Hugo De Vries nacque ad Haarlem, in Olanda, il 16 febbraio 1848. Tra i suoi antenati numerosi furono coloro che si distinsero per studi giuridici e teologici. Il padre D.G. De Vries fu politico importante arrivando a ricoprire la carica di primo ministro.
Precoce il suo interesse per la botanica: a soli dodici anni la sua partecipazione a un concorso per il miglior erbario di piante caratteristiche del circondario di Haarlem si concluse con un successo. Concluse le scuole superiori frequentò il collegio di scienze naturali dell’Università di Leida, indirizzo di studi che il padre non approvava troppo.
La sua prima pubblicazione scientifica è del 1869 e fu premiata con medaglia d’oro dall’Università di Göttingen. Laureatosi nel 1870 con tesi dal titolo Influenza del calore sui fenomeni vitali delle piante, proseguì gli studi ad Heidelberg e Würzburg sotto la guida di Hofmeister e Sachs. Nel 1975 si stabilì proprio a Würzburg, dopo una breve esperienza di insegnamento nelle scuole tecniche, ricevendo un incarico dal Ministero dell’Agricoltura per specifiche ricerche su piante rilevanti dal punto di vista economico.
La sua nascente fama ebbe a consolidarsi in seguito al suo studio intitolato Sulle cause meccaniche della distensione delle cellule che gli aprì la strada per l’università di Amsterdam dove divenne lettore di fisiologia vegetale e, proseguendo la carriera, prima professore straordinario e poi, nel 1880, ordinario di botanica. Nonostante le numerose offerte da università di tutta Europa, non lasciò più l’università di Amsterdam, della quale nel 1898 divenne rettore. Il discorso di inaugurazione del suo dottorato L’unità nella variabilità fu tradotto in molte lingue.
Dal 1880 i suoi interessi erano rivolti principalmente alla genetica. I suoi esperimenti lo condussero alla pubblicazione, nel 1889, della fondamentale opera Intracelluläre Pangenesis dove De Vries espone le sue idee su espressione e trasmissione dei caratteri ereditari. I cambiamenti improvvisi che aveva più volte riscontrato nelle piante oggetto delle sue esperienze furono da lui denominati mutazioni, e considerate fonte della variabilità della specie e quindi della sua evoluzione. Il ruolo delle mutazioni fu ulteriormente illustrato in Die Mutationstheorie (2 volumi del 1901 e del 1903). Il tutto gli valse la fama di “fondatore” della genetica moderna oltre che di “riscopritore” delle leggi di Mendel in pratica contemporaneamente, se pur indipendentemente, con Carl Correns e Erich von Tschermack.
Alla mutazione genetica De Vries ascrive l’origine di nuove specie, la cui comparsa risulta quindi praticamente improvvisa; la nuova specie rimane affine a quella da cui è sorta ma comunque ben differenziata e nettamente separata. Tutto questo portava a un ridimensionamento della selezione naturale come fattore evolutivo, ché anzi il De Vries la considerava fattore prevalentemente stabilizzante, poiché contribuisce ad eliminare gli individui portatori di mutazioni “sfavorevoli”.
Considerate erronee le sue idee dalla moderna “teoria sintetica” dell’evoluzione, tuttavia vengono riprese con forza negli anni ’70 da Eldredge e Gould nel loro memorabile articolo del 1972 Gli equilibri punteggiati: un’alternativa al gradualismo filetico e, indipendentemente da Ernst Mayr nell’ambito della sua “segregazione geografica”.
Nel 1904, nell’orto botanico di Amsterdam del quale era direttore, impiegando la somma che vari mecenati ed amici radunarono in occasione del venticinquennale del suo insegnamento, fece costruire una grande serra che gli potesse facilitare il proseguimento dei suoi studi su Oenothera.
Morì a Lunteren il 21 maggio 1935.
Fonti:
- M. Rosati: Hugo De Vries, in «Mese sanitario», 1961.
- R. Savelli: Per Hugo De Vries in «Italia Agricola», 1935.
- B. Fantini: La genetica classica, in Storia della scienza diretta da Paolo Rossi, Volume III tomo I. Torino, 1988.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- Specie e varietà e loro origine per mutazione
De Vries dedusse, probabilmente poco prima del ’900, dai suoi esperimenti di incrocio soprattutto su Oenothera lamarkiana la legge della segregazione indipendente dei caratteri ereditari (terza legge di Mendel).