Vsevolod Michajlovič Eichenbaum, detto Volin (Tichvin, 11 agosto 1882, – Parigi, 18 settembre 1945) è stato un anarchico, scrittore, poeta e sindacalista russo, attivo a livello internazionale, soprattutto in Francia.
Conosciuto per aver elaborato la teoria del sintetismo anarchico, durante la rivoluzione russa del 1905 fu tra i fondatori del primo Soviet di San Pietroburgo. Inoltre combatté in Ucraina al fianco dei seguaci di Nestor Makhno, rompendo violentemente con i bolscevichi, e fu incaricato di scrivere il manifesto della Confederazione anarchica Ucraina del “Nabat”, con l’intento di unificare le diverse anime anarchiche ucraine entro un’unica organizzazione, dando un contributo notevole all’anarco-sindacalismo.
Vsevolod Michajlovič Eichenbaum nasce l’11 agosto 1882 a Tichvin, vicino a Novgorod ma parte del territorio di San Pietroburgo, in Russia, in un’agiata famiglia (suo padre e sua madre erano entrambi medici) di origine ebraica.
Dopo il liceo (studia francese e tedesco) ed aver iniziato gli studi di diritto a San Pietroburgo, a partire dal 1904 rompe ogni legame con i genitori, abbandona gli studi ed entra a far parte del Partito Socialista Rivoluzionario Russo.
La domenica di sangue del 1905
Inizialmente si occupa di organizzare corsi e formare culturalmente i militanti rivoluzionari.
Il 21 gennaio 1905, è insieme ai 30 000 manifestanti, in maggioranza operai, che marciano sul Palazzo d’Inverno reclamando la liberazione di tutti i rivoluzionari imprigionati, migliori condizioni di lavoro, la cessione delle terre ai contadini e la soppressione della censura. L’esercito, per paura di violenze popolari, apre il fuoco sui manifestanti: le cifre ufficiali parlano di 96 morti e 333 feriti (quelle non ufficiali riportano invece il numero di 4000 morti). Questa repressione passerà alla storia come «domenica di sangue», contribuendo comunque allo sviluppo di uno spirito rivoluzionario che esploderà poi nel 1917.
Il 22 gennaio 1905, egli è tra i fondatori del primo soviet di San Pietroburgo, costruito per venire in aiuto alle vittime. Rifiuta la presidenza perché sosteneva che essa dovesse spettare ad un lavoratore e non a un intellettuale. Risale a quest’epoca l’utilizzo dello pseudonimo di Volin. Nel novembre 1906 prende parte all’insurrezione nell’isola di Kronstadt. Fermato ed arrestato, viene deportato in Siberia, da dove poi riuscirà a fuggire ed a raggiungere la Francia nel 1907.
Dopo aver frequentato i circoli socialisti rivoluzionari russi di Parigi, si avvicina all’anarchismo attraverso la lettura di Pierre-Joseph Proudhon, Bakunin e Kropotkin. Intorno al 1911 frequenta i circoli libertari e si unisce al gruppo creato da Apollon Karelin, vicino alle idee di Kropotkin. All’approssimarsi della guerra, partecipa alle attività antimilitariste del «Comitato d’azione internazionale contro la guerra e la propaganda militarista».
Nel 1916, con la prima guerra mondiale in atto, si è apertamente schierato contro il Manifesto dei Sedici (anarchici in favore della guerra, tra cui Kropotkin e Grave) insieme, tra gli altri, ad Errico Malatesta, Alexander Berkman, Rudolf Rocker e Ferdinand Domela Nieuwenhuis. Poco dopo, nell’ambito di un mandato d’arresto emesso contro la sua persona per la sua opposizione alla guerra, lascia la moglie e quattro figli e si rifugia illegalmente negli Stati Uniti. Qui milita nel gruppo denominato «Unione degli operai russi», collaborando inoltre al settimanale anarco-sindacalista «Golos Trouda». Negli USA tiene conferenze su vari argomenti inerenti al sindacalismo e all’anarchia a Detroit, Pittsburgh, Cleveland e Chicago.
Nel mese di aprile del 1917, a New York, incontra Lev Trotsky, con cui aveva già avuto altri contatti in Russia e in Francia, dove come lui era stato vittima di un decreto d’espulsione nel 1916.
Il 4 gennaio 1917, a Parigi, nasce il terzo dei suoi figli, Léo Eichenbaum (Léo Volin), che seguirà la stessa strada libertaria del padre. Nello stesso anno, dopo la caduta dello Zar, Volin ritorna in Russia, dove con Alexandre Schapiro fa ricomparire il settimanale Golos Trouda. Con questo ed altri organi manifesta criticamente l’operato del bolscevismo, denunciando per esempio che lo slogan «Tutto il potere ai soviet» era stato in sostanza trasformato in «Tutto il potere ai dirigenti del partito».
Violentemente contrario al trattato di Brest-Litovsk, trascorre qualche tempo a Mosca, dove declina l’offerta dei bolscevichi di prendere la direzione nazionale dell’istruzione. Tornato in Ucraina, partecipa alla fondazione della Confederazione anarcosindacalista Nabat e del suo omonimo organo propagandistico.
Dal 12 al 18 novembre partecipa a Koursk alla prima conferenza che riuniva tutte le anime anarchiche d’Ucraina. Al convegno vi trova Pëtr Aršinov, Aaron e Fanya Baron, Senya Fleshin, Mark Mratchnyi, Grigori Gorelik, Nikolaï Dolenko, Efim Yartchouk e Olga Taratuta. È proprio lui ad essere incaricato di redigere una sintesi anarchica, cioè una dichiarazione comune che riunisse tutte le tendenze sindacaliste, collettive e individualiste in seno alla stessa organizzazione.
Dal 2 al 7 aprile 1919, a Elizabetgrad (attuale Kirovograd), partecipa al primo congresso della Nabat. Con l’accentuarsi della carica autoritaria bolscevica e la soppressione della libertà di stampa, nel 1919 decide di aggregarsi al movimento libertario di Nestor Makhno, occupandosi dell’istruzione e della cultura, prima di venir nominato responsabile del consiglio militare insurrezionale.
Vittima del tifo si reca a Mosca per curarsi ma è fermato e arrestato all’inizio del 1920. Liberato nell’ottobre 1920, è poi nuovamente fermato il 24 dicembre (vigilia del congresso dello “Nabat”). Grazie ad uno sciopero della fame intrapreso da una decina di anarchici (tra cui Maximov e Flechine) e all’inatteso intervento dei delegati sindacali europei, ritrova la libertà (dopo che era stato condannato a morte da Lev Trotskij).
Fuorilegge in Russia, raggiunge Berlino nel 1922, dove si aggrega ai sindacalisti della FAUD, fonda il giornale in lingua russa «L’Operaio anarchico» (sottotitolato «giornale d’espressione anarco-sintetista»), traduce il libro di Petr Arshinov sul movimento makhnovista in Ucraina e scrive con Gorielik e Komoffdonne La repressione dell’anarchismo nella Russia sovietica (tradotto da Volin in francese nel 1923) che contiene una lista di 200 anarchici arrestati, fucilati, morti in prigione o deportati dal regime bolscevico.
Pubblica numerosi articoli sulla Russia nella Revue anarchiste di Sébastien Faure e su Le Libertaire. I suoi rapporti con Nestor Makhno vengono messi in discussione dall’anarchica Ida Mett, che nel suo testo Souvenirs sur Nestor Makhno l’accusa di aver fatto sparire il diario biografico di Makhno subito dopo la sua morte.
Nel 1925 Volin si stabilisce in Francia e milita nel “Gruppo di studi sociali” (Groupe d’études sociales). Nel luglio 1926 partecipa insieme a Nestor Makhno al congresso dell'”Unione anarchica”.
I militanti anarchici russi e ucraini (tra cui Makhno, Mett, Arshinov, Goldsmith, Valesvsky e Linsky) fuggiti a Parigi durante gli “anni 20” (del 1900) per scampare alla repressione bolscevica, riuniti intorno alla pubblicazione del mensile «Dielo Trouda», svilupparono a metà degli anni venti una teoria anarco-comunista denominata Piattaforma dei Comunisti Anarchici (1926).
Pubblicata a Parigi sulle pagine di «Dielo Trouda» nel mese di giugno del 1926, viene tradotta in francese durante l’inverno seguente proprio da Volin che, paradossalmente, sarà poi il principale detrattore della “Piattaforma” con la sua Risposta alla Piattaforma pubblicata nell’aprile del 1927. Nel 1928, insieme a Sébastien Faure, elabora la teoria sintetista anarchica che mirava a superare le divisioni interne, sia teoriche che organizzative, del movimento anarchico:
«Con sintesi anarchica si designa una tendenza che è realizzata attualmente giorno nell’ambito del movimento libertario, che si fa attualmente largo in seno al movimento libertario, cercando di riconciliare ed in seguito sintetizzare le varie correnti che dividono questo movimento in molte frazioni, più o meno ostili, le une contro le altre. Si tratta in fondo di unificare, in parte, la teoria ed anche il movimento anarchico in un insieme armonioso, ordinato e finito. Io dico: “in parte”, poiché naturalmente, la concezione anarchica non potrebbe, non dovrebbe mai diventare rigida, immutabile e stagnante. Deve restare flessibile, viva, ricca di idee e di tendenze varie. Ma elasticità non deve significare confusione. E, d’altra parte, tra immobilità e oscillazione, esiste uno stadio intermedio. È precisamente questo stadio intermedio che la sintesi anarchica cerca di precisare, fissare e delineare».
Nei suoi scritti prosegue la denuncia dei misfatti bolscevichi: nel novembre 1927, Volin redige per il Comitato Internazionale di Difesa Anarchica la brochure Comme au temps des tsars. L’exil et la prison, parfois la mort contre les meilleurs révolutionnaires («Come ai tempi dello zar. L’esilio e la prigione, talvolta la morte contro i migliori rivoluzionari»).
Insieme a Faure, nel 1930 entra a far parte del gruppo di redazione de L’ Enciclopedia anarchiste (Enciclopedia anarchica). Il 7 febbraio 1931, per Le Libertaire, pubblica un dossier, Sous la botte de Staline («Sotto il tallone di Stalin»), in cui denuncia l’arresto dei militanti anarchici in URSS. Nel 1934, in Le fascisme rouge («Il fascismo rosso»), pubblicato sotto l’egida del solito Comitato di Difesa nella rivista Ce qu’il faut dire di Hem Day a Bruxelles, definisce questo nuovo concetto:
« Secondo me, tutta le corrente di idee che ammette la dittatura […] è in fondo, obiettivamente ed essenzialmente fascista. […] il fascismo, dal punto di vista psicologico e ideologico, è l’idea della dittatura. Fino a quando essa è emessa, propagata, applicata dalle classi possidenti, la si comprende. Ma quando la stessa idea viene fatta propria e messa in pratica dagli ideologi della classe operaia come mezzo di emancipazione, questa va considerata come una funesta aberrazione, come un cieco e stupido scimmiottamento, come una distrazione pericolosa. Perché sostanzialmente fascista, l’applicazione dell’idea inevitabilmente porta ad una organizzazione sociale fondamentalmente fascista. Questa verità è stata evidentemente applicata – senza alcuna contestazione possibile – dall'”esperienza russa”. L’idea della dittatura come mezzo di emancipazione della classe operaia è stata praticamente applicata ».
In un altro suo testo, La revolution inconnue («La Rivoluzione sconosciuta»), dichiarerà: «Stalin non è caduto dalla luna. Stalin e lo stalinismo non sono altro che la logica conseguenza di un’evoluzione preliminare e preparatoria, lo stesso risultato di un terribile errore, un’involuzione negativa della Rivoluzione. Sono stati Lenin e Trotsky – vale a dire, il loro sistema – che hanno preparato il terreno che ha generato Stalin. Avviso a tutti coloro che hanno sostenuto Lenin, Trotsky e altri, ed adesso inveiscono contro Stalin: oggi raccolgono quel che hanno seminato!». Nonostante le critiche a Trotsky, ciò non gli impedirà di manifestare il suo dissenso contro l’espulsione del comunista dalla Francia.
Il 27 gennaio 1930 Volin entra nella massoneria e viene iniziato nella loggia Clarté del Grande Oriente di Francia a Parigi. Nel 1939 si affilia alla loggia La Parfaite Union a Marsiglia.
Dopo aver pronunziato l’orazione funebre al funerale di Nestor Makhno, a partire dal 1935 si rapporta frequentemente all’anarchico André Prudhommeaux, con cui condivide l’idea sintetista anarchica. Nel 1936 (15-16 agosto) partecipa alla creazione ” Federazione Anarchica Francese” (FA), animando inoltre il gruppo Synthèse anarchiste («Sintesi anarchica») e collaborando ai giornali L’Espagne nouvelle e Terre libre, dove critica la partecipazione degli anarchici al governo durante la rivoluzione spagnola che gli varrà la dura condanna della CNT-FAI.
Nel 1938, inizia a scrivere la sua opera maggiore: La Révolution inconnue. Nel 1939 si trasferisce a Marsiglia, dove vive in condizioni di estrema povertà come testimoniato dal suo amico Victor Serge dopo una visita. Minacciato, dopo il 1940, dai nazi-fascisti sia come anarchico che come ebreo, nonostante le difficoltà non rinuncia alla sua militanza libertaria. Frequenta André Arru, con cui costituisce, nel 1941, il “Gruppo anarchico internazionale” che pubblicava anche il giornale clandestino La Raison, l’unica rivista anarchica sotto occupazione nazista. Il gruppo riuniva antifascisti francesi, tedeschi, italiani, spagnoli, un russo e un ceco (Joseph Sperck). Il 3 agosto 1943, sfugge all’arresto durante una retata che decima il suo gruppo (André Arru viene invece arrestato).
Ammalatosi di tubercolosi, nel marzo del 1945 viene ricoverato in ospedale. Il 25 maggio seguente è dimesso ed ospitato a Marsiglia dai rifugiati spagnoli. In agosto ritorna a Parigi con suo figlio Léo per essere nuovamente ospedalizzato al Laennec.
Volin muore il 18 settembre 1945. Cremato, le sue ceneri riposano non lontano dalla tomba di Nestor Makhno.
Nel 1947, Jacques Doubinsky e la neo-costituita “Associazione degli amici di Volin” pubblica postuma un manoscritto dell’anarchico col titolo di La Révolution inconnue («La rivoluzione sconosciuta»). Nel 1986, La Révolution inconnue è riedita, approfondita da nuove conclusioni ritrovate da suo figlio Leo Volin.
Fonti
- Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Volin
Note biografiche a cura di Pier Filippo Flores
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- La rivoluzione sconosciuta
Nel testo è chiara la conclusione di una opposizione, evidente già dalla Prima Internazionale, tra marxisti e anarchici; nell’azione rivoluzionaria, la polemica passa dal piano teorico alla pratica, allo scontro armato.