Camille Flammarion nacque a Montigny-le-Roi, dipartimento dell’Alta Marna, il 26 febbraio 1842. La sua famiglia di modeste condizioni era tuttavia di antico ceppo e molto stimata.
Frequentò la scuola primaria nel paese natio fino agli undici anni, dimostrando viva intelligenza e ricevendo compensi come “migliore della classe”. Entrò quindi nel piccolo seminario di Langres poiché sua madre desiderava che intraprendesse la carriera ecclesiastica. Ma la sua propensione allo studio scientifico era già emersa durante la scuola primaria. Sembra che la collezione mineralogica di Lagrand e i fossili raccolti dal suo amico Lapre, nonché l’osservazione dell’eclisse del 28 luglio 1851 (che Camille potè vedere, assieme alla sorella e al fratellino, riflessa in un secchio d’acqua predisposto dalla madre) siano stati tra i fattori determinanti per l’entusiasmo del fanciullo nei confronti della storia naturale e dell’astronomia.
Rimase in seminario fino ai 14 anni. Per l’aggravarsi delle difficoltà finanziarie la famiglia dovette trasferirsi a Parigi ed egli potè proseguire i suoi studi alla scuola di Saint-Roch. Qui tuttavia buona parte del tempo era dedicato alla preghiera e agli esercizi spirituali. I suoi genitori decisero quindi, non avendo i mezzi per fargli proseguire gli studi al Piccolo Seminario di Parigi, di avviarlo al mestiere dell’incisore. Camille riuscì però a proseguire gli studi alla sera. In soli due anni imparò l’inglese e si preparò agli esami di baccelliere.
Si preparò per la scuola politecnica e a soli 16 anni, nel giugno del 1858, riuscì ad essere ammesso in qualità di allievo astronomo all’Osservatorio di Parigi. Babinet, che era l’esaminatore per l’ammissione al politecnico, apprezzando particolarmente le qualità ancora in embrione del futuro scienziato, lo presentò a Leverrier, lo scopritore di Nettuno, che era già illustre astronomo quando dirigeva l’Osservatorio astronomico di Parigi. Camille rimase con il dispotico Leverrier fino al 1862 quando pubblicò il suo primo lavoro La Pluralité des mondes habités, che già contiene il fondamento di tutta la sua dottrina filosofica.
Le sue idee, per l’epoca particolarmente ardite, suscitarono comunque un enorme interesse e il suo libro fu tradotto in più lingue: in italiano nel 1875 da Pizzigoni per l’editore Simonetti di Roma. Idee simili erano sostenute da André Pezzani in La pluralité des existences de l’âme: conforme à la doctrine de la pluralité des mondes. La pubblicazione di un’opera di questo tipo non poteva che alienargli il sostegno di Leverrier, astronomo classico e abituato a considerare stelle e pianeti come punti geometrici e di forza in relazione tra loro. Flammarion abbandonò quindi l’osservatorio ed entrò al “Bureau des Longitudes” come calcolatore della “Connaisance des temps” e mantenne fino al 1866 questo incarico.
Nel frattempo, nel 1864 prese il posto dell’abate Moigno nella redazione scientifica del “Cosmos” e contemporaneamente fu assunto anche dal “Magazin Pittoresque”. L’anno successivo entrò anche come redattore al “Siècle” e iniziò a occuparsi di fenomeni medianici pubblicando con lo pseudonimo Hermes l’opuscolo Des Forces naturelles inconnues. Nel 1865 aveva scritto e pubblicato anche il complemento storico della sua prima opera, Les Mondes Imaginaires et les Mondes réels. L’anno successivo diede alle stampe Les Merveilles célestes, trattato d’astronomia divulgativa che fu un nuovo grosso successo editoriale.
All’opera filosofica e divulgativa Flammarion non manca di affiancare l’osservazione paziente e assidua propria dell’astronomo. Aveva in quel periodo allestito un piccolo osservatorio in un giardino della Rue Gay-Lussac, presso il Luxembourg, iniziando lo studio delle macchie solari e delle formazioni selenografiche della Luna. Contemporaneamente iniziò l’attività di insegnante all’Ecole Turgot. Nel 1866 tenne un corso di conferenze astronomiche sia a Parigi che nelle principali città della Francia, del Belgio della Svizzera e dell’Italia.
Nel 1867 divenne presidente della “Société aérostatique de France” e compì una serie di ascensioni rimaste celebri durante le quali ebbe modo di studiare le correnti dei venti e la formazione delle nubi. Questa attività è accuratamente descritta in due volumi: Voyages en Ballon e Mes voyages aériens.
Nel corso dello stesso 1867 iniziò a pubblicare la raccolta di studi astronomici, metereologici e di fisica terrestre che comprenderanno, fino al 1880, ben nove volumi (Etudes sur l’astronomie).
Sempre nel 1867 scrisse Dieu dans la nature, testo di filosofia spiritualista nella quale viene tratteggiata l’idea dell’autore sul creatore, sull’anima, non priva dell’influenza della filosofia positiva (che però viene esplicitamente combattuta) e tesa a confutare in modo non teologico il materialismo dell’epoca.
Negli anni 1870 e 1871 come capitano del genio potè usare delle sue competenze per ispezionare le batterie tedesche che assediavano Parigi dall’alto di un piccolo osservatorio a Passy. Durante l’armistizio pubblicò un articolo sulle barbarie della guerra intitolato La betise humaine su l’“Opinion Nationale”.
Preferì la scienza alla politica rifiutando di diventare deputato e, mentre la Comune cadeva sotto il fuoco dei versagliesi, Flammarion studiava l’erosione delle coste prodotta dal mare.
La sua poliedrica attività proseguiva con la pubblicazione delle Contemplation scientifiques, una serie di 18 articoli su svariati argomenti, dalla vita degli insetti, al cavo transatlantico, dalla chimica dei meteoriti ai terremoti. Ma l’astronomia era sempre la sua attività centrale. L’eclisse del 22 dicembre 1870 fu studiata tramite uno strumento fotometrico da lui stesso progettato e costruito. Nel 1871 fece osservazioni rilevanti sulla luce zodiacale, nel 1873 su Giove e Marte, nel 1876 sull’occultazione di Venere da parte della Luna.
Nel 1872, rientrato a Parigi, pubblicò L’Atmosphère nel quale descrive i principali fenomeni metereologici. A questo seguirono: La Vie de Copernic, Lumen, Histoire d’une Comète, Dans l’infini. Nel 1873 pubblicò L’Histoire du Ciel. Tutti testi che ebbero grande successo editoriale, redatti sotto forma di dialoghi, dove i temi cardine sono Immortalità, esistenze anteriori, Reincarnazione, miti astronomici.
Dal 1873 iniziò i suoi più importanti studi areografici e sulle stelle doppie per le quali pubblicò un catalogo nel 1878 divenuto per anni il testo più importante e più consultato sull’argomento; l’anno precedente aveva pubblicato la carta di Marte.
Nel 1874 si sposò e l’amore per la sua compagna ispirò, forse, le più belle pagine di Uranie e ancor più di Stella. Nel 1877 uscì la prima edizione di Terres du Ciel, descrizione fisica dei pianeti del nostro sistema solare.
Nel 1878 divenne socio della Royal Astr. Society e dal 1879 iniziò la pubblicazione a dispense della Astronomie populaire, nuovo enorme successo editoriale, tradotta in varie lingue e che gli valse il conferimento del premio Monthyon della “Académie Française” e la croce della Legion d’onore. Astronomie populaire è opera filosofica oltre che di astronomia divulgativa. L’opera venne completata nel 1881 dal supplemento Les étoiles et les Curiosités du Ciel.
Nel 1882 fondò la “Revue mensuelle d’Astronomie” che fu pubblicata fino al 1895.
Nello stesso anno il signor Meret, astronomo dilettante e grande ammiratore di Flammarion, insistette per donargli un piccolo castello presso Juvisy, a pochi chilometri da Parigi. Flammarion lo trasformò in un osservatorio astronomico con torretta munita di cupola di 5 m e dotato di strumentazione scientifica di grande importanza, biblioteca di oltre 10.000 volumi e ricchissimo museo astronomico formato in gran parte da lasciti e doni di scienziati e ammiratori. Il castello di Juvisy divenne presto ritrovo dei più noti scienziati francesi e non solo.
Nel 1887 fondò la “Société astronomique de France” con soci in tutto il mondo e pubblicò la seconda serie delle sue Contemplations Scientifiques.
Nel 1891 pubblica Uranie quasi a sintesi delle sue concezioni astro-filosofiche. Nel 1894 è la volta di Fin du Monde, narrazione in gran parte fantastica ma con substrato scientifico, anche se spinto al paradosso. In pratica è questo testo che ha fatto poi considerare Flammarion come precursore del genere fantascientifico.
La sua fama era ormai tanto ampia che ben due strade gli furono intitolate mentre era ancora in vita a Montigny le Roi e a Juvisy.
Il suo studio filosofico sulle attività medianiche è compendiato in due volumi L’Inconnu e Les forces naturelles inconnues (in italiano tradotto per Laterza nel 1904 a cura di Paolo Visani Scozzi). Da tempo era in contatto e in amicizia con Allan Kardec, per il quale pronunciò anche un memorabile elogio funebre. Spaziava dallo studio degli spazi interplanetari e intersiderali a quelli della telepatia (in particolare nel caso dei morenti) considerata come una vibrazione del nostro cervello: “Ciascuna sensazione come ciascuna idea corrisponde ad una vibrazione nel cervello, ad un movimento delle molecole cerebrali. Reciprocamente, ogni vibrazione cerebrale dà nascimento ad una sensazione, ad un’idea, nello stato di veglia come nel sogno.”
La sua attività di studioso, filosofo e divulgatore continuò, con qualche rallentamento, fino alla morte avvenuta a Juvisy-sur-Orge (dove risiedeva ormai abitualmente da giugno a novembre) il 3 giugno 1925.
Fonti:
- G.V. Callegari: Flammarion. Firenze 1910.Joseph Manin: Figures contemporaines, études biographiques. Lione 1906.
- Mariarosa Masoero: Cesare Pavese lettore di Camille Flammarion, in: Non di tesori eredità: studi di letteratura italiana offerti ad Alberto Granese; Tomo 2. Napoli 2015.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- La fine del mondo
Sotto forma di romanzo fantascientifico Flammarion ripropone la sua visione di filosofia astronomica espressa fin dal suo esordio editoriale. - L'ignoto e i problemi dell'anima
L'attenzione che Flammarion ha dedicato per decenni a quell'ordine di fenomeni che oggi definiremmo “paranormali” vede in questo testo concretizzare il tentativo di esaminare alcune tipologie di questi fenomeni con metodo “scientifico”. - Il mondo prima della creazione dell’uomo
Lo straordinario testo di Flammarion (1886), ricco di immagini, presenta con precisione e basandosi su un’ampia documentazione l’evoluzione della terra a partire dalla sua formazione fino alla comparsa della vita e dell’uomo, presupponendo la validità della teoria darwiniana. La vita si sviluppa e cresce tendendo al continuo miglioramento fino a raggiungere il suo livello massimo rappresentato dalla specie umana. - La pluralità dei mondi abitati
Il tema è caro allo studioso e lo si ritrova in tutte le sue opere. Qui egli espone i dati di abitabilità degli altri mondi, avendo come fondamento la convinzione dell’esistenza di un essere divino superiore, in grado di creare mondi ed esseri viventi diversi da quelli presenti e sviluppatesi sulla Terra. - Stella
Romanzo del cielo
Romanzo palpitante, pieno di scienza spiritualista, del noto divulgatore scientifico francese. Protagonisti, Stella e Rafael, una coppia di giovani profondamente uniti dall'amore per i misteri dell'universo. - Le terre del cielo
Viaggio astronomico su gli altri mondi e descrizione delle condizioni attuali della vita sui diversi pianeti del sistema solare
Nel 1877 viene pubblicata la prima edizione di Le terre del cielo (Les Terres du Ciel) donando a tutti i lettori appassionati di Flammarion e di astronomia una ricchissima descrizione fisica dei pianeti del nostro sistema solare. Anche se in parte superata dalle nuove e continue scoperte, tuttavia quest'opera rimane sempre estremamente attuale per palesare tutta l'infinita passione che fin dalla primissima infanzia lo scienziato mostrò nei confronti della storia naturale e dell’astronomia. - Urania
In questo testo Flammarion riprende e sviluppa idee che gli sono care: l’immortalità dell’anima, trasmigrazioni multiple su questa terra e in altri mondi, la disaggregazione del corpo dopo la morte, il suo rinnovamento, l’indistruttibilità dell’atomo psichico, centro organizzatore della forza che collega molecole e atomi nella materialità dei corpi.