Il testo, stampato in Italia nel 1868, raccoglie tre racconti di Wilkie Collins tradotti dalla Signora A. M. Lessona. Il primo racconto, che la traduttrice italiana titola Una trama di famiglia, fu pubblicato originariamente con il titolo A Marriage Tragedy nel febbraio 1858 sul “Harper’s New Monthly Magazine” prendendo poi il titolo A Plot in Private Life nelle successive pubblicazioni in volume.
William, voce narrante e fedele servitore di una ricca vedova, la signora Norcross, racconta la storia dell’infelice secondo matrimonio della sua padrona con James Smith. L’impiegato di un avvocato investigativo, Mr. Dark, riesce a fare luce su un intrigo sventando il tranello nel quale erano stati condotti William e la Signora Norcross, dei quali dimostrò l’innocenza smascherando anche la colpevolezza di un altro personaggio. L’amabile rapporto di William con l’esperto detective prefigura quello tra Betteredge e Cuff nel ben più noto romanzo The Moonstone.
Nel secondo racconto, La mia finestra, il narratore, sconvolto dalla recente perdita della donna amata, fantastica su una vicenda che cerca di interpretare tramite quello che vede dallo scorcio che la vista dalla sua finestra può offrire.
Il terzo racconto Le nozze di Gabriele, (Gabriel’s Marriage – tradotto in italiano anche con il titolo Verità nascoste –) fu pubblicato in due puntate nei numero 160 e 161 di “Household Words” nel 1853. La vicenda si svolge durante l’inizio e l’ascesa della Rivoluzione francese in un piccolo villaggio di pescatori nel nord-ovest della Francia. Sebbene la storia si svolga nella campagna rurale, lontano dal cuore della rivoluzione parigina, Gabriel, il protagonista della storia, deve affrontare le conseguenze dello scontro tra rivoluzione e secolarismo in Francia e nella sua stessa famiglia. Quando Gabriel scopre un oscuro segreto nel passato della sua famiglia, affronta una lotta interiore per potersi auto-assolvere dai peccati che sente gravare anche su di sé per poter sposare la sua fidanzata senza rimorsi. Attraverso il personaggio di Gabriel, Wilkie Collins rappresenta la ricerca, per i cristiani, di riscattare il peccato originale e la lotta per rimanere fedeli in un mondo decaduto e secolare.
Nello svelare il mistero Collins non riserva molta enfasi per la componente logica, preferisce alternare all’aspetto investigativo e di ricerca della “verità” colpi di scena o passioni da melodramma evitando quindi che l’enigma di certi ambienti e di certi personaggi venga del tutto risolto.
In appendice si trova il breve racconto È inutile tentare di Dinah Maria Craik, presentata però nel testo semplicemente come “l’autore di John Halifax” (ma nella nota dell’editore si precisa che si tratta di una donna senza tuttavia farne il nome); un giovane violinista corona il suo sogno d’amore col sacrificio di tre anni di lontananza in cerca di fortuna. Non ho potuto rintracciare l’originale.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del primo racconto Una trama di famiglia:
Quando cominciai la mia carriera di servitore andai per la prima volta in una casa ove non guadagnai gran cosa, tranne l’aver imparato a compiere bene il mio servizio, ma di salario non ne vidi neppur l’ombra. Il mio padrone fallì, ed i suoi servitori soffersero di questo fatto come il rimanente dei creditori.
La seconda casa ove m’impiegai, però, mi compensò della prima. Ebbi la fortuna di entrare al servizio del signore e della signora Norcross. Il mio padrone era ricchissimo; possedeva il castello di Darrock e molte terre del Cumberland, un altro podere nel Yorkshire, ed una vastissima proprietà nella Giammaica, che in quel tempo rendeva moltissimo. Alle Indie occidentali egli aveva incontrato una giovane e bella signorina, istitutrice in una famiglia inglese, ed essendone perdutamente invaghito l’aveva sposata, sebbene essa fosse più giovane di lui di circa venticinque anni. Dopo il matrimonio vennero in Inghilterra, e fu in quel tempo che io ebbi la ventura di entrare al loro servizio.
Vissi coi miei nuovi padroni tre anni, essi non ebbero figli. Alla fine di questo tempo il signor Norcross morì. Egli era abbastanza avveduto per prevedere che la sua giovane vedova si sarebbe rimaritata; e perciò dispose che tutto il suo avere andasse alla signora Norcross prima, e poi ai figli che potesse avere da un secondo matrimonio, ed in mancanza di questo ai suoi parenti ed amici. Io nulla ebbi da soffrire per la morte del mio padrone, perchè la sua vedova mi tenne in servizio. Io aveva curato il defunto signor Norcross durante la sua malattia, e mi resi abbastanza utile per attirarmi la gratitudine e la benevolenza della mia signora. Inoltre essa tenne al servizio la sua cameriera – una mulatta, chiamata Giuseppina, che aveva portata con sè dalle Indie. Anche allora io sentiva una certa ripulsione per quella donna, e il suo volto oscuro e crudele non mi andava a genio, e non so capire come la signora avesse riposto in essa tanto affetto. Il tempo mostrò che io non aveva torto a diffidare di quella donna.

