Luigi (Gigi) DamianiLuigi (Gigi) Damiani nacque a Roma il 18 maggio 1876. La madre Anna Passeri morì lasciando Gigi orfano fin dai primi anni di vita. Il padre Sabatino gestiva una piccola trattoria. La famiglia era originaria di Canosa di Puglia e molto religiosa. La nuova moglie di Sabatino lo era ancor di più e si dimostrò matrigna autoritaria, cosa che acuì le mancanze affettive del piccolo Gigi.

Il suo spirito ribelle fu causa del confinamento in riformatorio a Napoli, alla Cappuccinella, dal quale tentò di fuggire, finendo così al carcere minorile. Scontata la pena tornò in famiglia per lavorare nella bottega del padre, non avendo mezzi per proseguire gli studi. Ma giunto a 18 anni abbandonò definitivamente la casa paterna, essendo ormai da tempo approdato a convinzioni libertarie e anarchiche.

Iniziò una vita piuttosto raminga, risiedendo in città diverse e venendo arrestato varie volte. Nel settembre 1894 fu condannato a due anni di domicilio coatto alle isole Tremiti; durante questa pena fu promotore e organizzatore di proteste assieme ad altri detenuti politici. Al termine della pena iniziò a collaborare con periodici anarchici di Messina (“Il Riscatto” e “L’Avvenire sociale”). Fu poi per un brevissimo periodo a Roma nel 1897, e qui sostenne la candidatura di protesta di Luigi Galleani, per poi trasferirsi a febbraio 1898 in Brasile dove rimase per quasi ventidue anni sostenendosi economicamente facendo il pittore di fondali e di decorazioni murali. Fu attivo all’interno del movimento anarchico particolarmente vivace tra gli emigrati italiani. Nel 1913 fece brevemente ritorno in Italia per rivedere il padre e nel 1919 fu espulso dal Brasile in seguito all’arresto ad ottobre a San Paolo per un tentativo insurrezionale.

In quegli anni in Brasile collaborò, dopo essersi trasferito nello Stato del Paranà nel 1902, anche a “Il Dirito” fondato da Egizio Cini, a “O Despertar” di José Buzzetti; fu corrispondente a Curitiba de “La Battaglia” (San Paolo, giugno 1904 – settembre 1912). Ritornato a San Paolo nel 1908, dal 1911 sostituì Oreste Ristori (con questi aveva precedentemente collaborato anche in “Amigo do Povo”, “Amico del Popolo”, giornale fondato a San Paolo nel 1902) alla guida de “La Battaglia”, poi anche ai giornali che ne presero il posto: “Barricata” (8 settembre 1912-8 marzo 1913) e “Barricata/Germinal” (16 marzo – 17 agosto 1913). Nel 1914 sostituì Alessandro Cerchiai alla direzione di “Propaganda Libertaria” (San Paolo, 12 luglio 1913 – 31 dicembre 1914) e nel 1916 rilevò Angelo Bandoni alla gestione di “Guerra Sociale” (San Paolo, 59 numeri, dall’11 settembre 1915 al 20 ottobre 1917). Spesso usava gli pseudonimi di «Ausinio Acrate» e «Simplicio». Inoltre collaborò al “Libertario” di La Spezia e al “Martello” di New York.

Rientrato a Milano, pubblicò nel 1920 un opuscolo sull’esperienza in Brasile intitolato I paesi nei quali non si deve emigrare. La questione sociale nel Brasile. Risiedette a Milano dove divenne collaboratore di “Umanità Nova”, diretto da Errico Malatesta e lo sostituì alla direzione durante l’arresto del Malatesta stesso. Influenzò molto le posizioni del giornale sostenendo nel biennio 1920-21 una linea di collaborazione attiva con l’ala radicale del movimento socialista e sostenendo la rivoluzione russa. Anche nell’ambito dell’organizzazione di manifestazioni fu fautore di una stretta collaborazione con i sindacalisti rivoluzionari. Nel marzo 1921 fu sospettato per l’attentato al cinema Diana e si diede alla latitanza, aiutato da Binazzi e Molinari, per un breve periodo, e si trasferì subito dopo a Roma.

Nel 1921 scrisse il racconto satirico Il di dietro del re. Fondò il settimanale “Fede” nel 1923 e nel 1925 collaborò a “Vita Libertaria” insieme a Camillo Berneri e Leonida Repaci. Fu anche direttore del mensile “Parole nostre”. Nel 1924, ormai acclarata la sconfitta del proletariato con l’avvento del fascismo, scrisse l’opuscolo Il problema della libertà dove criticò aspramente i socialisti e i comunisti e il loro statalismo, causa della sostituzione di una tirannia con un’altra tirannia. Alla fine del 1926 fu costretto ad espatriare clandestinamente in Francia, essendo diventate le condizioni di vita per i militanti antifascisti del tutto insopportabili.

A Marsiglia iniziò a collaborare con “Le Réveil-Il Risveglio” (pubblicato, bilingue, a Ginevra) e con “l’Avanti!” auspicando, nei suoi articoli, l’unità tra le forze antifasciste al fine di poter raggiungere l’obiettivo del rovesciamento del regime a tempi brevi. Curò la rappresentazione di commedie da lui stesso scritte: La bottega e La palla e il galeotto. Ma nel 1927 fu espulso anche dalla Francia e si trasferì a Bruxelles; le condizioni di salute cominciarono a essere precarie e per vivere fece il libraio ambulante.

Nel 1928 fu ingiustamente accusato di tentato omicidio e successivamente prosciolto. Ma fu espulso, insieme a Camillo Berneri, anche dal Belgio. Visse per un anno clandestinamente in Francia e fu arrestato a Parigi nel 1930 insieme a Mario Mantovani, con l’accusa di infrazione al decreto di espulsione di tre anni prima. Dopo venti giorni di prigione fu estradato in Belgio ed ebbe un permesso di soggiorno di tre mesi. Grazie a un intervento della Lega Italiana per i Diritti dell’Uomo poté recarsi ad Amburgo per motivi di salute.

Nel 1931 si recò a Barcellona in occasione della proclamazione della Repubblica divenendo attivo all’interno del gruppo dirigente spagnolo. In tutti questi anni non cessò mai la collaborazione con i principali periodici anarchici europei ed americani. Nel 1932 morì Malatesta e Damiani, che aveva precedentemente cercato di organizzare la fuga di Malatesta stesso dal confino, fece un intenso giro per l’Europa (Rotterdam, Parigi, Bruxelles, Zurigo, Varsavia) allo scopo di tirare le fila di una riorganizzazione del movimento anarchico. Si trasferì quindi a Tunisi dove rimase fino al 1946 quando poté rientrare in Italia. Per vivere si dedicò al mestiere, già saltuariamente esercitato in passato, di decoratore di stoffe. Anche a Tunisi la sua attività antifascista fu causa di scontro con i fascisti locali.

Nel 1940 pubblicò la biografia dell’anarchico Niccolò Converti, che aveva conosciuto qualche anno prima e di cui era divenuto amico. Fondò il giornale libertario “Domani” e allo scopo di svolgere attività antifascista collaborò con il comunista Maurizio Valenzi. Nel 1939 pubblicò Carlo Marx e Bakunin in Spagna, una sorta di consuntivo sulle vicende della guerra civile spagnola. Rientrato in Italia nel febbraio 1946 divenne direttore di “Umanità Nova” settimanale, ma non poté mantenere a lungo – dapprima affiancato da Consiglio e da Borghi – l’incarico a causa delle condizioni di salute e soprattutto della progressiva perdita della vista. Morì a Roma il 16 novembre 1953.

Fonti:

Note biografiche a cura di Paolo Alberti e Virginia Vinci

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  • La mia bella anarchia
    Nelle brevi pagine di questo opuscolo, che fu dato alle stampe pochi mesi prima della sua morte, l’autore sintetizza in maniera efficace i tratti salienti del suo anelito di libertà, del suo pensiero avverso all’ingiustizia.
 
autore:
Gigi Damiani
ordinamento:
Damiani, Gigi
elenco:
D