Tutto quello che viene tramandato in quest’opera non è frutto di studi o ricerche fatte ‘a posteriori’ da un letterato qualsiasi: Giovanni De Lama fu suo intimo amico negli ultimi sedici anni di vita del cavaliere, quindi, era presente in prima persona agli eventi che riporta o, comunque, ne fu informato dall’interessato. L’onestà dei fatti esposti ci viene esplicitata direttamente dall’autore nella Prefazione al Tomo I dove ci informa che, per i fatti occorsi nel periodo antecedente alla loro amicizia e di cui non era a conoscenza, si è basato sulle Memorie Aneddote per servire un giorno alla vita del signor G. B. Bodoni (Parma, Stamperia Carmignani, 1804) redatte da V. Passerini.
Nel Tomo I l’autore percorre tutta la vita di uno tra i più illustri incisori e tipografi italiani, un uomo che portò, e porta tutt’ora, nel mondo gran lustro all’ingegno italiano.
Iniziamo col sapere che il cavaliere (Saluzzo, 26 febbraio 1740 – Parma, 30 novembre 1813) era figlio d’arte, in quanto suo padre era uno stampatore e gli insegnò i primi rudimentali principi dall’arte impressoria. Il giovane Bodoni dimostrò sin da subito la propria passione e l’inclinazione alla creazione dei caratteri dilettandosi, per gioco, a riprodurre le lettere incidendole su pezzi di legno e modificandole a proprio piacimento.
Dopo la sua adolescenza, a diciotto anni, si trasferì a Roma insieme ad un amico, per perfezionarsi in quest’arte e trovando lavoro presso la tipografia della Congregazione “de Propaganda Fide” (dicastero per la propagazione della Fede, fondata da Papa Gregorio XV); lasciò, anni dopo, l’impiego con l’intento di trasferirsi a Londra ma, fermatosi a Saluzzo per salutare amici e parenti si ammalò; una volta guarito venne chiamato a Parma da S. A. R. il Duca per prendere la direzione della Regia Stamperia, senza più andarsene.
Da quel momento in poi ci vengono esposte, anno per anno, tutte le vicende e le principali imprese tipografiche intraprese: partendo dal volume riguardante l’Ara Amicitiae (Monumento a testimonianza del legame tra gli Asburgo e i Borbone) ad opera di P. M. Paciaudi, la stampa delle opere dei più grandi scrittori latini e greci, l’Aminta e La Gerusalemme liberata di Tasso, la Commedia di Dante, le Favole di La Fontaine, Racine, Rezzonico, Il castello di Otranto di Walepole, e via dicendo fino ai suoi ultimi lavori rimasti incompiuti e portati a termine dalla moglie come il suo Manuale Tipografico, un testo a cui dedicò gran parte del suo tempo e a cui non smise mai di lavorare sebbene gravemente malato, fino in punto di morte. Tutte le opere stampate e gli autori sono inseriti nel Tomo II dove ne troviamo un indice completo ed esaustivo in ogni dettaglio.
Proseguendo nella lettura impariamo a conoscerne il carattere di un uomo dedito al suo lavoro, che non smise mai di cercare la perfezione, confrontandosi con tutti i più prestigiosi tipografi del momento, cercando di primeggiare per soddisfazione personale ma, soprattutto, per elevare la gloria italiana e del regno di Parma.
Nell’arco della sua vita Bodoni raggiunse tali livelli di fama che venne richiesto come direttore da tutte le più grandi corti italiane ed Europee e molte istituzioni e grandi personalità gli tributarono onorificenze ed omaggi. I nobili, gli eruditi del tempo, che facevano il ‘Grand Tour’, una volta arrivati in Italia, appena raggiungevano Parma, volevano conoscere quest’uomo di gran fama che accoglieva tutti con la stessa gentilezza e affabilità che lo contraddistinguevano. Gli fecero visita Zar, Re e Principesse. Tenne anche una fitta corrispondenza con molte prestigiose e importanti persone e nella collezione dei suoi scritti spicca anche una lettera di elogi che gli fu scritta da Benjamin Franklin dopo che ebbe letto un libro stampato da lui.
Sinossi a cura di Raffaele Fantazzini
NOTA: Nel presente testo sono state apportate tutte le correzioni che l’autore ha inserito nella “Tavola delle omissioni ed emende” presente nel Secondo Volume.
Dall’incipit del libro:
Giambattista Bodoni, Direttore della R. Stamperia di Parma, Tipografo di S. M. il Re Cattolico, Socio di molte Accademie Italiane, Cavaliere del R. Ordine delle due Sicilie e dell’Ordine Imperiale della Riunione, nacque il giorno 16 Febbrajo 1740 in Saluzzo, città del Piemonte, posta ai piè dell’Alpi sur un ridente colle, e feracissima di sublimi ingegni. Ebbe tre fratelli e due sorelle, e per genitori Francesco Agostino pur esso esercitante l’arte impressoria venutagli in retaggio da’suoi maggiori, e Paola Margarita Giolitti di civile ed onorata famiglia di Cavaller-maggiore, villaggio lungi di là circa otto miglia.
Sino dalla sua prima infanzia, siccome veggiam addivenire spesso di que’ fanciulli che natura formò a grandi imprese, die’ BODONI segni non dubbi di ciò che sarebbe per essere poi, o sia che il seguiamo nelle pubbliche scuole del Collegio di Saluzzo, o nelle domestiche pareti, ove sotto gl’insegnamenti amorosi del padre, nelle ore appunto in cui gli altri si perdono in vani trastulli; veniva in quell’arte addestrandosi la quale, sua mercè, nell’Italia nostra salì a inarrivabile altezza.

