Carlo Dadone nacque a Torino l’11 maggio 1864.

Da ragazzo, abbandonata la scuola dopo la terza elementare, fu costretto a cimentarsi in mestieri diversi: intagliatore di scatole di legno a dieci anni, in una fabbrica di bomboniere a tredici e pittore d’insegne poco dopo. A soli quattordici anni in seguito a un’oftalmia divenne cieco da un occhio. Pochi anni dopo, in seguito a un’infezione agli orecchi, divenne anche praticamente sordo. A tal proposito scrisse: “Questa disgrazia non mi permette di udire le troppe corbellerie altrui, ma mi permette sempre di scrivere le mie”. Presto però, grazie alla sua propensione alla lettura – pur essendo completamente autodidatta – potè introdursi nel mondo culturale locale stringendo diverse amicizie; pubblicò le prime novelle su «Vita Moderna» diretta da Macchi.

La conoscenza di Giovanni Bertinetti, di alcuni anni più giovane, fu decisiva per consolidare la sua introduzione nell’ambiente della scrittura; Bertinetti era direttore della rivista «Forum», e su questa rivista Dadone scrisse novelle e romanzi a puntate successivamente proposti in volume dall’editore torinese Streglio (La forbice di legno, Come presi moglie) tradotti anche all’estero. Nel 1905 consolidò la sua collaborazione con Streglio divenendo direttore del periodico letterario «La nuova lettura». Come scrittore d’appendice usò lo pseudonimo di Ugo di San Lery.

Nell’ambito della produzione per ragazzi, iniziò a scrivere per riviste, quali «Adolescenza», il «Corriere dei piccoli» del quale fu senza dubbio uno dei collaboratori più continui e significativi assieme a Rubino, Mussino e Spaventa Filippi che del periodico fu il fondatore.

Nel 1909 iniziò la collaborazione con la rivista letteraria dell’editore Treves «Il XX secolo» con il romanzo a puntate Il tesoro del re negro che veniva presentato con queste parole: “Carlo Dadone, fra i giovani nostri romanzieri, si è conquistato una bella fama per la fervida immaginazione e l’arte sua di intrecciare con verosimiglianza i casi più straordinari e segnare con linee sicure avvenimenti e caratteri”. Il romanzo è di evidente ispirazione salgariana. Il giovane artista Tullio Parker vuole dimostrare l’innocenza del padre accusato ingiustamente di omicidio. L’unica prova dell’innocenza è in fondo all’oceano nella cassetta che contiene il tesoro del re dei Matabele. L’influenza di Salgari è stemperata dalla religiosità: il malese Pungho è cristiano, un’intera tribù aborigena è convertita al cattolicesimo dal missionario Makart.

La sua produzione indirizzata ai ragazzi fu vastissima: Giannetto impara a vivere e Gigetto quand’era morto e come rivisse, Ciccirì in campagna, Cherubino e Rubinuccia tra i Lapponi, Cicciobomba, Chisciottino in cerca di dispiaceri, Le fantastiche avventure di Giovannino.

Forse per mascherare la qualità non eccelsa dovuta alla quantità crescente di produzione, adoperò numerosi pseudonimi tra i quali ricordiamo Frombolino, Dado.

Nonostante una sporadica escursione nel genere gotico con alcuni racconti pubblicati sulla «Domenica del Corriere» e poi raccolti assieme ad altri nel volume La forbice di legno – escursione che provocò da parte dell’amico Pirandello l’esortazione a ritornare al genere comico – è appunto nell’ambito del romanzo umoristico che Dadone diede il meglio delle sue capacità: Storia di un fucile che le ha sparate grosse, illustrato dall’amico Mussino, La signora Fantasia e le sue facezie, Come io mi diverto e Colei che dovevo sposare.

In seguito pubblicò due romanzi di avventure centrate su un altro suo personaggio: Biribì (Le eroicomiche avventure di Biribì e Le nuove avventure di Biribì: poliziotto e portafortuna).

Negli anni ’20 collaborò per «Cuor d’oro».

Iniziò la sua collaborazione con l’editore Bemporad pubblicando il suo primo romanzo fantastico, Le avventure di Capperina, anche questo con le illustrazioni di Attilio Mussino.

Il rapporto più stabile e proficuo con una casa editrice Dadone lo ebbe con la torinese SEI con la quale pubblicò 16 testi, tra cui La piccola Giovanna (1916), ristampato fino agli anni ’60 del secolo scorso. Inoltre Una piccola Robinson (1923) illustrato ancora da Mussino, Tompo e Timpa nel paese dei gorilla (1925) e Le fantastiche avventure di Giovannino, racconto eroicomico per i più piccini (1930).

Dadone si piegò, se pur marginalmente, alle esigenze della propaganda politica con due libri che tradiscono già dal titolo la loro finalità: Il comunismo a Roccaferrigna e Il viaggio d’un balilla intorno al mondo (1931), scritto con l’amico Bertinetti, autore fra l’altro di ben 17 falsi salgariani tra i quali il più noto è forse Il fantasma di Sandokan. Con il Bertinetti ebbe un’altra collaborazione attraverso la pubblicazione, nel 1931, di un ricettario, Buona tavola e buon umore. D’altra parte l’eclettico Bertinetti si occupava di cucina con lo pseudonimo Donna Clara fin dagli inizi del ‘900 (è del 1905 il famoso Dalla cucina al salotto).

Collaborò anche con altre editrici di matrice cattolica, quali La Scuola e La Queriniana di Brescia e il quotidiano torinese «Il Momento».

Da ricordare anche la sua attività letteraria ispirata direttamente dalla natìa Torino; ricordiamo La casa delle chiacchiere, ambientato nella Torino precedente la prima guerra mondiale, e soprattutto La piccola Giovanna che ebbe grande successo e numerose ristampe, le ultime riviste dall’autore deciso a rifinire con più cura il suo maggiore successo letterario. Narra le disavventure di una giovane domestica tiranneggiata dall’avara padrona tratteggiando un quadro indimenticabile dell’ambiente di certe case torinesi di inizio ‘900.

Ebbe due figli, Àttico e Virgilio.

Morì a Torino il 27 marzo 1931.

Fonti:

Note biografiche a cura di Paolo Alberti

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • Come presi moglie
    Autobiografia di un ex-ghiottone. Romanzo
    Un giovane piuttosto scapestrato e appassionato di raffinata cucina trova occupazione come “ghost writer” presso un eccentrico e ricchissimo scrittore di romanzi d’appendice con la passione per la gastronomia. Tra improponibili piatti esotici trova l’amore della nipote dello scrittore e, transitando per una esilarante disavventura in una casa di cura per “matti” e trasferimenti avventurosi attraverso campagne ottocentesche, la sposa.
  • La forbice di legno
    Pirandello, dopo aver letto l’antologia di racconti “macabri” La forbice di legno, consigliò l’autore di lasciar perdere Poe e di ritornare all’umorismo... Ma l’amichevole e scherzoso consiglio è forse ingeneroso. Troviamo in questa raccolta di sette racconti una buona parte dei temi tipici del racconto horror, dallo scienziato pazzo al trasferimento di anime e di materia, dagli “pseudobiblia” alla rianimazione dei morti.
 
autore:
Carlo Dadone
ordinamento:
Dadone, Carlo
elenco:
D