Giovanni DescalzoGiovanni Descalzo nacque a Sestri Levante il 1° giugno 1902 da famiglia modestissima, ultimo di quattro figli e unico maschio.

Il padre, muratore, morì in seguito ad incidente sul lavoro, quando lui aveva due anni e mezzo. Secondo altra fonte, per la quale però non trovo altri riscontri, l’incidente mortale accadde alcuni mesi prima della nascita e al neonato venne impartito il medesimo nome del padre, Giovanni Battista, perché ne perpetuasse ancor più tangibilmente la memoria. Fu allevato dalla madre, Benedetta Maria Chiappe, nell’ambito della famiglia d’origine della stessa di estrazione contadina. Frequentò la scuola fino alla sesta elementare, aiutando nelle ore libere e durante le vacanze i nonni e gli zii nei lavori dei campi ma anche potendo sviluppare grande amore per la natura. Frequentò le scuole elementari nel settecentesco Palazzo Durazzo che ospitò in seguito la Scuola Media Statale che proprio a Giovanni Descalzo fu intitolata nel maggio del 1964.

L’Istituto Comprensivo, tuttora a lui intitolato, è stato trasferito in altra più moderna sede. Appena conseguita la licenza elementare dovette contribuire al mantenimento della famiglia: a dieci, undici anni, fu garzone di cartoleria, e successivamente apprendista nella tipografia Vaj. Qui le esalazioni di piombo e antimonio e degli inchiostri intaccarono i suoi polmoni e fu costretto ad abbandonare quel lavoro su consiglio del medico. Per favorire la completa guarigione e assecondare la sua passione per il mare, ebbe imbarco quale mozzo su piccoli navigli da carico, nel Mediterraneo; lavorò come zavorraio in val di Magra, sui leudi vinaccieri dell’Elba.

Nel 1922 morì la madre dopo lunga malattia. La cosa segnò profondamente l’animo del giovane Descalzo che dalla madre ereditò l’animo cristiano e l’intensa spiritualità. Dalle assidue, svariatissime letture era passato, intanto, a comporre versi, cimentandosi anche in poemetti e in drammi, rimasti inediti.

In quel periodo ottenne un posto di avventizio all’ufficio postale dove ebbe occasione di conoscere, tra i clienti, poeti e scrittori, italiani e stranieri, che, letti i suoi primi lavori poetici, lo avrebbero aiutato a introdursi nel mondo delle lettere: in particolare, l’olandese Arthur Van Schendel e alcuni poeti di lingua tedesca soliti a trascorrere l’estate a Sestri Levante; tra gli italiani soprattutto Giacomo Prampolini e Piero Operti. Per arrotondare il magro stipendio di impiegato postale – doveva provvedere al mantenimento delle tre sorelle, una delle quali gravemente inferma – alcune sere della settimana e nei giorni festivi lavorava come operatore in un cinema. Dal 1925 al 1933 lo troviamo alle dipendenze della “Tubifera” di Sestri Levante (successivamente Fabbrica Italiana Tubi – F.I.T.), con mansioni successivamente diverse: manovale, operaio elettricista, marcatempo.

Il primo ottobre del 1926 si era iscritto al partito fascista, non avendo esitazioni a difendere questa sua fede, che gli appariva rivoluzionaria, in un qualcosa che rappresentava “tutto ciò che è sano e tende a risanare la nostra vita nazionale”. Credeva in un fascismo che facesse giustizia dei privilegi e degli squilibri della società borghese, che lui stesso nella sua condizione operaia e così spesso a contatto con persone di altre classi sociali sentiva spesso brucianti sulla propria pelle. Difendeva queste sue idee con il filosofo Giuseppe Rensi e con la scrittrice Camilla Bisi che lo mettevano sotto accusa. Queste sue convinzioni non gli impedivano però di vedere le storture manifeste per esempio tramite gli atteggiamenti degli amministratori locali che “paiono troppo spesso dei rodomonti sbruffoni”.

La propaganda antiebraica lo lasciava almeno perplesso. “Possibile che l’anima loro sia così fosca? Nessuno mi è parso così”. Uguale perplessità manifestava riguardo alla svolta politica che nel 1932 si prospettava nei confronti della Germania. L’illusione sullo spirito rivoluzionario e innovatore del fascismo aveva coinvolto tantissimi scrittori e artisti del periodo (basti pensare a Vittorini). E forse prima di altri si accorse dell’inganno senza confini che, all’entrata in guerra, aveva perduto in un attimo tutte le velature che lo coprivano. “Tutta la nostra fede, la nostra volontà di dedizione, tutta la nostra serena fiducia che si trasformava in certezza si nebulizza”.

La politica d’altra parte non fu mai al centro degli interessi di Descalzo che, pressato dalle necessità economiche si prefiggeva in pratica due soli obiettivi: la tranquillità della situazione familiare delle tre sorelle e il proseguimento della sua attività letteraria e giornalistica. Nel 1933 viene assunto in qualità di aiuto archivista dal Municipio della sua cittadina e vi rimarrà fino alla morte, avvenuta quasi improvvisamente il 13 settembre 1951: impiego modesto, che gli consentiva però di farsi sostituire ogni tanto, anche per periodi piuttosto lunghi, quando si imbarcava per qualcuno dei viaggi che alimentavano il suo lavoro giornalistico e di scrittore. Già nel 1928 aveva pubblicato il primo racconto di carattere marinaresco, sostanziato dalle sue esperienze di bordo; ma l’attenzione su di lui, anche da parte della critica maggiore, doveva venirgli nel 1929, e negli anni immediatamente seguenti, quando pubblicò – composto con le sue stesse mani nella tipografia Vaj presso la quale aveva lavorato – con la affettuosa prefazione di Piero Operti il carme georgico Uligine, ristampato dall’«Eroica» nel 1930 e poi riprodotto in larga parte, nel 1931, dalla rivista letteraria «Circoli», fondata da poco a Genova.

L’improvvisa notorietà gli valse un certo numero di inviti a collaborazioni su giornali, riviste letterarie, periodici vari. Progressivamente, il mecenatismo di alcuni armatori genovesi gli consentì di compiere crociere in terre sempre più lontane, imbarcato con ruoli fittizi su moderni transatlantici. Viaggiò quindi in Africa, Asia, America, Australia. Scrisse Umberto V. Cavassa:

«Viaggiando non fantasticò mai: osservò molto e molto vide con quei suoi occhi innocenti e chiari da mozzo di leudo, e tutto annotò con diligenza e chiarezza, tutto raccolse e sviluppò e armonizzò con fedeltà e sobrietà in modo che nessuno, proprio nessuno sulla faccia della terra, potesse dirgli: ‘non è vero’»

Gran parte dei suoi articoli – scelti con rigore, e opportunamente revisionati, anche fra quelli che rivelavano, in modo puntuale e poetico, le bellezze naturali e artistiche della riviera ligure, esplorata in ogni angolo – vennero, via via, pubblicati in volume presso vari editori, ma prevalentemente dalla Casa Editrice Ceschina di Milano.Pubblicò altresì diverse raccolte di poesie, e nel 1937 esordì con un romanzo, Esclusi, che ritraeva ambienti e personaggi ai margini del consorzio umano. Non mancò, a quest’opera, l’attenzione dei maggiori critici e dei giudici del «Premio Bagutta», come già nel 1934 per i suoi racconti di mare riuniti in Sottocoperta.

Sposatosi il 29 luglio 1939 alla professoressa d’italiano di Chiavari Adriana Franzoia, – matrimonio osteggiato per lungo tempo dai genitori di lei – ne nacque il 3 gennaio 1944, attesissima, Maria Rita Benedetta, ma la felicità fu di brevissima durata, poichè un improvviso bombardamento aereo il 9 maggio 1944 la uccideva a soli cinque mesi, a Chiavari, tra le braccia della nonna materna che scendeva precipitosamente dal quinto piano dove abitavano al rifugio per allarme ritardato. Della nascita e di questo inizio di vita rimane testimonianza nel diario poetico A volto di fiore. In una lettera del 2 giugno 1944 a Giovanni Scheiwiller Descalzo scrive:

«[…] L’avermela dovuta estrarre io dalle macerie, schiacciata, vegliarmela solo, e solo ripormela nella piccola bara, nella tragica confusione seguìta al primo bombardamento di Chiavari, mi ha sconvolto. Ma l’estensione della disgrazia la misuro ora che la vita dovrebbe essere ripresa con consueto ritmo, non avendo nulla a cui afferrarmi […]»

Nei bombardamenti di Chiavari perì anche, pochi giorni dopo, lo zio Bartolomeo al quale era affezionatissimo; è “il saggio” al quale si rivolge in Uligine.

Descalzo aveva prestato, per 43 mesi, servizio militare: dapprima, per sei mesi, nella Batteria antiarea di Portofino-Vetta; poi, dai primi di dicembre 1940 fino all’8 settembre 1943, nella Batteria di Riva Trigoso. Dopo l’8 settembre aveva ripreso il suo impiego al Municipio di Sestri Levante. Nel 1946 la nascita di una nuova bimba, Ilaria, alla quale si ispirarono non poche poesie, potè alleviare la pena dei genitori per la recente perdita, e dal nuovo stato d’animo nacquero pure alcuni libri di racconti per ragazzi. Nel 1950 poteva finalmente vedere la luce il suo secondo romanzo, Tutti i giorni, ampiamente autobiografico, scritto 15 anni prima e sul quale non aveva smesso quasi mai di lavorare. Con questo libro andò vicinissimo a conquistare, nel marzo 1951, il «Premio Bagutta», contendendolo a Indro Montanelli e arrivando quindi vicinissimo a sconvolgere i cànoni delle classificazioni prestabilite e obbligatorie.

Colpito da grave malore la mattina dell’11 settembre dello stesso anno, si spegneva nelle primissime ore del giorno 13. La sua città gli rese imponenti onoranze funebri, e in varie forme lo ha ricordato e onorato negli anni seguenti, dedicandogli un tratto del Lungomare, contrassegnato da un busto bronzeo, opera dello scultore Guido Galletti, corredato da alcuni versi che esprimono tutto il suo amore per il Tigullio e la sua gente. Aveva scritto proprio l’ultimo giorno di vita un articolo sul Castello di Lerici e venne stroncato da embolia cerebrale mentre conversava con amici sul lungomare di Sestri. Al funerale, domenica 16 settembre 1951, fu commemorato con discorsi del prof. Piero Operti, dell’on. Giovanni Serbandini, direttore dell’Unità di Genova, dello scrittore Vittorio G. Rossi e del dottor Riccardo Loero. Fu sepolto al cimitero di Val di Canepa; sulla tomba è posta una scultura in granito dello scultore Emanuele Rambaldi, suo amico.

Sulla casa natale nel centrale corso Colombo adiacente alla torre del Palazzo Fasce oggi si legge la seguente iscrizione:

In questa casa
nacque
GIOVANNI DESCALZO
popolano di eletta nobiltà
tempra costante al dolore
poeta nelle opere e nella vita
per virtù d’animo e di ingegno
salito alle armonie dell’arte
e della fraternità umana
1902-1951

Nel trentennale della morte, si svolse a Sestri Levante – dal 25 al 27 settembre 1981 – un Convegno di studi sulla sua multiforme opera e, nei locali della scuola media intitolata al suo nome, fu organizzata, sempre dal prof. Francesco De Nicola, una mostra iconografica «sullo scrittore, il suo ambiente e il suo tempo».

Opere:

  • Uligine, Carme, prefazione di Piero Operti, Sestri Levante, Vaj, 1929; 16 ediz. Milano, «L’Eroica», 1930; 3a ediz. (con suddivisioni e titoli) in «Circoli», Marzo-Aprile 1931; 4a ediz. Genova, Edizioni Periodiche, 1937.
  • Risacca, Poesie, Genova, All’insegna della Tarasca, 1933.
  • Sotto coperta, Vita marinara, presentazione di Adriano Grande, Genova, De Fornari, 1933; nuova ediz. Milano, Ceschina, 1944.
  • Interpretazioni, Genova, Edizioni di «Circoli», 1934.
  • Esclusi, Romanzo, Milano, Ceschina 1937; nuova ediz. con introduzione di Giuliano Manacorda, Foggia, Bastogi, 1981.
  • La terra dei fossili viventi, Viaggio in Australia, Ceschina, 1938.
  • Paese e mito, Milano, All’Insegna del Pesce d’oro, 1938.
  • Scogliere, Vita marinara, Milano, Ceschina, 1940.
  • Santuari, vallate e calanche della Liguria orientale, Savona, Edizioni di «Liguria», 1941.
  • Le Cinque Terre, Savona, Edizioni di «Liguria», 1943.
  • Ai quattro venti (Italiani per il mondo), Milano, Ceschina, 1943.
  • Antonio da Noli, Milano, Zucchi, 1943.
  • >Al lungo corso, Racconto marinaro per ragazzi, prefazione di Giovanni Bitelli, Paravia, 1943.
  • In coperta (riduzione di Sotto coperta, per ragazzi), Torino, Paravia, 1944, 1946 e 1950.
  • Bàciga il mozzo, Romanzo peschereccio per ragazzi, Torino, 1946.
  • Variazioni, Poesie, Genova, Edizioni «Il Gallo», 1947.
  • A volto di fiore, Savona, in «Liguria», 1948 (e in estratto a sè).
  • Su due Oceani, Romanzo marinaro per ragazzi, Torino, Paravia, 1948 e 1949.
  • Tutti i giorni, Romanzo, Milano, Ceschina, 1950.
  • Buba Scala, il nemico dei negrieri, per ragazzi, Firenze, Marzocco, 1951.
  • Risacca, Poesie edite e pòstume 1928-1951, a cura e con prefazione di Adriano Grande, Firenze, Vallecchi, 1952.
  • Le Braie – Il sapore del mare, Romanzi brevi, con saggi critici di Vittorio G. Rossi, Carlo Bo, Umberto V. Cavassa, Giovanni Bitelli, Piero Operti, Milano, Ceschina, 1953.
  • Vèlami il sole, Poesie scelte, a cura e con nota introduttiva di Edoardo Villa, Milano, All’Insegna del Pesce d’Oro, 1979.
  • In riva, Poesie edite e pòstume, a cura di Francesco De Nicola, Genova, S. Marco dei Giustiniani, 1980.
  • Carteggio inedito Descalzo-Pastorino (1929-1951), a cura di Francesco De Nicola, Genova, La Quercia, 1980.
  • Carteggio inedito Descalzo-Firpo (1931-1951), a cura di Francesco De Nicola, Genova, Editrice Lanterna, 1983.

Fonti:

  • A. Pinghelli; Giovanni Descalzo cristiano e amico non meno che poeta (con 60 lettere inedite). Liguria, 1983.
  • F. De Nicola; Giovanni Descalzo : la fabbrica e la poesia, in Pagine di Diario (1930-1932). Genova 199…
  • C. Brusco; Giovanni Descalzo poeta del Tigullio. Sestri Levante 1964.
  • F. De Nicola (a cura di); Atti del convegno di studi su Giovanni Descalzo; Sestri Levante, 1981.

Note biografiche a cura di Paolo Alberti

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • Ai quattro venti
    Italiani per il mondo
    Così l’editore: «Descalzo ama viaggiare su piroscafi modesti e confondersi con i marinai di bordo; a terra preferisce ricercare l’anima vera del popolo delle varie contrade: sosta di preferenza nelle vie popolose dei sobborghi delle grandi città; in modo particolare ama sempre e ovunque ricercare i nostri fratelli italiani.»
  • Le Braie. Il sapore del mare
    Romanzi brevi
    Due brevi racconti ambientati a due passi dal Mar Ligure, tanto caro all’autore, nei quali è costante la sensazione percepita da tutti i personaggi che la vita sia fuori, altrove, lontano dai piccoli e scuri luoghi famigliari, ma sul mare e al di là di esso: un mare sempre pieno di fascino, mistero e nostalgia.
  • Esclusi
    Il romanzo, che suscitò pareri del tutto contrastanti da parte della critica, narra la vicenda di due disgraziati giovani, soli al mondo, che s’incontrano ai margini della società. I due si sposano e con i loro due figli creano un mondo né di perversi né di infelici, descritto dall'autore senza nessun intento morale ma per far riflettere sulle miserie di una parte dell’umanità.
  • In coperta
    Libro di mare, frutto delle esperienze giovanili dell’autore: navigazioni col vento in poppa, bonacce “bianche”, racconti di vecchi marinai, episodi affascinanti di un mondo di piccola marineria tra Liguria e Toscana a bordo della Rosa Madre.
  • Interpretazioni
    Il poemetto è una sorta d'autobiografia nella quale l’amore per la natura e per la propria terra, stretta tra gli scogli e le colline, la scoperta della vita d’officina, si alternano con la volontà di vittoria nei momenti di sconforto che si frappongono sul cammino.
  • Risacca
    Questa raccolta di poesie, frutto delle esperienze da marinaio dell'autore, è ricca dell'amore per il mare, dell'emozione del navigare e dell’asprezza della vita dura e difficile dei pescatori.
  • Scogliere
    Racconti di mare
    Raccolta di racconti dedicati al mare della zona tra la Liguria e l’arcipelago toscano, racconti nei quali protagonisti sono i gesti e le parole degli uomini del mare, i paesaggi fuori dalle rotte turistiche, i borghi dimenticati, tanto familiari ed amati dall’autore.
  • Tutti i giorni
    Romanzo
    Descalzo ebbe sempre chiaro di voler narrare di sé, non staccarsi dai racconti dalla sua vita, trarre solo dai ricordi e dalle esperienze le pagine che avrebbe scritte. In queste pagine sono vivissimi i momenti del lavoro di fabbrica, del rumore delle macchine, della consuetudine con gli altri operai.
  • Uligine
    Carme
    In questo poemetto, opera prima di Descalzo, rinascono la natura agreste, i paesaggi soffusi di nostalgia, luogo di vita e di esperienze della fanciullezza del poeta, ormai completamente scomparsi, inghiottiti dal cemento.
 
autore:
Giovanni Descalzo
ordinamento:
Descalzo, Giovanni
elenco:
D