organo ufficiale della società, entrando nella redazione. Nel 1913 ne divenne direttore ed amministratore, mantenendo l’incarico fino al 1919 ad eccezione degli anni di guerra.
Nel 1911 fornì una porzione non trascurabile del materiale esposto nel reparto dedicato alla medicina e alla farmacia nell’ambito dell’Esposizione celebrativa del cinquantenario del Regno d’Italia, a castel Sant’Angelo. Di questa manifestazione fu commissario ordinatore. L’esposizione relativa a medicina e farmacia costituì poi il nucleo del futuro Museo storico nazionale dell’arte sanitaria.
Rimase vedovo nel 1912. Si sarebbe risposato solo nel 1929 con Erna Lessler.
Dal 1912 fu consigliere della Società di storia delle scienze mediche, partecipando all’organizzazione del primo congresso italiano di storia della medicina tenuto a Roma dal 11 al 14 ottobre 1912.
Lasciata la direzione della «Rivista di storia critica» e interrotta la propria collaborazione al periodico, fondò nel 1910 insieme a M. Borgatti e G. Carbonelli un istituto per un museo storico dell’arte sanitaria, divenuto nel ’21 Istituto storico italiano dell’arte sanitaria, il cui fine era la costituzione di un museo di storia della medicina. Ne fu segretario generale fino al ’31, vicepresidente dal ’31 al ’34.
Nel maggio 1933, nacque finalmente presso l’ospedale di S. Spirito, a Roma, il Museo storico nazionale dell’arte sanitaria.
Nel ’21 aveva iniziato le pubblicazioni il «Bollettino dell’Istituto storico italiano dell’arte sanitaria», e Capparoni ne fu redattore capo assieme al Carbonelli, e ne divenne direttore nel ’32; nel ’34 l’Istituto divenne Accademia di storia dell’arte sanitaria, e Capparoni ne assunse la presidenza, mentre il «Bollettino» si trasformò negli «Atti e memorie» dell’Accademia. Tra l’Accademia rappresentata da Capparoni e la Società che faceva capo invece a Barduzzi nacque una certa rivalità.
Dal 1924 al 1928 insegnò storia della medicina a Bari. Nel 1928 passò a Pisa, e nel 1931 a Bologna, dove rimase fino al pensionamento (1938). Barduzzi teneva un corso analogo a Siena, ed erano gli unici insegnamenti ufficiali della materia in Italia. A. Pazzini, che dal 1936 fu l’unico professore ordinario della disciplina con cattedra a Roma, fu suo allievo.
Nel ’30 presiedette all’VIII congresso internazionale di storia della medicina, tenutosi a Roma. Nel ’39 riceveva un encomio dalla classe di scienze fisiche, matematiche e naturali dell’Accademia d’Italia «per l’attività veramente pregevole svolta in lunghi anni nel campo della storia della medicina … rivendicando numerosi primati italiani».
Morì a Roma il 14 maggio 1947.
Fonti:
- http://www.treccani.it/enciclopedia/pietro-capparoni_(Dizionario-Biografico)/
- A. Corsini, Pietro Capparoni in «Rivista di storia delle scienze mediche», XXXVIII (1947).
- Busacchi, In memoria di Pietro Capparoni, estratto da «Bullettino delle scienze mediche» (1947), fasc. 3.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
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