Pubblicato nel 1935 questo studio sul poeta austriaco ottocentesco Nikolaus Lenau giunge a compimento e coronamento di vent’anni di studi e di scritti che Errante condusse su questo autore. Aveva iniziato a conoscere le opere di Lenau già durante i suoi studi universitari e nel 1919 aveva tradotto il Faust, opera che è infatti presa dettagliatamente in esame al termine della prima parte. Errante riesce a coniugare in maniera egregia gli aspetti caratteriali e le vicende di vita del poeta austriaco con il procedere e l’evolvere della sua opera e della sua scrittura. Si parte quindi dalla miseria e dall’infelicità della prima infanzia, fino al trasferimento presso i nonni paterni dopo la morte del padre e le seconde nozze della madre. Da qui il peregrinare da un corso di studi all’altro senza mai condurne a termine alcuno, e i primi sintomi di quell’irrequietudine psichica che negli anni si fece sempre più acuta conducendolo infine alle tenebre della perdita della ragione.
Le poesie giovanili, ispirate per lo più dalla sua prima vera passione amorosa, già fanno intravedere quella propensione a sfumare i fenomeni naturali in fantasmi poetici. Natura e paesaggio diventano travestimenti sensibili di uno stato d’animo consolidando sempre di più, con l’evolversi della sua arte, la mistica compenetrazione fra spirito e natura, elemento cardine dell’estetica romantica. Mentre questa vena poetica si dipana, si estingue invece sia il primo amore (per Bertha Hauer che gli aveva dato una bimba) che quello già più maturo per Lotte Gmelin.
Errante si sofferma poi sul soggiorno americano di Lenau; per il poeta la “terra della libertà” esaltata in alcune liriche e vista come il possibile mezzo per concretizzare il sogno di un’attività pratica, diviene invece il ponte verso il riacutizzarsi della sua ipocondria, forse susseguente al rifiuto per usi e costumi così lontani dal suo spirito contemplativo. La sua arte si fa più angosciosa, e la natura rappresentata come indifferente alle conseguenze delle sue forze distruttrici. Questa intima angoscia è ispiratrice del suo Faust, che è deluso dalla scienza e ribelle alla divinità. Più artificiali appaiono i poemi successivi, il Savonarola, scritto sotto l’influsso di una crisi mistica, e gli Albigesi, dove l’idea misticheggiante viene ripudiata per far posto a un tentativo di ricerca storica e infine il Don Juan, dove ogni velleità o desiderio non può che sfociare nell’annullamento e nella morte. Tutte queste opere sono dettagliatamente analizzate.
Largo spazio Errante dedica alla decennale passione del poeta per Sophie Löwenthal, e forse l’autore si mostra non del tutto imparziale nel tratteggiare questa travagliata vicenda sentimentale della quale resta una poeticissima traccia nell’epistolario pubblicato nel 1968 ma mai tradotto in italiano.
La conclusione dell’opera di Lenau l’abbiamo con I canti della selva, dove i temi della poesia della natura si ricompongono in una ritrovata serenità. La conclusione della sua esperienza di vita passa attraverso il matrimonio con Marie Behrends, momentaneo approdo tranquillizzante per la sua vita tormentosa, che sarebbe sfociato di lì a poco nell’annullamento progressivo delle sue facoltà mentali e nell’immobilizzazione del suo corpo.
Il saggio di Errante è certamente lo studio, in lingua italiana, più completo e organico della vita e dell’opera del poeta romantico Lenau. Prima di lui si era occupato di Lenau un altro grande conoscitore della letteratura tedesca, Giuseppe Gabetti con La poesia di Mörike e di Lenau che coglie alcuni aspetti specifici dell’opera del poeta. Il testo di Errante che presentiamo in questo e-book è inoltre corredato da una imponente ed esaustiva bibliografia.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Quattro anni prima soltanto che la notte della demenza calasse su Lenau appena quarantaduenne, il 19 luglio 1840, egli scriveva: «Il complesso delle mie opere rappresenta tutta la mia vita». E l’asserto, riferito a tutto intiero il proprio dramma ormai declinante al tragico epilogo, risuona quasi con un timbro di chiaroveggenza testamentaria.
Ebbene. Quell’asserto avrebbe potuto anche capovolgersi. Lenau avrebbe anche potuto indifferentemente scrivere, cioè: «Il complesso della mia vita rappresenta tutta l’opera mia». Poeta, malgrado i numerosi tentativi epici in cui volle ostinarsi, poeta esclusivamente lirico e veramente grande solo quando si mantenne o, anche nei tentativi epici, istintivamente risboccò entro i dominii della lirica pura, – la sua personalità offre questa caratteristica: di consistere in una indissolubile «sintesi a priori» tra gli elementi della vita e gli elementi dell’arte.

