«La Società corrispondente del Circolo Pickwick rimane col presente atto costituita: Samuele Pickwick, P. P. M. C. P., Augusto Snodgrass, M. C. P., Tracy Tupman, M. C. P., e Nataniele Winkle, M. C. P., sono egualmente col presente atto scelti e nominati membri della detta Società corrispondente.»

Un documento, questo, tanto importante da essere riportato integralmente nell’incipit del romanzo: datato 12 maggio 1827, segna infatti l’inizio del peregrinare dei protagonisti, filo conduttore della narrazione. In esso vengono indicate anche, nei dettagli, le finalità del gruppo, i cui membri sono

«incaricati di indirizzare di tratto in tratto all’Associazione del Circolo Pickwick, a Londra, dei particolari autentici sui loro viaggi e le loro investigazioni; le loro osservazioni sui caratteri e sui costumi; tutte le loro avventure in somma, non che le narrazioni e altri opuscoli cui per avventura dessero motivo le scene locali o i ricordi che vi hanno relazione.»

I narratori sono gli editori dell’opera, che fin dall’inizio esplicitano le proprie fonti, dichiarando di essersi limitati a “distendere” in modo “limpido e piano” i diari di viaggio coscienziosamente redatti da Pickwick e Snodgrass:

«Le carte del Circolo Pickwick sono le nostre sorgenti, e noi possiamo essere paragonati ad una compagnia di esplorazione. I lavori altrui ci hanno preparato un grandioso serbatoio di fatti importanti. Noi non facciamo che distenderli, e comunicarli via via per un canale limpido e piano, al mondo assetato di notizie pickwickiane.»

Non si tratta però degli unici narratori, dato che il romanzo, riallacciandosi alla secolare tradizione de Le mille e una notte e del Decameron di Boccaccio, presenta una struttura a cornice, con un filo conduttore (le vicende di Pickwick e compagni) all’interno del quale sono inseriti i racconti dei più svariati personaggi (un attore di teatro, un parroco, un pazzo, un carcerato……).

La nota predominante della “cornice” è l’ironia, che cogliamo fin dall’inizio nella presentazione antifrastica del protagonista, Samuele Pickwick, cui viene attribuito il titolo di P. P. M. C. P. (“Presidente perpetuo, membro del Circolo Pickwick”): un acronimo d’inusitata lunghezza, accresciuta ulteriormente dalla spaziatura, per enfatizzare un titolo relativo ad una “Società corrispondente” di sole quattro persone.

Si tratta comunque di un’ironia bonaria, che non impedisce a Dickens di guardare con affetto al proprio personaggio, un facoltoso borghese ritiratosi dagli affari che decide di viaggiare mosso da un’inesauribile curiosità nei confronti del mondo, naturale ed umano, che lo circonda; in questo suo peregrinare, egli si accosta senza remore di sorta ai personaggi più disparati, uomini e donne di qualunque ceto, che sempre lo prendono a benvolere per la bonarietà, la sensibilità, la comprensione, la generosità, gli incrollabili principi morali che permeano tutte le sue azioni.

I suoi compagni di viaggio e di avventure vengono sinteticamente presentati dallo stesso Pickwick durante l’enfatico discorso da lui pronunciato, in piedi sulla propria sedia e fra le ovazioni dei presenti, nella “storica” seduta iniziale del Circolo:

«La fama poetica era cara al suo amico Snodgrass; del pari la fama di conquistatore era cara all’amico Tupman; e il desiderio di venire in fama negli esercizii del campo, dell’aria e dell’acqua, vinceva ogni altro affetto nel seno dell’amico Winkle.»

Entra a far parte del piccolo gruppo Sam Weller che, ad onta della sua posizione subalterna, ben presto assume un ruolo da protagonista. Pickwick lo incontra nell’albergo dove lavora come lustrascarpe e decide di assumerlo al proprio servizio, apprezzandone il senso pratico, tale da fargli affrontare le situazioni più intricate con più disinvoltura dei goffi Pickwickiani, la viva intelligenza e l’umorismo, che si manifesta in gustosi aneddoti e calembour: «Addoloratissimo di recare un qualunque disturbo, signora, come disse il brigante alla vecchia signora quando la mise sul fuoco»; «mi auguro che la nostra conoscenza durerà un pezzo, come disse quel tal signore al biglietto da cinque sterline»; «tutto pel quieto vivere, come disse il marinaio quando fu nominato custode della lanterna del molo.»…..

Incrocia spesso la strada dei nostri personaggi, malauguratamente per loro, un individuo misterioso che dapprima cela il proprio nome, poi si presenta come Alfredo Jingle di Casapersa e da compagno di viaggio si trasforma in astuto e pericoloso antagonista, per essere successivamente inseguito, raggiunto, cacciato ed infine inaspettatamente ritrovato da Pickwick.

Li circondano innumerevoli personaggi minori, dai nobili che vivono di rendita all’alta borghesia cittadina, dai “giovani d’avvocato” ai “chirurghi” squattrinati, fino ai lavoratori più umili ed ai miseri scarti di una società spietata, gli alcolizzati ed i carcerati. Tutti vengono rapidamente ma efficacemente tratteggiati, appena entrano in scena, nelle loro caratteristiche fisiche e soprattutto nel loro abbigliamento, rivelatore del ceto sociale di appartenenza e nel contempo delle condizioni economiche; spesso vengono citati non per nome, ma con degli epiteti ricavati dal loro aspetto fisico, come “il ragazzo grasso”, “il vecchio signore” “la cameriera belloccia” “la signora di mezza età”, “la signorina dagli stivaletti col pelo”, “il portinaio incipriato” “il gentiluomo dal cappello con la coccarda”.

Ne emerge un’immagine caleidoscopica dell’Inghilterra vittoriana, ritratta attraverso un susseguirsi di scenette e personaggi (più di cento) collocati nei più diversi ambienti (grandi città come Londra, Birmingham e Bristol, località turistiche come Bath, piccoli borghi di campagna reali o creati dalla fertile fantasia di Dickens). Teatro di molte vicende è una Londra umida e nebbiosa, i cui interni, dalle case popolari allo studio del prestigioso avvocato, sono bui, trasandati, sporchi, ammuffiti. Sulla vita londinese regna il denaro, obiettivo primario di un’alta borghesia priva di principi morali, che non esita a corrompere le autorità e a sfruttare spietatamente i lavoratori, costretti ad indebitarsi per mantenere la famiglia e spesso destinati all’alcolismo o a morire di stenti. Lo squallore dello scenario londinese, che solitamente rispecchia quello dei suoi abitanti, raggiunge il culmine nella terza parte, inizialmente ambientata nella Fleet, un carcere per debiti di Londra. A questo punto della narrazione, all’ironia subentra il sarcasmo di un Dickens che, attualizzando questa tragica situazione rimasta quasi immutata ai suoi tempi, svela una visione sconfortante della legge e di chi la amministra e fa affermare ai narratori:

«abbiamo voluto serbare alla reverenza ed all’ammirazione dei nostri nepoti la giusta e provvida legge per la quale il sozzo malfattore dev’esser nudrito e vestito e il misero debitore lasciato morir di freddo e di fame.»

A questa società spietata, descritta con toni drammatici, si contrappone l’atmosfera dei piccoli villaggi di campagna, tratteggiati con realismo ma nel contempo idealizzati come mondo degli affetti familiari e dei buoni sentimenti:

«Ei vide gli uomini che lavoravano sodo e si guadagnavano con la fatica diuturna un tozzo di pane, allegri e felici; e vide che al più povero di spirito il dolce aspetto della natura era sorgente inesausta di allegrezza e di pace.»

Un romanzo molto corposo, ma caratterizzato da una varietà di storie, scene ed ambienti e da una vivacità di narrazione che impediscono al lettore di annoiarsi; quando, verso la fine della seconda parte, le vicende rischiano di divenire ripetitive, avviene un radicale ed inaspettato cambiamento di scena che rende ancor più avvincente la lettura.

Il Circolo Pickwick, primo romanzo di Dickens, fu pubblicato a puntate dal 1836 al 1837. L’editore Chapman aveva dapprima richiesto al ventiquattrenne Dickens delle brevi narrazioni a commento delle vignette del celebre caricaturista Robert Seymour, destinate a pubblicazioni mensili a basso costo. La narrazione ben presto prese il sopravvento sulle vignette e il successo di quello che ormai si configurava come un romanzo fu eclatante: si passò dalle 1.000 copie iniziali ad un aumento delle vendite dopo l’inserimento del personaggio di Sam Weller, fino ad arrivare alle 40.000 copie dell’ultima puntata; in case e cortili si tenevano letture pubbliche per chi non poteva permettersi di acquistare il fascicolo; nacquero circoli di ammiratori e fu lanciata persino la moda di abiti, bastoni, cappelli “alla Pickwick”. Ne derivò perfino l’aggettivo “pickwickiano”, che come “donchisciottesco” e “bovarismo” testimonia il permanere di questi immortali personaggi nell’immaginario collettivo.

La traduzione di questa edizione, pubblicata per la prima volta da Treves nel 1904, è di Federigo Verdinois (1844 – 1927), giornalista, docente di letteratura inglese e russa, ma soprattutto traduttore di opere in prosa e in versi dall’inglese (Dickens, Shakespeare, Wilde), dal russo (Čechov, Dostoevskij, Gogol’ e Puškin) e dal francese (Hugo).

Sinossi a cura di Mariella Laurenti

Dall’incipit del libro:

Il primo raggio di luce che viene a rompere ed a fugare le tenebre nelle quali pareva involta l’apparizione dell’immortale Pickwick sull’orizzonte del mondo scientifico, la prima menzione officiale di quest’uomo prodigioso, trovasi negli statuti inseriti fra i processi verbali del Circolo. L’editore dell’opera presente è lieto di poterli mettere sotto gli occhi dei suoi lettori, come una prova della scrupolosa attenzione, dello studio diuturno, dell’acume, che hanno sempre accompagnato le sue ricerche nella farraggine dei documenti affidati alle sue cure.
«Seduta del 12 maggio 1827, presieduta da Giuseppe Smiggers, V. P. P. M. C. P., è stato deliberato quanto segue all’unanimità.
L’associazione ha udito leggere con un sentimento di schietta soddisfazione e con approvazione assoluta le carte comunicate da Samuele Pickwick, P. P. M. C. P. e intitolate «Ricerche sulle sorgenti degli stagni di Hampstead, seguite da alcune osservazioni sulla teorica dei pesciolini d’acqua dolce.»
L’associazione esprime le sue più calde grazie al prelodato Samuele Pickwick, P. P. M. C. P.
L’associazione, non disconoscendo menomamente i vantaggi che possono derivare alla scienza dalle ricerche infaticabili di Samuele Pickwick nei villaggi di Hornsey, Highgate, Brixton e Camberwell, non può fare a meno di considerare i risultamenti inapprezzabili che sarebbe ragionevole augurarsi in pro della diffusione delle cognizioni utili e del progresso dell’istruzione, se i lavori di quest’uomo insigne avessero un campo più largo, se cioè i suoi viaggi fossero più estesi e del pari fosse più estesa la cerchia delle sue osservazioni.

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titolo:
Il Circolo Pickwick
titolo per ordinamento:
Circolo Pickwick (Il)
descrizione breve:
Non è facile fornire una trama di quest'opera, uno dei più grandi libri dell'umorismo inglese, perché, più che un romanzo, si tratta di una serie eterogenea di vicende e di quadretti tipici della borghesia inglese sotto la sovranità della regina Vittoria.
autore:
opera di riferimento:
Il Circolo Pickwick / Carlo Dickens ; prima traduzione italiana di Federigo Verdinois. - Milano : Treves, stampa 1930. - 3 v. ; 18 cm.
copertina:
[elaborazione da] "For He's a Jolly Good Fellow and So Say All of Us ( 1897)" di Walter Dendy Sadler (1854–1923). - Collezione privata. - https://commons.wikimedia.org/wiki/File:For_he's_a_jolly_good_fellow_and_so_say_all_of_us,_by_Walter_Dendy_Sadler.jpg. - Pubblico Dominio.
licenza:

data pubblicazione:
11 maggio 1997
opera elenco:
C
ISBN:
9788890359781
soggetto BISAC:
FICTION / Classici
affidabilità:
affidabilità standard
digitalizzazione:
Marina De Stasio
Claudio Paganelli, paganelli@mclink.it
Antonio Pesce
impaginazione:
Catia Righi, catia_righi@tin.it
Ugo Santamaria (ePub)
pubblicazione:
Catia Righi, catia_righi@tin.it
revisione:
Carla Graziani
David Trotta, dtrotta@mail3.clio.it
Mariella Laurenti, mariella.laurenti@gmail.com
traduzione:
Verdinois, Federigo