Giovanni Battista Ermacora nacque a Fagagna (Udine), da famiglia benestante e possidente, il 15 maggio 1858. La mamma, alla quale fu sempre molto legato, era la signora Anna Bortolotti.

Condusse brillanti studi liceali; a soli tredici anni scrisse in francese una Memoria su di un tema di concorso indetto da un istituto scientifico di Harlem relativo al modo di determinare lo stato termico, igrometrico ed elettrico degli strati superiori dell’atmosfera; studio non premiato, come detto in una lettera di quella stessa Accademia per un banale errore di forma.

Nel 1881 si addottorò all’Università di Padova nelle scienze fisiche e matematiche con una ponderosa tesi di laurea intitolata: Sovra un modo d’interpretare i fenomeni elettrostatici, saggio sulla teoria del potenziale, in cui l’autore svolgeva in termini originali – cioè senza averne previa cognizione – una teoria di elettricità a cui deve la sua fama Faraday. Tale tesi venne pubblicata l’anno successivo grazie anche all’ammirazione suscitata nel prof. Rossetti.

Della sua competenza e proseguimento degli studi nell’ambito delle scienze fisiche sono pure una prova gli opuscoli: Un punto fondamentale della teoria elettrodinamica e dell’induzione, e probabile esistenza d’un quarto campo elettrico (1891) e Contribuzione allo studio del campo di Faraday; una supposta contraddizione di Maxwel e Schema di una teoria della gravitazione (1892). Nel primo di tali opuscoli ammise, supportando con appropriate esperienze, l’esistenza di un quarto campo elettrico che chiamò magnetostatico e che avrebbe col campo magnetico le stesse relazioni che il campo elettrostatico ha colla corrente e col campo di propagazione.

Terminati gli studi all’Università, l’Ermacora conseguì a Venezia il diploma di capitano di lungo corso, e compì a scopo d’istruzione un viaggio nelle Indie e in Indocina, attraverso il Capo di Buona Speranza sul brick-goletta Fratelli Manara, viaggio che durò oltre un anno e al termine del quale pubblicò sulla Rivista nautica lo studio Sopra un sistema di misurazione delle navi.

Nel 1883 fu nominato socio corrispondente dell’Accademia dei Concordi di Rovigo; l’anno seguente di quella di Scienze, Lettere ed Arti di Udine. Faceva parte inoltre di altre Società di scienze naturali, elettricità ed astronomia.

Spirito eclettico si applicava sempre a fondo e con inventiva ai suoi interessi: nel campo della fotografia ebbe modo di applicare il suo genio inventivo, del quale resta testimonianza tramite alcuni scritti da lui pubblicati sul Progresso fotografico, divenendo rapidamente collaboratore delle più importanti riviste del settore in Europa. Interesse che non lo abbandonò fino alla morte; pochi mesi prima della sua tragica fine pubblicò infatti l’interessante articolo Sulle pretese ragioni scientifiche delle fotografie mal definite.

In campo musicale imparò a suonare la cetra. Non soddisfatto delle prestazioni dello strumento costruisce una cetra a pedale capace di un’estensione tale da soddisfare i bisogni di qualunque esecuzione. Di questa sua invenzione si occuparono riviste musicali tedesche, che fanno menzione anche dei perfezionamenti apportati da Ermacora per rendere più efficaci i movimenti meccanici del pianoforte e dell’harmonium.

Impiantò una vasta biblioteca a casa sua e perfino un Osservatorio a cupola girante dotato di un buon telescopio che gli consentiva di effettuare le osservazioni con le quali poteva completare e verificare le cognizioni acquisite teoricamente.

Attratto dagli studi psichici, nei quali ebbe modo di lasciare impronta rilevante del suo ingegno, esordì con una una monografia pubblicata nel 1892 sugli Annali dello Spiritismo di Torino, diretti dal professore V. G. Scarpa dal titolo: Fenomeni rimarchevoli di medianità osservati senza medi di professione, ripubblicato in opuscolo a Torino nello stesso anno.

In quegli anni numerosi scienziati quali Lombroso, Gigli, Limoncelli, Vizioli, spinti anche dallo scalpore di numerose sedute sperimentali, tenute per lo più a Napoli, che avevano come protagonista la famosa media Eusapia Palladino, si interessarono alle tematiche dei cosiddetti studi psichici. L’autenticità dei fenomeni spiritici era ormai attestata da uomini di scienza come i professori Bianchi, Tamburini, Ascensi ed altri. Alle sedute sperimentali intervennero il consigliere russo Aksakof, l’astronomo Schiapparelli, il professore Gerosa, il Torelli-Viollier, il deputato Colombo, il prof. Richet, il prof. Brofferio, il dottor Giorgio Finzi ed altri. A questi si aggiunse volenteroso il dott. G.B. Ermacora, che fu tra i prescelti a far parte della Commissione di scienziati, la quale intraprese nuove e rigorose esperienze, dopo che già il Torelli-Viollier aveva messi in guardia gli sperimentatori contro le frodi della Paladino. Questa Commissione pubblicò, alla metà del novembre 1892, la sua relazione, che ebbe all’epoca grande eco nell’ambito del mondo intellettuale.

Queste esperienze, che si tennero in casa Finzi, ebbero forte influenza sulla pubblica opinione. I risultati di questi fermenti si concretizzarono in Italia col noto libro del Brofferio: Per lo Spiritismo; poi colla istituzione di una Società di Studi Psichici, sullo stampo di quella di Londra, che non ebbe però lunga vita; infine colla pubblicazione della Rivista di Studi Psichici condotta da G. B. Ermacora e Giorgio Finzi.

Il primo numero del nuovo periodico apparve nel gennaio 1895. Esso conteneva un modesto Programma, che cominciava colle seguenti parole:

«Il pensiero che ci spinge a fondare la presente pubblicazione periodica non è un’inconsulta inclinazione per il nuovo o per lo strano, ma la più assoluta convinzione, basata sull’esperienza degli uomini più competenti e nostra, che gli studi ai quali essa è dedicata condurranno, in un non lontano avvenire, a risultati di straordinaria importanza scientifica e forse anche sociale». […]

«Non crediamo però opportuno entrare in lizza con coloro che, come facilmente avviene in questo campo, ci combatteranno con armi estranee alla scienza, od a suon di quelle frasi fatte, di cui si può dire, come dei proverbi, che rappresentano bensì la scienza dei popoli, ma quella che già volge al tramonto. Chi non sa che le parole: il soprannaturale non esiste; il pensiero non è che una secrezione della materia; accanto alla scienza non v’ha più posto per la superstizione, e simili luoghi comuni, sono di magico effetto sopra uditori di ordinaria coltura? Questo avviene perchè pochi si accorgono ch’essi si riducono a proposizioni con termini mal definiti, ad enunciati di leggi non dimostrate, od a petizioni di principio; e perciò hanno fortuna come tutte le cose di semplice apparenza. Ma se resteremo inerti di fronte ad avversari che facciano uso di queste armi, è solo perchè, come abbiamo detto, crediamo più proficuo rivolgere altrove i nostri sforzi; ma non intendiamo con ciò trattarli con disprezzo, perchè conosciamo perfettamente che i nostri studi non possono che suscitare profondo disgusto in menti già imbevute di preconcetti con essi incompatibili, e troviamo ben naturale che ciascuno reagisca contro ogni impressione disgustosa coi mezzi ch’egli ha a propria, disposizione.

«Forse avremo qualche avversario anche fra coloro che già da tempo si sono spinti innanzi, non sappiamo dire se con coraggio o con temerità, nella via in cui noi ora osiamo appena muovere i primi passi; vogliamo dire gli spiritisti. Perchè spesso ci avverrà di non poter accettare nè i loro metodi di ricerca, nè le loro conclusioni. Ma essi, educati a nobili principii di tolleranza, ben comprenderanno che se noi non possiamo seguirli da vicino, non è perchè ci manchi lo stimolo dei loro grandi ideali, ma è invece perchè abbiamo un concetto tanto elevato della grandezza di questi, che, per evitare l’amaro disinganno di vederceli sfuggire, preferiamo accostarvici gradatamente, studiando il terreno palmo a palmo e scrutando continuamente, se trattisi di nuovi orizzonti, o semplicemente di una nuova specie di miraggio nell’aria triste che ne circonda.

Se degli avversari avremo fra gli spiritisti, non potremo fare a meno di nutrire per essi una particolare simpatia, non solo perchè, se in qualche cosa errarono, vi furono tratti dalle più irresistibili apparenze e dai più generosi sentimenti, ma anche perchè dobbiamo ad essi le più grandi scoperte, o piuttosto riscoperte moderne nel campo dei fenomeni supernormali».

Alla Rivista di Studi Psichici l’Ermacora si dedicò con grande impegno e studio, e quasi tutto il suo tempo e non indifferenti sacrifici pecuniari vennero assorbiti da questa impresa durante i tre anni successivi. Nella Rivista apparvero molti suoi scritti, e particolarmente il lungo studio sulla Telepatia, che venne poi pubblicato in volume dopo la morte dell’autore e che per lunghi anni restò il più vasto, acuto e interessante studio sull’argomento, tanto che ancora nel 1969 Somenzi lo inserì nella bibliografia del suo “La fisica della mente”.

Si sposò nell’ottobre del 1897 con Emma Linder.

Pur non essendo iscritto al partito socialista, si era avvicinato alle idee rivoluzionarie negli ultimi anni della sua vita ed era sostenitore del giornale L’Eco dei Lavoratori.

Il 23 marzo del 1898 veniva ucciso a Rovigo, dove risiedeva da alcuni anni, per banali motivi di interesse da un parente.

Bibliografia

  • Cesare Vesme: G.B. Ermacora – Rivista di studi psichici – Giugno 1898 – Estratto Torino, tip. Roux e Frassati – 1898.
  • Gio. Batt. Ermacora: [in memoria, dopo un anno, 23 Marzo 1899] Padova: Stab. Tip. L. Crescini e C., 1899.

Nota biografica a cura di Paolo Alberti

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autore:
Giovanni Battista Ermacora
ordinamento:
Ermacora, Giovanni Battista
elenco:
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