Nel testo da cui è tratta questa edizione elettronica, il capitolo “IX” figura come capitolo “XI”; nell’indice dell’edizione nazionale delle opere di Galileo, riportato al termine del testo, il volume terzo, parte prima, figura come pubblicato nel 1907, e il volume decimo nel 1920. Trattandosi di evidenti errori dell’edizione cartacea, essi sono stati corretti.
Dall’incipit del libro:
CHI entra in Santa Croce di Firenze dalla porta maggiore, mossi pochi passi, si trova sotto i piedi un lastrone di marmo con l’effigie, mezzo consunta dallo scalpiccio irriverente dei fedeli, d’un «Magister Galilaeus de Galilaeis». Nato nel 1370, era salito in riputazione di gran medico; Lettore ed uno degli ufficiali dello Studio, aveva anche nobilmente servito la patria nelle più alte magistrature; e quando circa ottantenne venne a morte, fu sotto quel lastrone composto dalla pietà del figlio Benedetto.
In quella tomba, accanto a lui ed ai suoi discendenti, avrebbe voluto essere deposto il suo grande omonimo, nato circa due secoli più tardi e che della famiglia doveva essere il maggior lustro; poichè questa era la «sepoltura dei suoi antenati» nella quale aveva nel testamento ordinato di essere deposto.


