Si ringrazia la Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia (http://panizzi.comune.re.it/) per aver gentilmente concesso la riproduzione digitale dell’opera.
Traduzione a cura di Giovanni Canestrini (vedi).
Dall’incipit del libro:
Lo scopo principale di questo capitolo è l’indagare se le numerose varietà domestiche del cane provengano da una sola specie selvaggia o da parecchie. Credono alcuni autori che tutte provengano dal lupo o dallo sciacallo, o da una specie estinta ed ignota; altri invece, e questa è l’opinione prevalsa in questi ultimi tempi, che discendano da parecchie specie recenti ed estinte, più o meno incrociate. È assai difficile che noi possiamo giungere a determinarne con certezza l’origine. La paleontologia sparge poca luce sulla questione, sia per la grande analogia che hanno fra loro i crani dei lupi e degli sciacalli viventi ed estinti, sia per la dissomiglianza che si nota fra i crani delle differenti razze di cani domestici. Ei pare tuttavia che nei depositi terziari recenti siansi trovate delle ossa simili più a quelle di un grosso cane che a quelle del lupo, il che è secondo l’opinione del De Blainville che afferma essere i nostri cani discesi da una specie unica ed estinta.


