Vincenzo ErranteVincenzo Errante nacque a Roma nel 1890 e morì a Riva del Garda nel 1951.

Discendente da una nobile famiglia siciliana, contò fra gli antenati celebri studiosi di Storia, un Senatore del regno d’Italia suo omonimo, e per parte di madre fu imparentato con i Rosmini di Rovereto, la famiglia del filosofo Antonio. La madre pur vivendo a Roma ebbe sempre stretti rapporti con la sua terra d’origine, ed avviò il figlio allo studio del tedesco fin dall’infanzia.

Al termine del liceo classico, il giovane Vincenzo pubblicò nel 1908 il suo primo lavoro critico, Giovanni Meli e i suoi tempi. Si iscrisse quindi alla facoltà di Lettere, prima a Roma e quindi a Padova. In quest’ultima università fu allievo di Ettore Romagnoli e recitò nella compagnia teatrale universitaria, acquisendo una particolare sensibilità per la “lingua detta” che fu centrale nella sua opera di traduttore. Si laureò nel 1912 con una tesi di Storia dal titolo Forse che sì, forse che no. La terza spedizione del duca Vincenzo Gonzaga in Ungheria alla guerra contro il Turco (1601) studiata su documenti inediti.

Ma il suo principale interesse all’epoca degli studi universitari fu la letteratura tedesca: tenne conferenze poi pubblicate nel 1913-14 sui poeti romantici, e su Goethe e Schiller.

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale si arruolò come ufficiale di artiglieria da campagna; fu sempre al fronte e conseguì la Croce di guerra al merito e la Medaglia di bronzo al valore. Si congedò come Tenente Colonnello di complemento e fu nominato Cavaliere dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro.

Intraprese dopo la guerra diverse traduzioni dal tedesco, fra cui il Faust di Lenau, Saffo di Grillparzer, Il mare del Nord di Heine, Ifigenia di Goethe. Accanto alle traduzioni comparvero saggi critici, in particolare Il mito di Faust, opera successivamente ampliata e riedita fino agli Anni ’50.

Fu docente di Lingua e Letteratura tedesca presso l’Università di Pavia (1922-1931), aderì al fascismo e collaborò con diverse case editrici quali Zingarelli, Unitas, Mondadori e soprattutto UTET. In quest’ultimo incarico, in collaborazione con Ferdinando Palazzi, pubblicò celebri opere per la gioventù, quali La scala d’oro, Enciclopedia della famiglia, Il tesoro del ragazzo italiano. Nel 1932 si trasferì alla cattedra di Letteratura tedesca presso l’Università di Milano, cattedra lasciata dal Borgese per protesta contro il regime.

A partire dal 1930 uscirono le traduzioni di Rilke, più volte riedite e infine raccolte nel volume Rilke. Liriche e prose uscito nel 1951 poco prima della morte dell’Errante. A queste traduzioni si accompagnò una biografia critica (Rilke. Storia di un’anima e di una poesia).

Seguirono altre traduzioni di poeti tedeschi (Hölderlin, von Hoffmannsthal, Wagner, i due Faust di Goethe); ma anche traduzioni dall’inglese di tragedie di Shakespeare, altre dal francese e dalle lingue classiche. I suoi saggi critici più celebri furono Lenau. Storia di un martire della poesia; La lirica di Hölderlin; Il mito di Faust.

Nel 1940 iniziò a soggiornare a Riva del Garda, presso Villa Il Ninfale, luogo che non abbandonò più fino alla morte. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale fu sottoposto a inchiesta dalla Commissione di epurazione dei docenti fascisti, e preferì dimettersi dagli incarichi accademici. Nel 1948 sposò la sua compagna di molti anni, l’attrice Mary Maluta; dopo la sua morte gli fu conferita la Medaglia d’oro del Ministero della Pubblica Istruzione.

Dal punto di vista del critico, Vincenzo Errante cercò sempre di rispecchiare la personalità del poeta nella sua opera (la sua critica su Lenau si fonda su tale assunto): tramite la poesia, il traduttore si proponeva di svelare la sostanza psicologica del poeta, e in questo modo creare un ponte ideale tra passato e presente, tra artista e lettore. Errante affermò l’esistenza di due categorie di poeti, i poeti “eroi” che sanno compenetrare vita e poesia, i “vincitori” della vita (e mise in questa categoria Goethe); e i poeti “martiri” in cui i sensi prevalgono sul sentimento, e che vengono più amati dal lettore, che riesce ad avvicinarli a sé stesso nella loro sconfitta (questa fu la categoria di Lenau).

Per quanto riguarda la sua vastissima opera di traduttore, riportiamo una nota del 1934 che ne illustra la filosofia di base:

«Ho sempre pensato che “tradurre poesia” – per quel che riguarda la scelta del metro – non si debba se non cercando di “ricreare” secondo scelta di metri, quale sarebbe stata fatta da un poeta italiano. I ricalchi metrici non sempre riescono artisticamente nella nostra lingua. Meglio, allora, tradurre: o sia interpretar letteralmente, in prosa.»

Fonti:

  • Dizionario biografico Treccani
  • Paola M. Filippi, Il Cornet di Rilke nella lettura di Vincenzo Errani, ed. Il Sommolago (cronologia biografica di V. E.)

Note biografiche a cura di Gabriella Dodero

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • Lenau
    Storia di un martire della poesia
    Il testo sul poeta austriaco Nikolaus Lenau è frutto di un lungo lavoro di studio e di ricerca. Qui Errante riesce a coniugare in maniera egregia gli aspetti caratteriali e le vicende di vita di Lenau con il procedere e l’evolvere della sua opera e della sua scrittura.
 
autore:
Vincenzo Errante
ordinamento:
Errante, Vincenzo
elenco:
E