Speri Della Chiesa nacque a Varese il 25 dicembre 1865 dall’avvocato Emanuele e da Angelica Zerbi. Il fratello Federico seguì la professione del padre e fu sindaco della città; la sorella Carolina andò sposa all’avv. Giuseppe Bolchini, nome importante negli ambienti varesini.
La famiglia materna, proprietaria della antica trattoria della «Croce Bianca», fu nota per le spiccate attitudini artistiche di molti dei suoi discendenti: ultima testimonianza vivente il pittore Domenico De Bernardi, che da par suo ha ritratto di Varese e del varesotto in modo inconfondibile il verde, il lago ed i monti.
Speri Della Chiesa da ragazzo fu scontroso e ribelle assolutamente libero per temperamento ad ogni imposizione, nemico di ogni regola tesa a imbrigliare le attività umane. Non volle seguire studi regolari e fuggì dal collegio. Ebbe grande passione per la musica, ma volle suonare solo ad orecchio senza studi o insegnamento.
Si recò giovanissimo a Marsiglia e si impiegò presso un armatore. Tornò in Italia per adempiere a malincuore al servizio militare.
Congedato si diede al giornalismo. Repubblicano, come tutti i Della Chiesa ed i Bolchini, scrisse sull’«Uomo di Pietra», organo milanese del partito diretto da Camillo Cima. E nel 1892 fondò a Varese il “Cacciatore delle Alpi”, settimanale repubblicano, di cui fu proprietario e direttore e dove iniziò a pubblicare i suoi lavori “in versi bosini” sempre firmando con lo pseudonimo col quale fu conosciuto Try Ko Kumer. Questo periodico ebbe notevole diffusione nell’ambiente varesino, incorrendo nell’ostilità delle autorità del tempo. Speri lo abbandonò nel 1898, riparando prudenzialmente, se pur per breve tempo, in Svizzera.
Al ritorno a Varese volle adeguarsi a un sistema di vita più tranquillo, tenendo comunque viva la sua vena di poeta dialettale coltivando la nostalgia per il modo di sentire e di vivere «bosino», sempre più emarginato dal dilagante urbanesimo.
Trovò impiego presso la Banca Cooperativa di Varese, che diede poi vita al Credito Varesino in seguito a una fusione. Vi rimase come collaboratore per il resto della vita anche dopo il pensionamento.
Mantenne sempre l’abitudine di mettere in versi gli avvenimenti della città, le critiche anche aspre ad uomini e cose trattate con umorismo e ironica satira.
La facilissima vena, la sovente quanto mai spontanea ed istintiva ispirazione, la talora indovinatissima esposizione, ed i pregi di vera poesia di talune sue pagine lo resero noto in molti ambienti d’arte: fu ospite frequente e sempre graditissimo alla « Meneghina » dove contava fra gli amici migliori il poeta Antonio Negri, gli avv. Strazza e Medici, il giornalista Ottorino Cima ed il fratello Corradino, membro del «Ducato di Pontida», circolo di ritrovo degli artisti bergamaschi; partecipò alla Trattoria di Seriate a memorabili convivi di quel gruppo di artisti fra i quali contava quali amici intimi il Giacinto Gambirasi ed il prof. Fichera. Anche Renato Simoni lo elogiò in più di una occasione: lo volle conoscere e ne nacque una cordialissima lunga amicizia.
Ammiratore fervido di Guido Bertini, in cui sentiva il vero animo dell’artista, e per la cui morte Speri scrisse alcuni dei suoi più bei versi, ebbe con lui scambi di epigrammi e di sonetti dialettali che purtroppo sono andati dispersi.
Adottato nel 1912 dal dott. Oscar Jemoli, aggiunse quest’altro ben noto cognome varesino al suo.
Si sposò non più giovane nel 1919 ed ebbe una figlia.
Affetto negli ultimi anni da disturbi alle vie urinarie, si fece operare di prostatectomia e si sottopose anche a radioterapia. La malattia non gli fece smarrire la vena ironica di poeta dialettale e i suoi Sonetti prostatici vennero pubblicati postumi nel 1975. Anche le ultime fasi della sua malattia tra riprese e ricadute sono commentate in vari sonetti. Morì nella sua casa in Varese il 9 gennaio 1946.
Fonti:
- L. Oldrini, Prefazione a I nostri buoni villici, Varese 1955.
- http://www.milanesiabella.it/speri_della_chiesa_jemoli_bio_el.htm
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- I nostri buoni villici
Scenette rusticane in versi bosini, e poesie diverse
Testo antologico curato nel 1955 dalla sezione varesina del Rotary club, contiene I nostri buoni villici, l'opera più importante e più apprezzata dello Speri, pubblicata a puntate su “Il cacciatore delle Alpi”, testimonianza arguta e bonaria dei caratteri e dei costumi di vita bosina.