Guido Dorso nacque ad Avellino il 30 maggio 1892 da una famiglia di impiegati.
Si laureò in giurisprudenza a Napoli. Esercitò l’avvocatura come civilista e iniziò la sua attività giornalistica in diverse testate locali tra cui il foglio socialista napoletano “La propaganda”.
Interventista nel 1914 nella illusoria speranza che la guerra avrebbe avuto spontanee conseguenze rivoluzionarie per la vita politica italiana e soprattutto per il meridione, nel dicembre di quell’anno inviò al “Popolo d’Italia” alcuni articoli critici nei riguardi della classe dirigente meridionale. Ma il più polemico, contro Salandra, non fu pubblicato, e alle rimostranze dell’autore rispose lo stesso Mussolini. Terminò quindi subito ogni collaborazione con il giornale milanese.
Al termine della prima guerra mondiale alla quale partecipò come ufficiale di fanteria, si manifestò la malattia cardiaca e l’esaurimento nervoso che cronicizzandosi lo accompagnò per quasi tutta la vita. Solo nel 1923 ritrovò energie e fondò “Il corriere dell’Irpinia” che diresse fino all’inizio del 1925, quando le leggi fasciste soppressero la libertà di stampa.
Nel frattempo era entrato in contatto con Piero Gobetti che gli scrisse: “seguo con molto interesse e consenso il Corriere dell’Irpinia [….] Sarei lieto di averla come nostro collaboratore”. Iniziò così la sua collaborazione con “La rivoluzione liberale” scrivendo gli articoli che nel 1925 vennero raccolti nel volume La rivoluzione meridionale. Alcuni di questi articoli erano stati pubblicati contemporaneamente sul periodico locale, diretto da Dorso, “Il Solco”. Nonostante le difficoltà editoriali che accompagnarono la pubblicazione del volume (nel 1925 il regime fascista aveva avuto un significativo consolidamento) e le poche recensioni (tra le quali quella di Carlo Rosselli) su giornali di sinistra, molte furono le lettere che furono indirizzate al Dorso, tra le quali spicca quella di Giustino Fortunato. Ne scrissero anche Luigi Sturzo e Antonio Gramsci ed entrambi questi articoli furono inseriti in appendice alla seconda edizione del 1945.
Per quanto la sua salute fosse precaria, e nonostante la stretta sorveglianza alla quale fu sottoposto nel ventennio fascista, Dorso riuscì a mantenersi in contatto con i gruppi clandestini antifascisti. Tra il 1938 e il 1939 preparò uno studio sull’avvento al potere di Mussolini. Si decise ad entrare nei Gruppi di Giustizia e libertà e subito dopo nel Partito d’Azione divenendo direttore dell’organo meridionale del partito “L’Azione” dal giugno al dicembre del 1945. Da sottolineare che gli fu offerta la direzione del quotidiano centrale del partito “L’Italia libera” ma pose condizioni che la direzione del partito valutò inaccettabili. Gli articoli pubblicati su questo giornale sono raccolti nel volume L’Occasione storicaunitamente ad altri sparsi su settimanali e riviste.
Alla fine del 1945 si ritirò dal Partito d’Azione, avendo maturata la convinzione che la riscossa politica meridionale non potesse partire che da un movimento non espressamente meridionalista. Fin dalla sua partecipazione alla “Rivoluzione liberale” di Gobetti aveva come punto di riferimento per sviluppare questo progetto il Partito sardo d’azione.
Fu candidato all’assemblea costituente per Puglia e Lucania alle elezioni del 2 giugno 1946 per iniziativa di un gruppo di amici pugliesi, guidando una formazione politica che aveva scarsissime probabilità di successo, dopo aver rifiutato nel 1945 e nel 1946 offerte di candidatura che lo avrebbero quasi certamente portato al successo, confermando di non aver mai conosciuto ambizione personale.
Morì pochi mesi dopo, il 5 gennaio 1947, nella sua città natale.
Fonti:
- T. Fiore: Guido Dorso, Manduria, 1947.
- M. Caronna: Guido Dorso e il partito meridionale rivoluzionario, Milano 1972.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- Mussolini alla conquista del potere
Il metodo di ricerca di Dorso si basa su una critica minuziosa e puntuale di fatti già acclarati e noti, più che su una ricerca “ex novo”. Ma ne scaturisce, in pratica, la biografia mussoliniana più dettagliata e completa, fino alla marcia su Roma, che non sia scritta dai suoi biografi compiacenti e cortigiani. - La rivoluzione meridionale
Scritto nel 1925 – ma questa edizione elettronica comprende l’importante introduzione alla seconda edizione del 1944 – questa raccolta di scritti, che apparvero ne “La rivoluzione liberale” di Gobetti, rispecchia la rivisitazione critica del processo che portò all’unità d’Italia, risultato di una “conquista regia” che non aveva voluto intaccare il vecchio ordinamento semifeudale del Mezzogiorno.